Sii glione del Lago, dove fece allo por dar tem|io a qualche trattalo, non senza invadere parte dell’Orvietnno. Per *ì baldanzoso e felice passaggio del Farnese, gran commozione e tenore si destò in Roma, dove ognuno si faceva lecito di sparlare de’Bai berilli, quasi temendo di vedere un nuovo Borbone alle poi te della gran città. Il vecchio Papa, a cui i nipoti facevano sapere quel solo che loro piaceva, non potè ignorare in tale congiuntura i movimenti del duca, e i lamenti e sbigottimento del popolo, le universali lagnanze per le crescenti nuove imposizioni. Anzi spaventato anch’egli, forse perchè sospettava intelligenzeecou-giure in Homa stessa, si portò al Vaticano, per salvarsi occorrendo in Castel t. Angelo, con isfogar poi la collera contro i nipoti, che I’ aveano condotto in quest’imbroglio. Si mise poi l'aliare in negoziato fra’Uarberini, ed i ministri di Francia e del granduca, per una sospensione d'arnù, cioè per guadaguar tempo e fortificarsi, come avvenne, con pressarsi da' Iiarberim le comuni dello stato a fortificarsi, arrotar genie, ed ammassare provvisioni per la ventura campagna di primavera. L'ozio intanto e la voce d' un vicino aggiuslameuto, mosse la diserzione ue’soldati del duca, e quanto più gli altri crescevano iu forze e si diminuiva la paura, tanto più egli si andava di giorno in gioì iio indebolendo. Ciò non o»lau-te si formò una capitolazione a Cavici s. Giorgio, territorio d’Orvieto, e parve accuidato il deposito di Castro;si venne anche definitivamente a qualche sos|>en-sione d'armi; ma il duca in fine si trovò bui lato da chi ne sapeva più di lui. Laonde avvicinandosi il verno, tornò indietro colle pive nel sacco, lagnandosi astai del gianduca cognato, che tranne uu lieve aiuto di denaro, con sole parole I' avea astiatilo; siccome >i dolse il duca di Modena, perchè i veneziani lasciandolo col |*cm> addosso di laute tiuppe sue e stranici e, non gli permisero mai durante lo scompiglio de'Barberioi, d*«,*, , stato papale, il ebe gl, pnmun A proprio interesse, e sì p*r d* llr„, negoziati che si facevano pel to. Toruossene dunque a Pana i K* nese, andarono a terra i intuii, «,,,, rouo più che mai imbrogliai* I* l (IW gì ao festa de’ Barberini, di* avo*» sa puto vincere senza far nulla. Pt> eh ». tifili co’ quali erano stali dduu bei ini e da’ loro mioistri nel UMUi* A concordia, stavano con gli aaianaa»., terati i collegati, cioè la veneta rr- «U„ cu, il granduca di Toscana e il 4*» 4 Modena, facendo nel 1643 lega nftai 1. contro il Papa. Ma più di essi arde*« A sdegno il Farnese, trovandosi pitici« a» impaniato con soldatesche sopra I* m» forte, e senta que’ mezzi che *ch*vu>> per cominciare e proseguir* ildaptaà» sissimo impegno delle guerre, f*»*» i spedire nel rigore del verno i6JJ >•* fanti per l’A perniino in Lootgiaaaad» barcarti io vane tarlane, spera«Jn é* per mare giungendo all’improvt»« * spiaggia di Castro, vi poletse W|il»»'»* Tortona. Per sì precipito« eo«*gfc fa» fu lodato il duca Odoardo, qua—fef * sercito pontificio fot temente s nel Bolognese e Ferrarese. E ia-ia*i* collegati con irresolutioai coni'»«**o-" sultavano la maniera di non la«* f' re il Farnese, egli disperala»«»*« • ' maggio s’avviò alla voli» «fell*'" con 6 reggimenti di fanti, •llretl**** ^ cavalleria, uno dei dragoni «8 feti* ' tigiieria. 1 presidii di Borni««“* ** 1 Stellala non si opposero, p«c I» •*' ' dia del maestro ili campo Val***' ' * quella del comandante lwpolfU*<