33a l’arciduchessa e la madre del re, quando questi a meglio coprire le sue intenzioni inviò a Venezia il vescovo di Tarbe, mostrando di voler continuar la guerra, ma con sì gravose condizioni da provocameli ri lì u lo. Difatti poco dopo si pubblicò l’ac-cordodi Clemente VII eCarlo V, seguito a Barcellonaa’2ggiugno 1529, col nunzio Girolamo Scledo o Schio di Vicenza vescovo di Vaison, pel quale fu stabilita pace e confederazione perpetua, promettendo il Papa all’ imperatore T investitura del regno delle due Sicilie, con remissione del censo fino allora pagato pel feudo, e di continuare la consueta presentazione della Cliinea nella vigilia della festa de’ss. Pietro e Paolo, durante la sua vita, ed in questa poter nominare 25 chiese del regno, cioè 7 arcivescovati c 18 vescovati. In compenso di che Carlo V si obbligò di fare restituire alla s. Sede da’ veneziani Ravenna e Cervia, dal duca di Ferrara, Modena e Reggio. Il Borgia nella Difesa del dominio temporale della Sede Apostolica nelle due Sicilie, a p. 3 1 o e seg. fa vedere che non ebbe luogo con Carlo V la promessa remissione di censo, e chiarisce le cose su di questa promessa malamente e-sposteda alcuni scrittori.ImperocchèLeo-ne X impose a Carlo V l’annuo censo di 7,000 ducali d’oro di camera, oltre il cavallo bardato in ricognizione del dominio, e lo pagò. Trovandosi poi il Papa impolente ad obbligare i veneziani a restituirgli Ravenna e Cervia, e da Alfonso 1 riavere Modena, Reggio e Rubiera, e trovandosi in pericolo di perdere Parma e Piacenza, risolvette di far pace con Carlo V e di accordarsi con lui. Nel trattato si obbligò I’ imperatore di fare restituire alla s. Sede i mentovati luoghi, colla condizione e con promessa assoluta della remissione del censo. Ma Carlo V non curò l’adempimento completo dell’assunto obbligo, poiché favorendo apertamente Alfonso 1, nel compromesso tra questo e il Papa sulle loro differen- ze, nel suo laudo pronunziato nel i53t aggiudicò al duca Modena e Reggio. Vi si oppose Clemente VII e non volle omologare il laudo. Non avendo dunque Car- lo V compito al concordato di Barcellona, nè essendosi purificata la condizione, non era più luogo alla remissione del censo, il quale rimase sul piede da prima convenuto; e Filippo 11 suo figlio e successore nel reame, continuò a pagarlo alla Chiesa romana per censo del regno, ch’esso pure teneva qual feudo della Chiesa, e così fu sempre pagato da’re di Spagna posteriormente investiti. Inoltre Carlo V s'’ impegnò nel trattato di Barcellona, di ristabilire in Firenze la signoria de Medici nella persona d’Alessandro, e a questo concedendo l’imperatore in isposa Margherita d’Austria sua figlia naturale: che la sorte di Francesco li duca di Milano sarebbe decisa d’accordo col Papa: che i veneziani potrebbero essere ammessi ne’trat-tati, restituendo i paesi occupati nella Puglia all’imperatore, Ravenna e Cervia al Papa e pagando un’ indennità. Per altri articoli segreti, il Papa concesse all’ imperatore e al fratello Ferdinando il 4." dell’entrate de’beneficii ecclesiastici per adoperarle contro i turchi, e dichiarò assolti tutti quelli che si erano resi colpevoli de’fatti eli Roma. Questa pace e i rovesci degli ésercili francesi fecero determinare anche Francesco I ad un qualunque accordo, nella pace di Cainbray, delta delle Dame, per averla conclusa le suddette due principesse. In essa il re di Francia slealmente non curò che i propri interessi, trascurando i veneti e quelli del duca di Milano, non ostante le anteriori assicurazioni date a’ loro ambasciatori nelle pratiche da essi fa Ite pe’concepiti sospetti. Il vergognoso trattato di Cambray ivi si pubblicò nella chiesa a’5 agosto solen-nemeute, nella qual pace si stabilì. Che i figli del re fossero liberi, pagando a Carlo V la taglia d’un milione e 200,000