8 I 2 eia la possibilità eli soccorrere la Lombardia. Era allora in viaggio Adriano VI per recarsi a Roma, ed a’ 20 agosto approdando in Genova, tutta sbalordita e dolente pel sofferto, si recarono a ossequiarlo il duca di Milano, Pescara e Colonna, con Antonio di Leiva o Leyva na-varrese capitano spaglinolo, tutti abbracciati dal Papa con volto sereno. Ma quau-dodomandarono l’assoluzione delle incorse censure per la devastazione di Genova, il rigido Adriano VI ricisamente lo negò, come afferma il suo famigliare Oi liz presente, Descrizione del viaggio di Adriano FI dalla Spagna a Roma. Continuando le pratiche della repubblica coll’imperatore, a mezzo dell’oratore Gaspare Contarmi in Brusselles, perchè le cose fossero restituite al pristino stato, e riavere quanto possedeva prima della guerra, il gran cancelliere cesareo sorridendo rispose che Carlo V sarebbe assai coutento che la signoria gli restituisse quello che teneva della casa d’ Austria e dell’impero. Alche il Contarmi fece osservare di non volere entrare in disputa su ciò che veramente fosse dell’impero, perchè vi sarebbe molto a dire, e poi in forma di scherzo soggiunse : Che chi volesse risalire aliai.' origine del possesso, troverebbe che alla 1.’origine dell’ icn-peroi primi imperatori furono occupatori di quello d’altrui. Tuttavia non lasciando il veneto ambasciatore di fare ogni sforzo per condurre a buon esito le trattative, insistendo sul non potersi mancar di fede a’francesi, gli disse Carlo V: Che non era possibile la signoria potesse soddisfare in un medesimo tempo a duech’e-rano grandissimi nemici tra loro. Infatti le pratiche coll’imperatore ¿¡veano insospettito Francesco I, ma per le spiegazioni del senato si mostrò soddisfatto, e ne lodò il contegno, confortandolo a restar fermo nella lega.Inseguito,osservando la repubblica grande incertezza nelle risoluzioni del re, cominciò a mostrarsi più inclinata ad un’intelligenza coll’impera- tore, a ciò sollecitata anche da Enrico Vili re d’Inghilterra. Il Novaes nella Storia di Adriano VI, dice che separò dalla lega co’ francesi i veneziani, ¡quali all’opposto fece collegare contro i medesimi con Carlo V, col fratello Ferdinando arciduca d’Austria, e con Francesco II duca di Milano; lega dal Papa solennemente pubblicata in Roma in s.Maria Maggiore a’5 agosto i5a3, in Venezia a’i 5 pure con grande solennità. Altrettanto leggo nel Rinaldi, per cui i francesi esistenti nel castello di Milano, vedendosi vieppiù stretti, senza speranza di soccorso, s’arresero agl’imperiali, salve le persone e le robe, e fu dato subito al duca, ritirandosi i francesi al di là de’mon-ti. Nel precedente trattato de’ 29 luglio erasi stabilito tra la repubblica e Carlo V, coll’ adesione dell’ arciduca fratello, e compreso li duca di Milano: La repubblica continuasse a possedere i due do-rainii, pagando a Carlo V per compenso 200,000 ducali in 8 anni, oltre 5ooo ducati a’fuorusciti, cui si permise ripatria-re: le due parti restituissero i luoghi occupati, a seconda del precedente trattato di Worms: la difesa comune de’ propri stati in Italia contro chiunque venisse ad assalirli, eccettuato il Papa, al quale e all’Inghilterra lasciavasi luogo d’accedere al trattato. Per la difesa dello stato di Milano terrebbe sempre il duca in tempo di pace 5oo uomini d’arme, così i veneziani, dovendosi accrescere in tempo di guerra colle convenienti artigliere ; lo stesso facendo Carlo V per I’ eventuale difesa dello stato de’veneziani. Vietati al nemico i passi e le vettovaglie; e dovere la repubblica mandare all’uopo 2 5 galee in difesa del regno di Napoli, qualora non si trovasse in guerra col turco, Furono nominati comuni amici i redi Polonia, Ungheria e Portogallo, il duca di Savoia, Firenze, la casa Medici, il doge di Genova, il marchese di Monferrato. Il Papa e il re d’ Inghilterra si dichiararono custodi e conservatori di queste con-