74 mente 50 libbre d 0K0 a s. Marco e 20 montoni ni doge; Emonia o Città Nova, ed altre città a somiglianti tributi. Nel resto il governo del Morosi ni fu pacifico. Malgrado che il doge Polani avesse sedate le discordie co’ suoi e col patriarca gradese, pure convenne al Morosi ni interporsi per lo stesso oggetto, e col matrimonio d’ una Dandolo con un Polani, e si pacificarono le due case. Per l’aiuto prestato da’ veneziani nel dogado di Polani a Emanuele Comneno,contro Ruggero I re di Sicilia, era insorta inimicizia tra la repubblica e il figlio e successore del re Guglielmo I il Malo ; con questi dunque il doge nel 1 l54 procurò la pace, in virtù della quale fu accordato a’ veneziani di andar liberamente a mercature ne’ porti di Sicilia e godere alcune immunità. Nel medesimo anno si ottenne la conferma degli antichi privilegi dall’imperatore Federico I il Barbarossa, mediante una legazione composta di Domenico Morosi ni figlio del doge, Vitale Faliero e Giovanni Donai ilo. Per l’ambasceria poi spedita nel 1 1 54 a Papa Anastasio IV Zara fu elevata a metropoli ecclesiastica della Dalmazia, il die Commaiiville attribuisce a Eugenio III di lui predecessore erroneamente. Inoltre si promulgarono molte leggi per la più retta e regolare amministrazione della giustizia, e di prammatica nel fornimento delle donzelle pegli sponsali. Morì il doge nel febbraio 1 i56 e fu sepolto nell'ora demolita chiesa di s. Croce di Venezia con lungo epitaffio. —• V ìtale. Il Michiel XXXVIII doge. Lo divenne ne’detti anno e mese, e fece poco appresso la pace co’ pisani, i quali sotto il precedente dogado, senza trovarsi in aperta guerra co’veneziani, insultavano iu ogni incontro la loro bandiera. Ricordai nel § Vili, 11. 56, che mentre i veneziani erano accorsi a punire un’ aggressione fatta dalle milizie padovane, ferraresi e veronesi ne’ territorii di Caorle e di Loredo, per cui queste due città rimasero distrutte, mossi a’ loro danni dall’imperatore Federico I, inimicatosi co’veneziani per essersi dichiarati a favore d’ Alessandro III Papa (successore d’Adriano IV, il quale per avere riconosciuto in re di Sicilia Ruggero I, l’imperatore ne fu tanto indispettito che divenne persecutore della santa Sede); il patriarca d’Aquileia Ulrico o Voldaiico li nel 1156-57 (n 1 162 scrive l’abbate Cappelletti) unitamente a’ suoi canonici e ad altri nobili friulani colta questa occasione, com’ è proprio de’deboli, fece nuova spediz ione contro l’isola di Grado, saccheggiando la metropolitana; per rivendicare, com’egli diceva, antichi suoi diritti,ed irritato contro la repubblica per avere il defunto Papa Adriano IV sottomessa tutta la Dalmazia ali’odiato patriarcato di Grado. Appena giunta in Venezia la nuova , il doge fece circondare con navi il patriarca e le sue geuti per modo che fatto prigioniero co’canonici e co’nobili (a’3 t gennaio nel giovedì grasso di carnevale dice I ’ Arte di verificare le date), e mandati nelle carceri di Venezia, il patriarca fu costretto ad un assai singolare e vergognoso tributo per ricuperare la libertà. Ogni anno uel giovedì grasso doveva mandare a Venezia un toro, 12 porci grassi ei2 grossi pani, rappresentanti il patriarca, i canonici, i nobili; e solennemente, in memoria dell’avvenimento, alla presenza del doge si tagliava a quegli animali la testa, distribuendone le carni a’uohili del consiglio, e i pani a’carcerati. Posteriormente però le carni si mandavano a donare a’monasteri di donne osservanti. Narrai in tanti articoli, che nell’elezione del magnanimo Papa Alessandro 1I[insorse l’antipapa Vittore V, che Federico I sostenne coll’armi; deplorabile scisma continuato dagli antipapi Pasquale III, Calisto III e Innocenzo Ili, e tranne l’ultimo egualmente contro il virtuoso Alessandro III protetti dallo scismatico Federico I gran fautore de’