a’professori, segnatamente di scienze religiose, morali e civili, d’animare il loro insegnamento d’uno spirito tutto italiano; si provvide a migliorare il liceo di s. Caterina. Riguardo alle rappresentanze delle provincie della repubblica,ciascuna delle provincie die aderirono alla repubblica veneta, e per essa il rispettivo comitato provvisorio dipartimentale, vennero invitate ad eleggere e inviare a Venezia 3 consultori, così le altre che aderissero poi; stabilendosi che altrettanti ne fossero eletti per la provincia di Venezia dal governo provvisorio. Si convenne che la Consulta s’adunasse in Venezia a’io aprile, per nominare il presidente e statuire l’ordine delle discussioni. La Consulta dovere risiedere nel palazzo ducale, e corrispondere direttamente col governo provvisorio. Riuscendo incompatibile col nuovo ordine di cose la Congregazione centrale, pel io aprile si volle cessala. La Guardia civica pel momento si costituì di 3 legioni, ciascuna composta di 3 battaglioni, e ognuno di questi diviso in 3 compagnie di loo uomini. Ogni legione si fece comandare da un colonnello, da un tenente-colonnello e da altri uffiziali nominati dal governo, i minori nominandoli le proprie compagnie. Si chiamarono ad iscriversi a tale guardia tutti ¡cittadini idonei da’ 18 a’55 anni, gli esteri domiciliati nel territorio della repubblica che lo bramassero, e si dispensarono gli ecclesiastici, ed i militari inattualità d’esercizio, i capi delle magistrature requirenti la forza pubblica, gli agènti subalterni di giustizia e di polizia, gli esercenti mestieri abbietti, i domestici, i braccianti, i giornalieri ed i coloni, ma poter far parte de’corpi di riserva. Fu commesso alla guardia civica il servizio interno ed esterno della città, il presidio della piazza, i pubblici stabilimenti, le residenze del governo, del municipio, tle'tri bunul i, delle casse ec. e particolarmente la tutela della tranquillità pubblica. L’i i aprile s’aprì il suoarruo- 779 lamento regolare, a’20 maggio fu istituito il corpo di riserva,con norme e regolamento organico.—Capo 5. Armamenti. Le condizioni di Venezia, come fortezza, sono piuttosto uniche che singola-, ri (è questo il punto più strategico di tutta l’Italia). Essa non è propriamente a dire una piazza di guerra, ma uua specie di provincia fortificata, una catena di opere diverse stese sopra una linea di circa 70 miglia d' estensione. Ripartesi militarmente in 3 circondari. Il i.°de’ quali, dalla città movendo a Fusina, girli per Mnrghera, arriva alle Porte grandi del Sile, ripiegasi a’Treporti, termina a s. Erasmo; lungo 4* miglia e munito di ig forti ed opere fortificate. Il 2° è formato dalla linea de’ Lidi, che dalli« punta di s. Nicolò per Malamocco ed Al-heroni si protendono fino alla estremità de’Murazzi di Pelestrina, sopra una linea di oltre 20 miglia e con i3 fortificazioni. Il 3.°com prende ledifese diChiog-già e di Brondolo, sino alla foce del Brenta e racchiude 6 forti. Tutti questi punti vennero provveduti d’artiglieri e di que' tanti presidii de'quali mancavano. Ed ab l'armo de’legni e de’forti si aggiunse pure il chiudere ed assicurare, con allon-dare bastimenti e costruire barricate di legname, gl’ingressi de’ porti e de’ tanti canali che mettono nella veneta Laguna interna e I’ attraversano in ogni parte. Per tali lavori si aggiunsero 800 operai a’i 100 che lavoravano ordinariamente nell’Arseuale. Si fabbricarono e si ripararono armi e munizioni, e si distribuirono non solamente alla città,»’legni, a’ forti, ma anche alle provincie finitime ed a’vari comuni, olirei5 migliaia di fucili, un centinaio di cannoni, 2,600 sciabole, 60,000 funti di polvere, i,5oo cariche di cannone, un milione di cartocci da fucile, racchette, palle, capsule e altri oggetti di artiglieria, oltre due cannoni somministrati al vapore sardo il Malfatano e 10 spedili in Ancona. E frattanto i veneti carpentieri aiutavano