28 nella a maniche strette e alto collare, bavero eli [ielle e rossi calzari. Era in origine il famoso cornoducale soltanto una berretta, come quella degli altri princi* pi e signori di quel tempo, alcun poco modificata: comunemente sino al secolo XVI circa si chiamò birettum, e zoja quella ricchissima per le occasioni solenni. Fu anche detto Corona Ducale (V.). Leggo nel Mulinelli, che nel 1664 nel tesoro di s. Marco si custodiva un corno ducale d’010 tempestato di diamanti alquanto grossi, di perle e di rubini, col quale si coronava il doge. Sotto al berretto portavano sempre i dogi la cuffia bianca di sottilissimo lino, onde levando quello rimanesse il capo coperto a segno di dignità. Cingevano inoltre la spada, aveano scettro e sedia d’avorio, a imitazione de’ consoli e magistrati greco-romanijconie presero da questi l’ombrello, il doppiero acceso (ma per questo e per quello ne riparlerò dicendo del doge 39.0 Sebastiano Ziani nel n. 8 di questo §), le trombee gli stendardi, da cuieranoaccornpagliati allorché comparivano in pubblico. Quando fu assunto al dogado Anai’esto, approvato dal popolo e ricevuto da esso il giuramento di fedeltà, fu portato in giro sulle spalle e scalzo fino alla chiesa,ov’egli giurò l’osservanza delleleggi, e di adoperarsi pel bene della nazione. Di sua elezione fu mandato avviso al Papa, e assai probabilmente anche all’ imperatore greco. Nelle biografie de’ dogi che vado a riportare, dirò de’diversi modi come seguirono le loro elezioni, finché fu stabilito un cere-moniale, somigliante in qualche parte al Conclave (V.) nel quale i cardinali eleggono il Pupa,che riferirò nel n. 11 di questo §, massime in fine del dogado 75.° e principio del 76.0, ove dico pure del funerale del doge : delle spese notabili poi che occorrevano per gli elettori del doge, ne ragiono nel 11. 44> parimenti di questo fj. Trovo nel Mulinelli, che nel 1172 sollevato al dogado il ricchissimo SebastianoZiani,temendodi non ottener dal popolo, per la variata forma dell’elezione, le ordinarie acclamazioni,ad uso degl’ imperatori greci e di altri principi, fece gettargli una quantità di denaro ; novità che poi divenueconsuetudine. Im -perocché eletto appena il doge, era posto a sedere entro un pergamo di legno, volgarmente appellato pozzetto, nel quale adagiatosi era portato in giro dagli operai dell’arsenale per la piazza di s. Marco, spargendo intanto egli ogni sorta di monete, coniate col suo nome nella notte precedente. Ad evitare un’ economia soverchia o una eccessiva profusione, fu poi stabilito che il doge non potesse gettare a! popolo nè meno di 100 e nè più di 5oo ducati. Ne’ funerali si osservava 1111 ceremoniale, parte greco, parte longobardo. Il cadavere del doge veniva esposto nel letto di parata, circondato da una moltitudine di ceri e torce accese; era vegliato da distinti personaggi, e stavano a’suoi piedi lo scudo rovesciato, gli sproni ed altre insegne cavalleresche. De’ titoli dati al doge li riferirò in progresso di questo §. Il Mor-celli latinamente lo disse: Vene ti a rum Princeps, Dux Serenissirnus Veneto-rum. Per le feste del s. Natale, tutti i cardinali con lettere felicitavano il doge di Venezia, osservando questi titoli. Serenissimo Signor Mio Colendissimo (nel Bicci, Notizia de’Boccapaduli, leggo una lettera del 164-5» del Cardinal Pamphilj nipote del Papa al Doge, in cui gli dà in vece del Colendissimo, l’Osservandissimo,, e si sottoscrisse: Affezionatissimo Servitor vero. Del valore de’ Titoli d’ onore che vado dicendo, si può vederlo ne’ loro articoli ), Vostro. Serenità, di Vostra Serenità, Bacio divolissimamente le mani. Devotissimo Servitore. Nella lettera si doveva nominare la Serenissima Repubblica di Venezia. Non si dava al doge nella soprascritta il titolo di Signore, ma semplicemente : Al Serenissimo Doge dì