8 veneti nel 529 di Roma preferirono l’alleanza de’romaui a quella de’galli, contro i quali dovevano di frequente guerreggiare, per la patria e per la propria salvezza. 1 veneti aiutarono quindi i romani nel 533 di Roma nella guerra contro gl’istriani, e nel 535 contro gl’illirici). Comunque fosse, la Venezia dall’alleanza passò sotto la dipendenza de’ romani, senza che se ne sappia l’epoca precisa, che quasi tutti però si accordano a collocare vicinoalla 2.“ guerra punica, poco più di due secoli prima dell’era volgare o corrente (l’afferma pure Michele Lazzari, nella Disset i, sopra un’iscrizione nella villa di s. Eulalia nel territorio d’A-solo, presso la Raccolta del p. Calogeri, t. i5,con molte notizie sull’argomento e quando la Venezia divenne parte dell’impero romano e sua provincia, nel 66g circa di Roma). All’apparire del cartaginese Annibaie, molte provinole d’Italia scosseroil giogo romano, esempio che a’veneti non piacque d’imitare, mantenendosi costantemente fidi a Roma e inviandole aiuti e soccorsi; e buon fruito ne raccolsero,che poco slanle da quel grave periglio, l’aquila romana spiegò le ali a protezione del loro territorio minacciato da’transalpini che tentavano stabilirsi sulle frontiere venete orientali. Roma magnifica, Roma, i cui cittadini esercitavano il dominio sopra una gran parte del mondo, eccitò la gelosia sì che tutta l’Italia voleva essere a parte di quella gloria; ed ecco accendersi la guerra sociale, terribilmente combattuta e diretta ad ottenere la cittadinanza romana. Alto parlarono in quella occasione i veneti,che per la loro fedeltà se ne credevano più degli altri in diritto, e fu loro concesso prima il juslatino, che non era gran cosa, e poi, conosciuto ila Giulio Cesare quanto valesse l’appoggio loro, gli ascoltò meglio e ad essi concesse l’agognata cittadinanza. Però fu data in principio senza jus di suffragio; vi si aggiunse poi ppche questo nel 706 di Roma , ch’era il diritto d'intervenire a’comizi, ma senza poter essere eletti a conseguire gli o-nori e le dignità; e finalmente lutto loro fu accordato fino alla piena capacità per qualunque carica od onore. Le venete città furono dunque ascritte, diciamo le più cospicue, alle tribù di Roma e con esse votavano (il citalo Lazzari nel Discorso sopra alcune iscrizioni Asolane, presso il p. Calogerà, t. 4o,osserva: Quando alla Venezia la romana cittadinanza fu partecipata, ognuna delle sue città a qualche particolare tribù fu aggregata pel diritto, che colla cittadinanza avevano acquistatogli abitanti, di dare i suffragi ne’comizi. Aitino fu unita alla tribù Scaptia, Padova alla Fabia,Este alla Pio-rnilia, Vicenza alla Menenia, Verona alla Publicia, FeltreeRellunoalla Papiria, A-quileia alla Velina, ec., come s’impara dalle lapidi. Antimaco Filalete nella risposta Al Ragionamento intorno le antiche iscrizioni di Treviso ec., presso il p. Calogerà, t. 20, rileva che, secondo Plinio, nella Venezia eravi una sola colonia, e le altre città erano municipii, ed il Clu-verio dà il titolo di colonia a Este, e non Io dà alle altre città ), finché più tardi Augusto, a facilitare ¡suffragi, stabilì che da’municipu si potessero spiegare 1 loro voti. Riconoscenti i veneti al favore di Giulio Cesare , gli prestarono i possenti aiuti, che la sua profonda politica ne aspettava, e che formarono il nerbo di quelle forze, colle quali vinse l’Elve-zia e le Gallie, e poi a Roma il condussero dove si fece proclamare dittatore, e il sostennero a domare i pompeiani dovunque, e poi reduce vincitore dalla Spagna, con lui tragittarono l’Adriatico a vincere e distruggere Pompeo, pur difeso da tante nazioni, e finalmente il fecero padrone dell'impero. La celebrità de’veneti li rese oggetto di pretensioni a coloro che, morto Cesare, aspiravano al sommo potere. Soleva Cicerone dire al senato che i traspadani, cioè i veneti e gl’ insubri, erano il fiore d’Italia, l'ornamento e