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con queste parole. » Non sarà senza interesse l’aggiungere, che Leone XII ordinò le opere di Galileo ed altre di si-tnil natura fossero tolte dall’indice, nel-1’ edizione pubblicatasi durante il suo pontificato”. Ma ripeto in questo illustre pontificato, non ebbe luogo alcuna nuova edizione <ie\V Indice de libri proibiti, e quel generoso Papa non diede affatto l’accennate disposizioni. Tutto precisamente deve veramente attribuirsi a Gregorio XVI. Ciò piacerà pure all’enco-tnialo eminente scrittore,storico coscienzioso e per aureo animo benignissimo, precipuamente per aver egli con particolare effusione celebrato luminosamente nelle medesime Rimembranze molti fasti di Gregorio XVI, e dalle quali ricavai que’ brevi cenni che riportai nel n. 18 del § XVIII,descrivendo l’isola di s. Michele, in aggiunta a quanto io stesso avea ivi detto di quel Sommo Pontefice gloria veneta. Ora le sue opere non sono piìiconsultate,che per la storia delle scienze ; tutte le verità utili che vi si contengono sono divenute quasi volgari, e se ne profitta come della luce del sole, senza occuparsi della sorgente da cui emana ; condizione assai comune a tanti benemeriti sapienti ed eruditi. Venezia però tuttora tiene in onore Galileo, e ne vagheggia lesembianze nel busto marmoreo, che collocò nel 1847, in occasione della g.a riunionedegli scienziati italiani, fra quelli d’illustri veneziani nella loggia presso la sala delPiovego o del pubblico del palazzo ducale. La 1 .’di tali riunioni tenuta in Pisa nel i83g gli fece coniare una medaglia colla sua effigie (che posseggo pure dipinta a olio al naturale e somigliantissima da incognita e valente mano),da dove si degnò iuviarmela il principe di Canino d. Carlo Bonaparte in uno agli Alti della medesima, e dove contemporaneamente sotto gli auspicii del granduca regnante, nella corte dell’università fu innalzata la statua di marino rappresentante quello cioè (secondo le preten-
sioni de'fiorentini per l’altro illustre con 1
zionale Americo Vespucci),clie in«eiI1 al Vespucci avean fatto tanto,che niu„ potesse alzargli occhi al cielo,ni aiba' sarli alla terra, senza che I'udo e l’alt,, non predicassero le glorie della Tosca,
La fioritissima nazione di questa (dice Cancellieri nelleeruditissimeÒi'ijert;: , ni epistolari bibliografiche e notizie di Cristoforo Colombo diCuccaro nel Monferrato discopritorc dell’ America),oltre l’aver dato all’ Europa la Legtslitùon della filosofia, die’pure quella ilei buon gusto, e dell’ Attica gentilezza a tull i l’Italia; potendo vantare d’aver prodotto, oltre tanti Santi, un Americo, un Dan te, un Petrarca, un Michelangelo, unGa lilei, un Verazzani; ed avendo accolta nel suo seno lai."Accademia d’Euroim (lo vantano i toscani, ma altrove per ta le dichiarai quella de’ Lincei ripetuta mente celebrandone i fasti. Il llambelli colla lettera 64.*: Priorità dell’acaule-mie italiane di scienze e belle arti sul le straniere, anch’egli afferma che il ce lebratissimo Federico Cesi principe di t. Augelo e duca d’ Acquasparta, unitosi a Giovanni Echio olandese, a’ 17 agosto i6o3 fondò in Roma nel suo palazzofin Cantucci ni,Y Accademia de Lincei,« co sì detta da una linee presa a simbolo, affi ne di spiegare l’acutezza con cui tendevano a svelare i misteri della natura, 0 ad investigare nella filosofia d Aristotile : e questa così precorse tutte le altre che intesero alle scienze naturali, annoverando fra’suoi membri Galileo, 1 abu Colonna, Francesco Stelluti e Giambi!-lista della Porta. A gareggiare co’Lmcei, e fors’anco a vincerli nella investigariu ne denaturali segreti, sorgeva beo prc sto in Firenze YAccademia del Cimento, che Odoardo Smith chiamò il moMo di tutte le vigenti società letterarie il ropaj e questa nata a’ 19 g'ugno ‘ c 1657 ebbe ad istitutore Leopoldo de Medici principe di Toscana .. . • Ma “uf‘ soli nov’anni, o poco più, per la partee