628 Cos'i vivendosi, e per soprassoma da’zer-bini cantandosi la Biondina in gondole-ta, famosa e lascivetta canzone (la compose in dialetto veneziano il poeta Antonio Lamberti, ed è ancora cantata da una inano di gondolieri l’estate lunghesso il Canal grande a sollazzo de’forestieri che visitano Venezia), tuonavano intanto terribilmente i cannoni e molto sangue correva ne’combattimenti tra’francesi,tedeschi e altri”. A’6 giugno Noel inviò al senato la dichiarazione de’principii de’suoi committenti, diceva dover oggimai formar base essenziale di tutti i trattati che si fucevano pel riposo d’Europa il positivo e ufficiale riconoscimento della repubblica francese e di sua sovranità; e giunse a proporre un’alleanza, e chiedere se venisse accolto a Venezia un inviato di Francia rivestito del carattere di ministro. Si rispose affermativamente a quest’ ultimo punto , e per conseguenza egli partì e verso la metà di luglio si presentò il ministro Lallemant. Invece però d’ainmelterlo, dichiarò il senato, che la ben conosciuta sua imparzialità non permetteva introdurre verun cambiamento nella forma delle sue corrispondenze politiche. Il ministro non riconosciuto si vide nella necessità di partire, affidando all'agente Jacob le relazioni tra’due governi. Quest'agente francese, mantenuto fermo a malgrado le rappresentanze ed anche le minacce de’ ministri delle corti alleate residenti in Veneziani die’ cura di mandare in Francia alcune provvigioni ili cui allora avea essa grande bisogno essendoli) preda alla carestia. Frattanto i veneziani si mantenevano nel loro sistema favorito più coll’ eludere le proposte che venivano lor fatte, che non col dichiarare formali rifiuti; le armate francesi aveano terminato la campagna del 1793, in guiso da dar peso alle domande che venivano falle dagli agenti politici di loro nazione. Sul finir di quest’anno manifestaronsi in Italia alcuni sintomi di agitazione, e non ne andarono del tutto esenti le provincie dipemlent «la Venezia. Gli scolari dell'universa:, Padova si erano abbandonati ad un ti fervescenza, più leggerezza giovanile d* influenza delle nuove opinioni democr» tiche, tosto però sopita senza rigore. Più che pel resto de’suoi stati di Tenafermi, temeva il senato pel Bergamasco e pelDre. sciano, paesi vicinissimi al Milanese; nu prese misure più preventive che ili repressione, il governo essendo ancor lon tanodal persuadersi d’ ogni idea di prò sante pericolo. Dice V Arie di verificar le date.» Se gli dava timore l'invasione de’principii rivoluzionarli della Francia, che poteano venir abbracciati con calore da una porzione de’sudditi veneti, uou era meno inquieto pe’ militari succe», dell’Austria, nè sapeva come uscir dalla lotta de’diversi sentimenti che I’ angustia vauo. Quindi le molte contraddizioni nella sua maniera di parlare e di agire Convien poi far entrare nel calcolo li degenerazione del carattere nazionale, la timidezza ne’governanti, il disordine del le finanze, lo stato deplorabile delle truppe, e la mancanza quasi assoluta deìnez zi di difesa e di attacco”. Il procuratore Francesco Pesaro, eloquente e uomo ili governo intelligente, avveduto, operoso, ed energico propugnatore dell’ordine e delle leggi, era tra’pochi nobili che chiedesse vivamente si circondasse la repubblica di forze bastanti a farsi rispettare, o almeno trattare con riguardi dalle p" lenze belligeranti. Nell’aprile 179^ I10" tienilo in chiara vista gl'immensi danni e umiliazioni risentili dalle neutralità pei lutto il corso del declinante secolo X\ IH adottate, egli propose in pien senato ili assoldare un’armata e munire le fol tezze, invece che abbandonare la Terralenu» a discrezione dello straniero, preparai-alla guerra; e in quel momento fu Co*i bene sostenuto nella sua proposta, d,e ottenne un decreto ordinante l’armo delle piazze forti, l’organizzazione d un treno d’artiglieria, il richiamo delle milK|C