586 dalla prima udienza che abbiamo dato al cav. Coi rei- ambasciatore di Vostra Serenità, udimmo con molto piacere e con o-gni sentimento di riconoscenza le tante dimostrazioni dell’ esultanza che la Repubblica tulla avea date per la Nostra e-saltazione al pontificalo. Commendiamo nelle sagre funzioni quell’ insigne pietà colla quale furono date lodi a Dio del felice successo,per ottenerci altresì da Lui la continuazione delle sue misericordie. Ammiriamo parimenti la reale splendidezza nelle sontuose e magnifiche feste, colle quali fu accresciuta nel popolo l’estimazione verso il Vicario di Cristo.E similmente meritarono da Noi tutta la riconoscenza le illustri e gloriose testimonianze di onore, le quali a larga mano sono state profuse su la Nostra famiglia. Ma quel- lo che di mollo accrebbe la nostra consolazione, e fu il motivo più forte della nostra allegrezza,è stata la prontezza della nuova proroga di 4 IIlesi della sospensione del decreto, onde dar luogo a Noi di riassumere il trattato interrotto per la morte dell’ illustre Nostro predecessore. Una tale notizia che ci recò il suddetto ambasciatore fu da Noi accolta con mollo giubilo, come abbiamo significato al medesimo, ed egli stesso, ne siam ben certi, non avrà lasciato di darne partea Vostra Serenità, dichiarandole insieme la nostra pronta soddisfazione a ripigliare il maneggio, ed il vivo desiderio di condurlo ad un termine che sia di reciproca soddisfazione. Prima però di far questo, riflettendo Noi aquell’espressioni colle quali il detto ambasciatore accompagnò la notizia dell’accennata sospensione, vale a dire dell’ardente brama che ha il senato di incontrare il Nostro gradimento; eccoci, dilettissimi figli, a significarvi da Noi medesimi, quali sarebbero in tale circostanza i nostridesiderii,che vi preghiamo di voler secondare, protestandovi, che non avrete a dolervi, mentre a Noi sarà a cuore il dare opportuno e salutare provvedimento a quegli abusi che si fossero insensibilmente introdotti. Ciò dunque che a Noi far potete di più grato si è d, togliere, e togliere di vostra sovrana autorità, quel decreto. Eccovi in poche pn. role epilogata la somma de’Nostri ardentissimi desiderii, nè siavi di grazia Fra voi alcuno che si dia,o voglia darsi a crede re, essere lesiva del vostro decoro e di quella potestà legislatoria che ad ogni sovrano compete,la Nostra istanza. Chi così pensasse, sarebbe in grande errore, e fa-rebbe altresì a Noi una grandissima ingiuria nel supporre che fossimo capaci di chiedere alla patria ciò che non fosse per tornare in sua onorificenza. Si dà a conoscere, come ad ognuno è ben uoto, la podestà del sovrano egualmente uel filile leggi che nell’ abolirle, mentre quegli soltanto può toglierle che può formarle. Onde se egli è un alto di sovranità la rivocazione delle leggi, come può darsi che si faccia offesa al diritto del sovrano, a chiederne l’abolizione? Ne sla egualmente salvo il decoro del legislatore, mentre quando temesse che potesse ciò essere di sinistro esempio,onde vi potesse in altri incontri essere pregiudiziale, date di grazia un pensiero alle circostanze presenti, e poi vedrete, se coll’accor-dare ciò ad un figlio della vostra patria dalla misericordia delSiguoreesaltatosi sublime grado del pontificato,che istantemente ve ne prega, patir possa pregiudizio alcuno il vostro decoro. Ah cittadini amatissimi, non vi sia tra voi chi la pensi diversamente, e siate sicuri che il mondo tutto farà plausi di giubilo alla vostra tanto savia e prudente determina-zione. Noi poi ve ne saremo tenuti in particolare maniera, e vi faremo, non so- lo in presente, a riparo degli abusi, tua anchein avvenire,con significazioni manifesta la grata Nostra riconoscenza. Pensateci con serietà, che Noi iutanto rivolti al Principe de’ lumi non lascieremo di raccomandare aLui l’importantissimo aliare, acciocché illumini le vostre menti, accenda i vostri cuori a secondare le ¡Nu-