566 ra. Nessuno ricorda che a’ io novembre sia nevicato in Roma,dove in questi giorni il freddo, avuto riguardo alla stagione, è stato del tutto straordinario). Mori il doge a’6 maggio 1709. Nel mezzo della rammentata chiesa di s. Eustachio egli ebbe una pietra sepolcrale, degnissima sì della nobiltà, s'idella modestia dell’uomo, le cui onorate ceneri ricopre. Non vi si leggono intagliale che queste parole : Nomiti et Cineres - Una cuni /’anitate -Sepulta. — Giovanni Cornaro CAI doge. Egli avea sortito ua’ottima domestica educazione. Per accenderlo giovinetto dell’amore delle patrie cose, le pareli del di lui palazzo stavano coperte della rappresentazione de’ più gloriosi falli della repubblica, e la biblioteca u’era piena di storie che li rammentavano e celebravano. I magistrali I’ ebbero integerrimo e diligentissimo; e le provincie che governò in tempi per esse calamitosissimi, il trovarono padree benefattore. Udine per le cure di lui fu salva dalla pestilenza che la minacciava a’coniini della Germania; Brescia il vide riparare sollecito i danni della carestia ; e l’alma le rovine de’stra-lipati fiumi. Ed egli era fornito di lauta modestia, che, come nulla o poco avesse fatlo e speso, non volle che in onore di lui si alzasse venni monumento dalle riparate provincie che ardenlementeil bramavano. Ma la storia tutto registrò, con maggior sua gloria, e la patria volle essa medesima compensarlo, con eleggerlo a principe a’22 maggio 1709. Continuava la guerra per la successione di Spagna, essendone divenuto il teatro l’Italia, come altre parli d’Europa; ed i veneziani proseguivano ad osservare un’esatla neutralità, sempre fermi nelle prese disposizioni. Nello slesso 1709 Clemente XI partecipò alla repubblica di essersi pacificato con Giuseppe I, ringraziando con effusione il senato per gli uffizi interposti a questo fine; e per dimostrargli maggiormente la sua gratitudine gli prorogò il sussidio delle decime ecclesiastiche già cou- cesso anche da Innocenzo XII, per ¡m piegarle contro il turco, ove da questo fi«, se assalito qualche stato cattolico. Nel 1711 per morte di Giuseppe I fu eleii., imperatore il fratello Carlo VI, che tro-vavasi nella Spagna a disputare il regno a Filippo V. Partilo pe’suoi stati e gii»,, to io Milano, che aveano in uno a Man tova occupato gl’imperiali, fra le pompo-se ambascerie che ivi lo andarono a ossequiare, vi fu pure quella de’veneziam, onde poi saputosi a Madrid da Filippo V licenziò l’ambasciatore, e il simile praticò con quelli d’altri principi italiani. A'con-fini dello stato veneto gli ambasciatori veneziani fecero a Carlo VI spleodidisti-mi onori, proseguendo il viaggioperTrtu to. Nello stesso 17 11, il conte di Scliou lembourg, dopo aver servito con gloria la Polonia, passò al servizio di Venezia, ove venne ricevuto colle dimostrazioni u uorevoli che meritavauo le sue grandi imprese.La signoriagli assegnava 10,000 zecchiui all'anno di stipendio e gli affidava il comando de’suoi eserciti di terra.Nel 17 i3terminòla guerra europea per la sue cessione di Spagna, col trattato di pace di Utrecht,senza che alcuno parte i veneziani vi avessero, per l’osservata neutralità. Di rósolo, avendone tenuto proposito negli articoli che riguardano i tanti awem nienti che vi hanno relazione,che il duca di Savoia per allora divenne anco re di Sicilia, la casa d’Austria fu riconosciuta signora, oltre del regno di Napoli e di quello di Sardegna, del ducalo di Milano e di quello di Mantova, i quali stati uniti si dissero Lombardia Austriaca, dichiarandosi Milauo capitale e residenza del governatore generale, cosi venne confermata 1’ unione del Monferrato al Piemonte. Per tale trattato gli spagnuoli cessarono di dominare in Italia. La peste dall'Ungheria e Polonia essendo passata in Vienna, si estese anche per I Au stria. Attentissima sempre la repubblica di Veuezia alla sanità dell’ Italia, e a tener lungi questo morbo desolatole, !“•