3oo l’arbitrato del re di Francia, quaudo Massimiliano I morì a’ig gennaioi5ig. Tosto si accesero vive gare per la successione all’impero tra il suo possente nipote Carlo re di Spagna, e Francesco I re di Fi •ancia, che ricordava il potere di Carlo Magno re de’franchi, il quale pel i.° ne avea cinto la corona. Carlo come arciduca d’Austria, nella cui famiglia erasi nuovamente conservala l’imperial corona da Alberto II del 14-38, e quale signore delle Fiandre era già membro dell'impero, per cui non avea altro principe che a lui potesse competere. Ma d’.allra parte lusingavano Francesco I, oltre le mire del predecessore Luigi XII, le molte amicizie che manteneva in Germania, la persuasione clic molti vedessero di mal occhio appunto quel conservarsi la corona lungo tempo nella casa d’Absburg, quasi fosse ereditaria, le somme infine che profondeva a procurarsi i voti degli Elettori dell’Impero, a mezzo di Guglielmo Bonnivet suo favorito ambasciatore alle corti di Germania, ma non distribuite con prudenza. Francesco I volle indagare qual fosse l’animo della repubblica in favorirlo, ma la trovò alquanto fredda; uè meglio riuscirono i suoi sforzi col Papa, il (piale se mal volontieri vedeva il gigantesco ingrandimento di Carlo, nemmeno poteva desiderare quello di Francesco 1, ricordevole dell’ingiurie fatte da’ due suoi ultimi predecessori alla di lui casa Medici , e temeva che ne avesse e-■ editato lo spirito. Intanto raccoltisi gli elettori in Francfort, un esercito fatto muovere a quella volta da Carlo sotto colore di proteggere la libertà de’suffragi, come Francesco I avea preteso da’vene-ziani, fece fuggire Bonnivet a Coblentz, animò i suoi partigiani,e con maggioranza di voti, non avendo voluto accettare la corona Federico 111 elettore di Sassonia e anzi designato Carlo , fu eletto Imperatore a’28 giugnoi5ige si chiamò Carlo V. La sua esaltazione depresse l’animo di Francesco I, benché inen- tre era suo competitore all’impero gli a-vea scritto. » Riguardiamoci come duea-mici, che meccano i favori d una medesima amante; e ciascuno di noi prometta di rispettare i diritti del più fortunato”. La repubblica inviò le sue congratulazioni al nuovo Cesare,e scrisse al suo oratore in Francia, lodando il pensiero del re, di persuaderei! Papa a mandare al nuovo re de’romani la corona solo per via d’uua bolla, onde non avesse a venire in Italia, e che ciò si facesse con avvedutezza, e se Carlo V mostrasse veramente intenzione di venire a Roma , secondo ì’ obbligo dell’ eletto imperatore, mai (ino allora dispensato (in quell’anno l’ambasciatore venuto a Roma era Luigi Gradenigo, successo a Francesco Donato inviato nel precedente i5i8). Inoltre la repubblica si mostrò propensa a collegarsi col re e col Papa a difesa reciproca, anche contro Carlo V. Con questi intanto, che avea posto in campo l’affare delFin-vestitura ripulsata diplomaticamente,rinnovò la tregua quinquennale,confermandosi alla repubblica il possesso del Friuli e del l’Istria, con trattato de’3 maggio i52i, pel quale i veneziani cederono A-quileia e altri luoghi. Ma queste non e-rano che apparenze di pace, e nuove e furiose guerre doveano scoppiare ad aumento delle sciagure d’Italia. I! trattato di Noyon non era stato puntualmente e-seguito. Il re di Francia si lagnava non fosse stato dato il promesso compenso a-gli eredi dello spogliato re di Navarca; metteva in campo nuove pretensioni sul regno di Napoli, a cui Carlo V avea dovuto fin dalla sua elezione giurare di rinunziare, perchè i Papi, supremi signori di esso, avevano proibito di riunirsi alla Lombardia e a II’impero; ni a sebbeneLeo-ne X pel suo legato nella vacanza dell’impero avea perciò ammonito gli elettori a noneleggere Carlo, nondi meno nel i52 t lo dispensò e autorizzò di ritenere il regno di Napoli con aumento di censo. Dall’altro canto Carlo V voleva fare