4 vere, se non se una tribù avventurata di quelle prime genti, la quale partita dal luogo natio, usurpò l’impero de’naziona-li. Può la loro affinità cogli altri italici principalmente sostenersi per la somiglianza della lingua, la quale, come mostrano i monumenti ritrovati nel territorio Euganeo e Veneto, fu solamente un dialetto dell’ italico antico. Le naturali convenienze di vicinanza e di commercio indebolirono, e foi's’ anco estinsero fra questi popoli la memoria deH'antiche ingiurie, per cui si vedono confondere in secoli posteriori il glorioso litolodi Euganei eoa quel di Veneti. Pure oggidì i celebri e ridenti colli padovani ritengono il nome degli Euganei, quasi trionfai monumento dell’antica loro esistenza in quelle parti, sebbene per molti segni vulcanici abbia sostenuto 1’ ingegnoso naturalista ab. Fortis, die formassero un tempo le sconosciute isole Eleltridi degli antichi; isole la cui esistenza, non che il sito sono stati non poco controversi da’geografi. Ciò non ostante i greci , da’quali si è in necessità di dedurre gran parte della storia italica, usarono, come semina, questo titolo di euganei e veneti per sinonimo d’ illustri (Eneti, lleneti o Ve-neli si dissero i popoli dell’Italia, originari deH’IIIirio, secondo Erodoto, i quali per molto tempo restarono senza mescolarsi con altre nazioni. Abitavano nelle vicinanze dell’Adria, e Patavium era la loro città principale), nobili, lodevoli, mentre divulgavano ruolte favole sull’o- l igine stessa di quel popolo fatto già celebre. Narra Polibio, che sublimi cose ne avevano dello i tragedi, per la voce de’ quali salirono certamente i veneti in grande onore. Sofocle, nella presa di Troia, pose il profugo Antenore co’figli alla testa degli eneti di Paflagonia, nell’ Asia minore, e il lece unitamente co’suoi troiani (in favoie de’quali avevano pugnato i medesimi eueti) in Tracia e poscia in Italia (altri dicono che vi si stabilirono in seguitod’una spedizione fatta di conceito co’ cimmerii o cimbri) a fondare lor sede nel seno Adriatico. Dalla similitudine del nome fra questi eneti, ricordati da Omero, ed i veneti italici, noti da gran tempo in Grecia (avendo i greci qualche colonia sulle coste de’veneti, in cui portarono il culto della Diana Calidonia e della Giunone d’Argo), ebbe verosimilmente principio la favolosa e volgare opinione della venuta d’Antenore insieme con una moltitudine di quegli asiatici, che perduto il re Pilemene, vollero seguire la sorte del duce troiano. 1 romani superbi d’illustrare la propria origine colla loro provenienza da Troia, accettarono senz’altro esame ed ampliarono la graziosa novella dello stabilimento di quell’eroe e degli eneti paflagoni nel seno Adriatico, ove vollero, che vinti gli euganei, pigliassero in comune il nome di veneti, secondo la pronunzia dell’Italia antica. Catone lasciò scritto che i veneti erano di troiana stirpe, e fu copiato da Livio, che al pari de’men giudiziosi scrittori del Lazio, non tralasciò mai di adulare la vanità nazionale (sulleorigini (.WRonia impugnate da alcuni moderni, in quell’articolo e altrove col dotto JNibby ne tenni proposito contro di essi). Plinio non parve troppo persuaso di tal concetto; e Stra-bone ne fu si poco convinto che amò meglio credere i veneti derivati dalla Gal-lia Celtica e da’ lidi dell’Oceano. Le altre sentenzedivulgate molto oscuramente fra gli antichi che quelle genti provenissero dalla Media o dall’ Illirico, debbono finalmente convincer del difetto delle loro cognizioni ed insieme dell'inutilità di tali ricerche. Dione Crisostomo nella famosa orazione intitolataVJlliaca, sostenne che i veneti esistevano in Italia molto prima della favolosa venuta d’ Antenore, ed erano già collocati nelle stesse beate sedi.« Che fossero antichissima gente, e che avessero lingua diversa da’galli confinanti” lo asserì Polibio espressameli-