Me discordia d’alcuni suoi membri, e per f>«ere slato il principe Leopoldo innal-talo alla dignità cardinalizia, si sciolse e mancò quest’adunanza”. Ne riparlai nel toI. LXXVIII, p. 173. Avendo in tanti luoghi scritto della celeberrima accademia de’Liucei, e per ultimo nell’ artico- lo che diè motivo a queste mie nozioni, nel vol.LXIII, p. 19 tornai a far melinone d’ una gloria letteraria veneziana, benemerita dell’accademia, che per rispetto al presente articolo, non sarà su -|ierlluo il ripetere in meglio. Lettere 1lei conte Domenico Morosini nobile veneziano al signor abbate Francesco Cancellieri di Roma, e ili questo a quello intorno ad alcune cifre spettanti al-lAccademia de'Lincei, in Venezia nella tipografìa di Giuseppe Picotti 1829. Se ne deve la pubblicazione al eh. cav. Cicogna con erudita dedica illustrativa al marchese Gio. Jacopo Trivulzi di Milano. Il Morosini che spiegò le cifre de’ Lincei, fu celebrato altamente pelli sua singolare perizia nella spiegazione di qualunque più difficile cifra dal Cancellieri, e quale Eclipo de’ nostri ¡fiorai; e nell’ Appendice mss. ch’è nel-I esemplare di mia proprietà, vi sono pu-redue lettere tra il conleMorosini e il conte tederico Manfredini, oltre alcuni analoghi estraiti della Biblioteca Italiana e dell Antologia. Termina cou questa e-pigrafe. All’amico Domenico Morosini : l oi siete un uomo, il quale fa onore alla patria nostra. Alvise Contarmi), quale fu quella del Cimento, la sua più Mua parte almeno, non può certamente esser tentata d’ involare la fama delle panili operazioni agli uomini insigni delle a,tre nazioni. Poiché può bastare ad °8"ì italiano zelante dell’ouor della sua, 1 diritto di potersi gloriare, che un Ita-'‘¿(io certamente fu il 1."discopritore del-nwrica, ed uu altro Italiano ebbe la 501 tc dargli il uome. Si conviene sen-w'Contrasto che i primi discoprimenti America si devono a 3 italiani; ed i domimi conquistati in essa, i casigliani li debbono a Colombo moiiferrino o genovese, gl" inglesi a Caboto veneziano, scopritore deH’America settentrionale, i francesi u! fiorentino Verazzaui. Termino 1’ abbietto mio dire, con ripetere le parole dell'illustre scienziato che l’ha promosso nell’onorarmi pubblicamente, do-poaver io già intessuto varie spigolature di sua amorevole e sapiente Lettera, e le ricavo dall’encomiata sua Storia de’ Pianeti. » Al limpido e ridente cielo d’Italia la scienza n’è in gran parte debitrice, e all’immortale Galileo Galilei per la stupenda invenzione del cannocchiale”. E questa segui sotto i munifici auspicii della veneta repubblica in Venezia. Con questi accettili da piacere non meno a’ veneziani, che a quanti amano la gloria italiana, io spero forse di aver corrisposto, proporzionatamente alla tenuità di mie forze, al desiderio del eh.autore della Lettera*opra Urbano Vili ed i Lincei, che li ha provocati, se non degnamente, certo affettuosamente. Ulteriori notizie si ponno vedere in Giambattista Venturi, Memorie e lettere inedite o dispersa di Galileo Galilei, Modeua 18 < 8. Vi è pure il Trattato inedito sulle fortificazioni di Galilei. 32. Marino Grintaui LXXXIXdoge. Erano gli elettori raccolti ancora in conclave per l’elezione del nuovo doge e successore del principe Pasquale Cicogna, quando la notte de’ 25 aprile 1 5g5, alcuni strepiti popolari nel rivo di palazzo domandando doge Marino Grimaui, posero in qualche sospetto di pericolo la città. Il Grimani realmente fu proclama» lo doge nel di seguente, e allora il popolo trasmodando nelle sue dimostrazioni di gioia, corse a levare i banchi di palazzo e arderne falò: si fecero allegrezze e baldorie strepitose, grande quantità di vino e pane fu distribuito a’poveri e a’barca* ruoli de’ traghetti, il nuovo doge gettò molto denaro nel suo giro per la piazza dis, Marco,ed anche la dogaressa ue get-