poi morì. Ebbe ('esequie in ss. Gio. e Paolo, e la tomba nella chiesa di s. Maria della Carità, nella quale venne poi innalzato magnifico sepolcro alla memoria di lui e del fratello Agostino, monumento che sgraziatamente, come tanti altri, andò perduto, quando il sovverti-meuto delle pubbliche cose involse nella inanomessione delle patrie memorie anche il tempio della Carità, ammirando per antichità e altri pregi, da Papa Alessandro III consagrato. — Agostino Barbarico LXXIV doge. Dopo la riforma stabilita nel io32 dal doge Flabanico, che proibiva succedere al doge defunto il figlio o il fratello, si vide lai.“volta, e fu anche poi unico esempio, il succedersi l’un l’altro due individui della stessa famiglia. Agostino ebbe 28 balle al 5.° squillino, essendogli competitore Bernardo Giustiniani. E vi fu qualche movimento, poiché s’era sparso che le Case vecchie, come si dicevano quelle famiglieche facevano derivare la loro nobiltà fino da’tempi tribunizi (e avanti I'8qo), avrebbero posto o-gni impegno a far eleggere un de’loro, e si dimostrava un generale malcontento, e aridavasi divulgando essere tempo di togliere il dogado di inano de’Curii, così si chiamavano quelli delle Case nuove (cioè le aggregale in diversi tempi al patriziato dopo I’ 8qo), per rimetterlo ne’ Longhi, cioè delle Case vecchie. E benché ciò non succedesse, appartenendo il lìarbarigo alle Case nuove, tuttavia il movimento continuò, ed anche nelle magistrature si fecero cadere parecchi delle Case vecchie, sebbene uomini d'importanza,cotneapprendo dalla stupenda i?io-ria del prof. Romanin. Egli inoltre riferisce, che Appartenevano alle Case vecchie le famiglie: Badoer, Basegio, Baroz-zi, Bragadin, Bembo, Contarmi, Corner, Dandolo,Delfin,Falier,Gradenigo,Mem-mo, Michiel, Morosini, Polani, Quirini, Salomon, Sanudo, Soranzo, Tiepolo,Zane, Zen, Zorsi, Zustiuiani; le quali tutte Bevano avuto un doge (Bembo l’ebbe neli6i5), eccetto 5, cioè Barozzi, Base' gio, Quirini , Salomone e Zane (anche Rragadin). lVeli4-5o avevano congiurato insiemeiS Casate nuove delle principali di non lasciar ascendere al dogado alcuna delle Case vecchie, e furono: Barba-rigo,Donà, Foscari, Grimani,Gritti, Laudo, Loredan, Malipiero, Marcello, Mocenigo, Moro, Priuli, Trevisan , Tron, Vendramin e Venier. La congiura di queste Case ebbe fine nel 1620 (1612) nell’elezione inopinata diMarc’AnlonioMein-mo, il i.° che di Casa vecchia tornasse al dogado dopo Michele Morosini che fu doge nel 1382. Altre notizie si pouno leggere in quella miniera d’erudizioue, ch’è l’opera del cav. Cicogna, Inscrizioni Veneziane, t. 4, p. 49^, che riporta il documento donde trasseil riferito il diligentissimo prof. Romanin e citandolo, ponendomi così in grado di riscontrarlo. Il eh. biografo Casoni, dice(a’3o agosto i486) successe Agostino nel dogado al fratello: era di bella presenza, amene e insinuanti maniere,ma nel ponderato diverbiare delle aule mostravasi discorde sempre dal fraterno consiglio; forse che a questa specie d’antagonismo deve Agostino l’aver occupato il trono, subito dopo il fratello, giacché al sistema aristocratico de’vene-ziani, ed alle prudenti massime loro non dispiacevano i dispareri, le contrarietà, le gare tra parenti patrizi. Il reggimento di questo doge fu stadio di gravissimi avvenimenti, ed anzi è da riguardarsi siccome epoca in cui si sono disposte le cause che influirono poscia sulle future sorti della repubblica. Per l’accennato movimento de’patrizi delle Case vecchie e delle Casenuove, generandosi evidentemente due pregiudizievoli fazioni, con tripudio de’ nemici di Venezia, fu prima cura del doge di parlare nel maggior consiglio coti molta vigoria d’eloquenza per riconciliare gli animi, e salvare la cosa pubblica, nell’unione essendo la forza. Ma l’inasprimento era troppo grande perchè si potesse fàcilmente quietare. Anche al di