assalti musulmani, e quelle toccate a’ nobili veneziani aveano allentato il legame colla madre patria , nè la repubblica poteva prenderne cura, profittando solamente delle occasioni per accrescere la propria influenza , la quale si fece maggiore coU’aumentar del pericolo per parte degli attacchi e de’conquisti de’tur-chi. La repubblica nou sostenuta dalle altre potenze avea dovuto concludere a’4 settembre i43o la pace d’Adriano-poli, dopo la perdita di Tessalonica, e di aver essa tolto a’turchi il castello asiatico de’Dardanelli, e così assicurò il commercio e la navigazione, le terre e isole veneziane. Quando Zanachio Tornello o-ratore di Giovanni VII Paleologo venne a descrivere a’veneziani la trista condizione dell’Ungheria e di tutta la cristianità, e che solo dalla repubblica poteva l’infelice impero greco sperare soccorso, ridotto ormai alla sola capitale; gli fu risposto andasse prima dal re d’Ungheria, già sempre loro ricusante pace e amicizia, e dal Papa , e che dopo aver indagato l’animo loro e quanto fossero per fare, tornasse e si delibererebbe ciò che fosse opportuno pel bene della religione. Le successive istanze e sollecitazioni della repubblica non produssero alcun frutto. Sostennero con vigore le armi cristiane in molti incontri, Giovanni Unnia-de, naturale di Sigismondo, ed eroe del- V Ungheria e vaivoda di Transilvanici; non che Giorgio Castriota detto Scander-berg, altro terrore de’ turchi, eroe del-\' Albania, principe deW’E/jiro e regolo di Croja: eziandioambedue animati e grandemente soccorsi da’ Papi. Risoluta da Maometto li la conquista di Costantinopoli, costruito un castello sul Bosforo, per le susseguenti correrie turche sul di lei territorio cou guasti e piccoli scontri co’ greci, Costantino XII avea mandato suoi oratori a invoca rei soccorsi dell’Occiden-te, dal Papa e da altri principi, e special-mente della repubblica, annuendo a tutte le sue anteriori domande ; essa ne lo- 2 1 I dò il pensiero, ma perla guerra di Lombardia difficilmente avrebbe potuto somministrarli, ed udito ciò che fossero pel’ fare le altre potenze italiane , Venezia non mancherebbe della parte sua, concedendo intanto all’impero nitro e corazze , che bramava acquistare; e poi stretta Costantinopoli da’turchi, gl’inviò alcune galee, non potendo far altro per la guerra lombarda, vedendo impossibile di salvar I’ impero senza 1’ unione di tutta Europa, la quale attendeva a combatter le proprie deplorabili guerre, e perciò i lamenti greci trovarono appena ascolto, e con una fatale e inesplicabile politica si lasciò ingigantire la barbara potenza maomettana. Solo la repubblica non ristava di scrivere replicatamene le a Nicolò V, perchè colle sue autorevoli parole di padre universale movesse i principi all’unione contro il nemico del nome cristiano: il Papa con più di zelo rinnovò l’esortazioni, ma trovò tutti freddi e facenti vaghe e future promesse. Inoltre la repubblica scrisse all'imperatore, al re d’Ungheria, a quello d’Arago-na e delle due Sicilie, ricordando le provvisioni per essa fatte e che sarebbe disposta a fare; tna siccome per se sola non bastava, gli eccitava colle più vive esortazioni a non lasciar perire una tanta città e a provvedere, colla salvezza di questa, alla salvezza comune. Ma Costantinopoli non fu difesa che da una piccola flotta composta di 5 galee venete, 3 genovesi, una francese, altra spagnuola e da alcuni legni minori; cadde a’colpi del formidabile esercito ottomano. Le terre e gli stati finitimi fecero pace col sultano pagando tributo; restando sola la repubblica, e non potendo sostenere tanto peso, dovette sollecitare anch’-essa un accordo , il quale infatti fu dal memorato Marcello recato a termine a’ 18 aprile i454, confermandosi il trattato precedente , con piena libertà di commercio a’veneziani in tutti i luoghi del sultano per mare e per terra , e così i sudditi