nelo avellilo stabilito di assistere decisamente i veronesi,a’20, essi coll’altro prov-veditore Erizzo erano tornati al loro posto, attendendo artiglieria e 2,000 uomini di rinforzo per attaccare regolarmeu-le i castelli. I ntanta nel giorno precedente, essendosi colà avvicinati Lalioz con alcuni battaglioni lombardi, e Chabran con 3,ooo francesi, ne seguirono diversi combattimenti presso Croce Dianca, Pe-scantina e sotto il Castello vecchio, onde i sollevati dovettero limitarsi alle difese. A’22 poi, essendo giunta la notizia de’ preliminari di pace conclusi nel castello diEclenwald nella Sliria presso Leoben Ira l’Austria e la Francia nel giorno 18 aprilei 797,cioèquasi un mese prima del 11 maggio 1797, e quindi in diritto ed in fallo vivente ancor la repubblica; i provveditori veneti proposero immediatamente a’francesi una conferenza per venire ad un accomodamento, fissato pel dì seguente, cessando perciò l’ostilità. San-fernio, Emilj e Garavelta muniti di poteri da’provvedilori si recarono quindi dal generai Balland per trattare. Ma da’ francesi, pieni d i collera, ed alteri che pel trattato di Leoben erano liberi da timori , non più polendo gli austriaci combatterli, tosto si udirono intimare, che : ’> I veronesi e le truppe abbandonassero se stessi e le cose loro alla lealtà della l'rancia. Tutti i francesi esistenti in città ne fossero da un commissario di loro nazione condotti fuori. Entrassero ne’castelli sedici ostaggi (6 dice 1*Arte di verificare le date) per parte de’veronesi, e fra questi il vescovo di Verona Avogadro, i provveditori Erizzo e Giovanelli, ed i due deputali Emilj eGaravetta”. Intese queste dure condizioni,i due provveditori tentarono di ottenere qualche modificazione, e non essendovi riusciti non vollero acconsentirvi. Essi abbandonarono i 3 deputali ch’erano rimasti sotto specie di ostaggi presso il generale francese, e •iella seguente notte partirono per Padova scrivendo al senato : » di aver pie- 643 so il partito di sottrarsi dalla faccia del popolo, e dalla ferocia de’ francesi”. Intesa la fuga de’provveditori, i principali cittadini considerando che pel convenuto a Leoben, tulio intero l’esercito francese era libero di prender d’essi vendetta, a’24 aprile convennero tumultuariamente con Dalland condizioni analoghe a quelle di già proposte, e di più stabilirono di pagare 4°>000 ducati per esser salvi nella vita e nelle sostanze. Il pre sidio veneto fu falto prigioniero e mandato in Francia (invece VArte di verificare le date dice che la truppa regolare prese la strada di Vicenza con armi e bagaglio). Ecco poi come l’elegantissima penna del eli. p. Bresciani nel tanto suo celebrato libro : Ubaldo ed Irene, racconto dal 1790 al 1S14» presso la Civiltà Cattolica, serie 2.a, t. 1 i, p. 197, fa narrare il fatto da un veneziano. » I generali Balland e Beaupoil, i quali le-ueano in guardia i castelli di Verona, che è non è cominciano dall’alto improvvisamente e senza motivo a bombardarla ; il popolo che era alle funzioni di Pasqua, stanco di tante sevizie sofferte in pace per quasi un anno, rinnega la pazienza, e fa pasquare i francesi, che da-vangli fra le tigne, battezzandoli nell’Adige, arrostendoli ne’ forni, bollendoli nelle caldaie de’ tintori, e per più giorni festeggia le pasque veronesi, che divennero sì funestamente celebri nelle prime guerre de’ francesi in Italia. L’ esercito francese tornava dalla parte dell’l-sonzo, della Piave e del Tagliamento dopo aver concluso il trattato col principe Carlo,e udito di coleste pasque crudeli, i rumori, le stride, l’abisso, il finimondo che fecero contro Venezia furono incredibili. Il senato protestava : che il popolo veronese fu provocato ; eh’ è un popolo fedele, mite, piacevole e bonario, ma che appunto il furor dell’agnello si convertì alla (ine in rabbia leonina”. Le milizie provinciali disarmate tornarono alle loro case, e nell’ ¡stesso giorno le truppe