ohe nelle sue Memorie, storiche (venuteci ¡n mono dopo scritti colesti Capi) rno-slia quanto negli ultimi anni fosse ne-¿liittoso il governo veDeto ; ma per far vederequanto fosse ancora possenlequel-|a repubblica se per tempo avesse preso j suoi avvisi per armarsi”. Indi si ragiona ili molli creduti rivoluzionari, che av-volgendosi liberamente fra il popolo, spendevano e spandevano; i pittori erano lutti intenti a dipingere ritratti di certi Savi di consiglio, e specialmente di certe gentildonne; si pagavano di gran moneta, e da Venezia si spedivano probabilmente in Francia e a’giacobini, o dall’agente della repubblica francese Jacob o dal ministro di essa Lallemant. A che fare ? Forse per far all’amore co'gia-cobini ! A s. Simeone grande si facevano adunanze notturne e occultissime; ma il Goldoni che la sapea lunga (partì da Venezia nel i 761 e morì in Parigi nel 1793), descrisse certi emblemi nella commedia delle Donne Curiose, i quali sono di Franchi Muratori. Molti erano i giacobini che francamente passeggiavano in Merceria, per la piazza di s. Marco, per la riva degli Schiavoni e per Rialto, senza avere le carte in regola , penetrando in Venezia sotto mentite vesti e sotto la livrea di certi signorazzi anche del consiglio de’Savi,molli vivendo all’ombra de’ chiostri per le raccomandazioni dell’eccellenza A e dell’eccellenza B, che colla loro autorità ve li appiccicavano per ospiti divoti. E intanto costoro seminavano e spargevano a larga mano le massime piti indiavolate. Avevano emblemi democratici impressi sui bottoni, sulle tabacchie-ie, sulle pipe, ne’ventagli. S’introduce-’ano un diluvio di libri e stampe pessime nascostamente e nelle gondole delle damine dal tuppè alto. Molti patrizi dissipatori e indebitati, e se ricchi e in carica irreligiosi, vagheggia vano cambia inen-*° d* cose, sperando forse di grandeggiar soli. 1| Tentori vide co’propri occhi, appostandoli,diversi nobili andare nelle not-P. II. 673 ti a trattenersi segretamente da Lalle-mani, Jacob, Micheroux ed Enin, tulli rappresentanti del giacobinismo francese; i quali poi si sbracavano in cousiglio per mantenere la Neutralità disarmala , e predicavano che si lasciassero innalzare sul palazzo di Francia l’arme repubblicana. I giacobini per ottenere questo trionfo spesero 80,000 lire tornesi, e il R. Zuliani fu l’oratore, e l’ottenne con tanto stupore degli assennati, e rabbia del popolo, che voleva abbattere quel-l’abborrito stemma, sicché ci vollero le sentinelle rinlerzate a guardarla. Di sotterfugio, e indarno cercati dagl’inquisitori di stalo , penetrarono in Venezia gli ex-ministri di Toscana,cacciati da Firen-zej La Flotte e Chauvelin, che diffusero scritti pieni di fuoco e fiamma. Inoltre gl’inquisitori non riuscirono a scuoprire le logge Massoniche aperte in Venezia, i settari essendo astutissimi nel cambiare residenza e nel sapersi ascondere.Quel-la che si scuoprì, si dovette al caso e per avere il cav. Girolamo Zulian dimenticato in gondola un rotolo di carte massoniche (questo fatto,raccontato pure dal cav. Mulinelli, già dissi col conte Dandolo , credersi di questo doversi la scoperta piuttosto alla maggior vigilanza e-sercitala dagl’ inquisitori), le quali pervenute nelle mani dell’inquisitore Girolamo Diedo, la loggia fu disfatta , bruciati gli emblemi, colto il catalogo de’ massoni settari. Tuttavia... 1 Si osserva, che la venuta del conte di Provenza in Verona, sotto il nome di conte di Lilla, fu da tulli approvata ; accolto con animo grande dal senato, e con festa dal doge, questo e quello applauditi da tutti i consigli per la magnanima risoluzione dell’accordata ospitalità, ad onta delle rimostranze del ministro della repubblica francese in Venezia; indi da’veronesi trattato con munifica generosità, perciò applauditi da tutti i buoni d’Europa. Però il Tentori portava opinione, che dalla parte del senato lutto procedeva sincera-43