58o |iii. lautili furono le lusinghe e gl’ inviti da ogni banda, ma il doge Grimani tenne (ermo il goveruo nel prudente suo di-visanienlo. Tra ’saggi prov vedi nienti, nella guerra che divorava l’Italia, oade garantirsi dalle ostilità de’due partiti, s’io-viòsulle rive dell'Adige la suddetta armata di 24)000 soldati, qualche distaccamento de’ quali veune distribuito ne’ principali posti sulla frootiera del Maa-tovano, da Valeggio fino a Fonte Molino. Questa precauzione non impediva che gli stati veneti non provassero, come gli stati neutrali d’Italia, gl’incomodi prodotti dal passaggio delle truppe; serviva però a contenere le guerreggianti milizie ne’ limiti della moderazione. Nel 1745 il senato resistè alle sollecitazioni del conte d’Ilolderness, onde dichiararsi per Maria Teresa, la quale nello stesso anno divea-ne imperatrice, perchè alla morte di Car- lo VII successe il marito Francesco I, rientrando cosi lo scettro imperiale nella casa d’Austro-Lorena.La repubblica sempre ferma e salda nel sistema neutrale, le sue differeuze sia co’turchi, sia con altri si terminavano ormai sempre con pacifiche negoziazioai, e al più collo sborso di somme di deuaro più o meno considerevoli. Benedetto XIV promosso il uuozioStoppoui alla ouuziatura dell'impero, e poi fu cardinale, nel 1743 gli surrogò Martino Iunico Caracciolo napoletano,arcivescovo di Calcedonia, in tempo della cui nunziatura e nel 1745 per l’arresto fatto di un reo pochi passi lungi dal palazzo Grilli, residenza del nunzio, non pare che producesse conseguenze, sì perchè in Roma i Papi con volevano più tollerare YImmunità (V.) locale delle franchigie, sì perchè dalla repubblica costantemente fu negata in Venezia. Finalmente nel 1748 si pacificò l’Europa, e l’Italia riacquistò la sua quiete col trattalo di Aqui-sgrana, senza che la repubblica vi prendesse parte. IIM tiratori terminando gli.Inuti- li d’Italia col 17491 loda la serenissima repubblica di Veuezia pel contegno le- nuto nell’ultima guerra, anche per non aver accresciuto i pubblici aggravii n<, ostante i dispendii sostenuti per le p[( cauzioni usate nella buona custodia lidie città e fortezze; per le sue antiche le*, gi, per la sua saviezza, e come tulla in tenta perchè regnasse ne’ suoi popoli U tranquillità, la giustizia ed il traffico. Il suo continuatore, col quale d'ora in ; « procederò, cav. Antonio Coppi, Ann,ih d'Italia f/a/i 75oìi/i845, parlando del- lo stalo politico dell’Italia nel 1750, dici che Venezia cogli stali diTerraferraa,cb« s’inoltravano fra la Lombardia Austria-ca sino a Crema, e colla Dalmazia ed altri stabilimenti in Levante, si governivi in forma aristocratica, é dirigeva tulle le sue osservazioni a conservarsi uellotU to in cui era, così le repubbliche di Gt-nova e di Lucca, prescindendo dalla repubblica di s. Marino per la sua piccolezza insignificante. La repubblica veneta aveva una popolazione di circa Ire milioni di sudditi. Avrebbe quindi poluto prendere qualche parte negli oliati generali d’Europa; ma dividendo i tuoi no ve milioni di ducati di rendita in manie nere forze di terra e di mare, coti 12,0 15 bastimenti di allo bordo, non aveva una forza sufficiente per livellarsi colle altre potenze marittime, e le truppe che con sistevauo in 18,000 uomini ad altro non servi va no che al l’interno servigio del paese. Tutti gli ordini poi della repubblica, una volta buoni, erano già per la loro decrepitezza in decadenza. Tuttavia prove di euergia le leggo nel conte Girolamo Dandolo, col dire che dopo la paci d’Aquisgrana, quando 1’ Austria propo-nevale Io scambio d’alcuni piccoli lem-lorii veneti confinanti col Milanese e col Trentino, con altri austriaci nell’ Istria, il senato vi si rifiutò con fermezza seni* neppur bilanciare il vantaggioo il danno, per temere gli effetti che sogliono derivare dalle troppo facili condiscendente degli stati minori verso i maggiori. All« prova èia narrata dal medesimo,che per