a68 dell’Arcipelago in vista de’Dardanelli, e la francese diretta da Ravenstein con 10,000 uomini da sbarco assediò invano Mitilene. Furono introdotte pratichecol Cara inailo e col i.°sofi di Persia. Ili questo mezzo s’ infermò il doge Barbarigo d’82 anni, e di poi a’ 13 settembre chiamati a sè i consiglieri disse loro: non poter più esercitare degnamente 1’ ufficio suo, in tanti travagli aver bisogno la repubblica di un capo valente e di grande operosità ; perciò pregarli a ricevere la sua rinunzia, ed eleggere altro più idoneo, e levandosi di dito l’anello lo consegnò all’anziano, ed aggiunse che sarebbe andato a morire in sua casa a s. Trova.-so. Considerando i consiglieri che poco a-vrebbe vissuto,per non dargli tanto dolore, non accettarono, lodaudolo e confor-tandolo.Taleattoservìa smorzarein parte 1’ odio in che era venuto nell’univer-sale pel suo orgoglio e avarizia. Morì a’ 20 o 24 settembre i5oi, ed ebbe sepoltura presso il fratello nella chiesa della Carità. Benché nel suo dogado l’amministrazione della giustizia erasi vieppiù garantita, coll’ istituzione del Consiglio della Quarantia civile nuova, appena spirato si levarouo coulro del doge generali mormorazioni, accusandosi di corruzione, vendita della giustizia,distribuzione arbitraria degli uffici; per cui a dar soddisfazione a tanti richiami, vennero •diora e pel futuro istituiti i tre Inquisitori del doge defunto, da eleggersi alla morted’ogni doge con incarico d'investi-gare e indagare scrupolosamente iu quali articoli della Promissione ducale avesse mancato; di ascoltare le querele contro di lui portate, d’esaminare scritture e testimoni, e di procedere a'risarcimenti dovuti a’pi egiudicati. Nella nuova Promissione del doge furono richiamati in vigore gli articoli che proibivano I’ accettazione di qualunque dono, il favorire i parenti negli uffici, ed essendo costume che ogni sposa, probabilmente patrizia,andasse a presentarsi al principe, tal cosa non iu più permessa se non alle sole sue parenti. 23. Leonardo Loredano LXXVdoge. Egli era in età di 66 anni, non distinto per opere marittime o terrestri, ma solo perché nato d’illustre famiglia. Avea patrimonio mediocre d’un 3o,ooo ducati, era d’aspetto macilente, d’alta statura, di salute mal ferma, e forse perciò vivea con gran regola; d’umanissima indole, ma collerico; savio e di molta destrezza nel maneggio della cosa pubblica, onde il suo consiglio in collegio per lo più prevaleva edera sempre apprezzato. Il popolo, benché legalmente escluso dal prender parte nell’elezione de’dogi, non lasciava però di mostrare di quando iu quando la sua volontà. Così alla morte del Barba-rigo tutta la città gridò si facesse doge Filippo Tron, figlio del doge Nicolò, come assai popolare, di 66 anni , senza figli e ricco , però morto per pinguedine nella notte de’26 settembre, mentre ancora e-rano adunati i quarantuno, disponendo del suo patrimonio d’80,000 ducali, nell’acquisto d’un terreno da fabbricarvi sopra 100 casette, e da darsi per l’ainordi Dio a’poveri marinari col fitto di soli ducati 4 I’ anno, le quali case si fecero a s. Maria Maggiore. A’2 ottobre i5o 1 Lore-dauo restò eletto. Dice il suo biografo Casoni. Il di lui avvenimento al trono e il periodo del regime suo, ricordano una delle più clamorose epoche della storia veneta , per un fatto memorabile e per le conseguenze che alla repubblica iodi derivarono. «Questa repubblica erasi fatta potenza italiana, e nuovi paesi venne-roaggiunti a’possedimeutidi Terraferma: fiorivano i regni di Cipro, di Cangia e quello di Morea: l’impero sul golfo di Venezia, le flotte che ogni mare solcavano, quali per mantener vivificalo il commercio, quali per proteggere le giurisdizioni e sostenere i diritti della nazione: gli edilizi che in Venezia sorgevano, con ¡stupore dell'universo : le arti, le scienze, che qui aveauo mecenati e fautori, la magui-