di mollerai maestri ; tulle le vie lunghesso il Canal grande alfolíate di spettatori plaudenti ; buon numero di palagi illù-minali al di dentro offrivano esteriormente più vago l’incanto dell’architettonico lor magistero ; i davanzali delle finestre, i poggiuoli addobbati ad arazzi, e molti e molti gremiti di gente d’ogni eia, d’ogni sesso ; leggiadre spose e fanciulle agitanti i bianchi lor lini al passaggio del Sire; le alternate melodie d’istrumenti e ili canti accaloravano gli aniini all’entu-si.ismo, che ruppe in un impelo di acclamazioni e d’applausi davanti le innumerevoli faci, onde splendevano, con mirabile ordine di screziati colori, i balaustri e gli archi del ponte di Rialto. La morta lettera è inadeguata a descrivere il magico effetto di quella viva realtà. Era des-sa un’emblema parlante dell’ossequio de’ veneziani verso il loro monarca : rifletteva iu immagine 1’ ardore, che gli anima a riverire la Maestà dell’imperatore, guarentigia suprema d’ogni lor sicurezza presente e d’ogni ben avvenire, inespugnabile rocca che sola può rendere vani gli sforzi della cospirante anarchia, sola munire la crescente prosperità di Venezia. La M. S. discese, fra le ovazioni del popolo, a’ giardini del palazzo di corte. La piazza di s. Marco, illuminata a giorno, nonostante una pioggia sottile, era zeppa d’ogni classe di cittadini ; un battere universale di mani, ripetuto più volte, esprimeva vivissimo il desiderio del pubblico di contemplare l’aspetto del suo Monarca. Differendo a miglior tempo i particolari delle affettuose dimostrazioni fattegli anche da’vicentini e da’ padovani, trascorsivamente diremo come sì gli uni, sì gli altri gareggiassero in prove della più divota osservanza. Se la prima venuta dell’imperatore a Venezia inaugurò, come allora scrivemmo,un’era nuova di conciliazione e d’amore tra il principe e il popolo, suggello indissolubile di un nuovo patto di più stretta alleauza fra loro, questa secouda apparizione del Sire 795 ci lega più intrinsecamenteaU’nnimosuo, ci unisce alla sagra persona col nudo più arcano e più santo, che unisce il padre a’suoi figli”. Quindi la medesima Gazzetta di Venezia descrive le poche ore passate in Venezia dall'imperatore Francesco Giuseppe I, la sua visita al campo di Marte, ove comandò gli esercizi ; quella del posto militare di s. Giorgio ; quella all’Arsenale e alle sue officine, non che alla casa delle Zitelle, al tempio del Redentore,all’oratorio maschile de’Gesuati, al femminile delle Terese, alla scuola di s. Rocco,alla chiesa de'Frari,ammirando e lodando il monumento di Tiziano; e la sua partenza pel porto di Malamocco fra incessanti applausi il i.°d’ottobre. — In Venezia fu l’anno 1855 comincialo con dimostrazioni di tenera divozione per la nuova gloria della Regina del Cielo, progredito e quasi terminato col flagello colerico. Nel voi. LXX.II1, p. 42 e seS> narrai quanto precedette, accompagnò e seguila definizione dogmatica,in Vaticano promulgata dal regnante Papa Pio IX; ella p.g4 accennai come fu festeggiata in Venezia nella basilica di s.Marco l’8, il g e il io febbraio. L’ importante , bella e edificante descrizione della Gazzetta diVenezia, riprodusse il n. 42 del Giornale di Roma i855. Qui poi aggiungo, che tra le altre chiese che solennizzarono il memorabile avvenimento in Venezia, vanno ricordate: s. Michele di Murano in isola, in cui ne’giorni io, i1 e 22 aprile, da’minori osservanti riformati fu celebrato solennissimo triduo, e n’è a stampa la descrizione, colla Lettera al conte Tullio Dandolo, del cav. Filippo Scolari, Veneziù tipografia An-tonelli i855; e l’altro tempio francescano del ss. Redentore, nel quale, i minori cappuccini,parimenti celebrarono un triduosolenne l’i i,i2ei3 maggio,che pure meritò la religiosa descrizione colla Lettera al conte Francesco M! Torricelli, del cav. Filippo Scolari, Venezia i855 tipografìa Perini. Si legge nella Civiltà