l ini ninnilo ili formale procura. Nel frattempo le truppe imperiali avvicinatesi sotto il comando ilei principe d’Orange, stringevano sempre più la città, difesa eroicamente da’fiorentini. Allora la repubblica veneta assunse le parti di mediatrice, consigliando Firenze e il lJapa n qualche composizione. Il Reumont, che riporta quanto riguarda il veneto ambasciatore Carlo Cappello, dalla repubblica lasciato in Firenze durante 1’ assedio, gravemente scrive. » Non v’ha punto motivo di dubitare nè de’ sentimenti espressi dall’ ambasciatore, nè del buon volere della repubblica di Venezia. Ma Venezia, non senza difficoltà riavutasi dalla rovina di cui minacciavaia la lega di Cambray, e sentendo pur troppo scemata l’antica forza, aveva di già iniziata quella politica temporizzatrice di nell-Iralità, dalla quale non più si dipartì fino alla sua caduta ! ” 1 fiorentini continuarono a difendersi disperatamente, anche dopo la pace conclusa da’ veneziani con Carlo V a Bologna, e perciò abbandonati da tutti, con patriottico entusia-' sino, tutti in questo superando il valoroso Francesco Ferrucci, però combattuto pure da spaventevole fame e da funesta pestilenza. 11 Ferrucci avea concepito l’ardito disegno ili correre a Roma, allora indifesa, oude riempire di tenore il Papa e fare richiamare sollecitamente l’Orange dall’assedio; ma la signoria di Firenze non approvò d’avventurare ad un esito fors’auche infelice quel-l’ultima speranza, e lo volle a difesa della città. Aspro, feroce, disperato fu il combattere di Ferrucci ; l’Orange stesso vi lasciò la vita, poiché ripeto, Dio in breve punì colla morte tutti i sacrileghi e crudeli massacratori di Roma, specialmente i capitani. Con un pugno di prodi Ferrucci si ostinò a combattere; coperto di ferite, dovette infine soccombere. Condotto innanzi al generai imperiale Maramaldo, questi nel pugnalarlo, Tu uccidi un uomo morto! gli disse Ferruccij P. IIi 33? e mandò l’ultimo respiro. La libertà di Firenze tramontò con lui, e cominciò l'assoluta dominazione monarchica Medicea in Toscana, e Carlo V assunse il protettorato dello stato di Siena. Così tutta l’Italia s’inchinò all’imperatore* che come di cosa sua disponendone, nella questione tra Clemente VII e il duca di Ferrara, per Modena e Reggio, al i." aggiudicò le due città con malcontento del Papa. Pareva alfine, dopo 23 anni quasi continui di guerra avesse a stabilirsi la pace generale, sebbene a prezzo d’umiliante servitù con tutta Italia in balia di Carlo V, però non erano e-stinte ma solo differite le pretensioni di Francia. Il dominio di Carlo V diretto o indiretto da un capo all’altro della penisola, tranne Venezia, pesò sui popoli, anzi sullo stesso Papa, che vide con dolore effettuato ciò che tutti i suoi predecessori si erano con tanto indefesso impegno adoperati ad impedire, specialmente da’tempi di Federico 11 imperatore deposto e scomunicato. — Rassicurate dalla repubblica di Venezia per la pace di Bologna, sebbene a dure condizioni, le sue cose di Terraferma, pose ogni studio a rimarginare le ferite interne e a mantenere la quiete mediante la buona intelligenza coll’ imperatore e con opportunissimi uffizi presso al sultano Solimano 11, al quale il congresso di Bologna a-vea destato sospetti. L’accrescimento della potenza de’turchi, il soggiorno delle loro armale nelle frontiere germaniche, scompigliata l’Alemagna da’furiosi eretici, nel tempo che l’imperatore n’era assente, faceva d’ uopo che la presenza d’un re potente ponesse freno alla cupidità delle conquiste degli uni e alla crescente temerità religiosa e politica degli altri. Il perchè si unirono gli elettori del-l’Impero, col couseuso del Papa, per domandare a Carlo V un capo ognora pronto ad opporsi a’tentativi de’doppii nemici naturali dell’impero, che sebbene operando in modi diversi uno giovava al-22