78 servanza de’ decreti circa alle armi, la pubblicazione di grida nelle chiese, il rapporto de’ fatti criminali. Quanto al giuramento di fedeltà è ricordato fino dal 107 1 pel doge Selvo, che nella sua e-lezione fece doni al popolo: queste due cose furono ora ordinate per legge, e stabilite regolarmente per l’avvenire) o sestieri: alla sua elezione fosse portato, giusta il costume degl’imperatori d’Oi lente (e di altri sovrani, come il Papa in Sedia gestatoria), per la piazza in un orbico-lare sedile,chiamalo poi il pozzetto, spargendo denaro al popolo, nella quantità che dissi al n. 3 di questo §. Tali mutamenti nel potere del doge non dispiacquero ulla generalità de’citladini, come quelli che promettevano più tranquillità alla repubblica , e più allontanavano il pericolo d’ un governo dispotico. Ma non fu lo stesso quando il consiglio venne a toccare anche del modo di elezione. Volevasi sottrai- questa dall’inconsideratezza popolare, e surrogare regolari discipline alle tumultuose acclamazioni. E perciò fu stabilito, che d’ora innanzi undici elettoli, scelti dal maggior consiglio e perciò dal ceto de’nobili, si ridurrebbero, onde conservare tuttavia la forma della pubblicità, nella basilica di s. Marco, per ivi procedere alla scelta del nuovo doge, cbe dovea riportare nove suffragi tra gli undici, ed esser poi sottoposto all'approvazione del popolo.Ma questo,lungi dal tenersene contento, insorse contro la nuova legge, e con altissime grida e strepitando cominciò a proferire parole sconcie e ingiuriose conlro quelli del consiglio, chiamandoli tiranni e usurpatori della pubblica volontà e libertà, dappoiché volevano escludere il popolo dall’elezione del doge. E tanto crebbe il tumulto , che poco mdneò non si venisse al sangue, onde a mala pena riuscirono alcuni maggiorenti a calmarlo, persuadendolo che il nuovo regolamento non mirava se non ad introdurre miglior ordine ucH’elezione, la quale facendosi pub- blicamente nella chiesa e abbisogna mio dell’approvazione del popolo,lasciava salvo a questo il suo diritto. Fu in conseguenza stabilito, che il nuovo doge verrebbe presentato alla moltitudine colle parole: Questo è il vostro doge se vi piace, e con tal mezzo riuscì di quietare quel movimento. Siffatta conferma però si ridusse in progresso di tempo a semplice formalità, e venne alfine tolta del tutto, secondo che il governo sempre più si restringeva nelle mani dell’ aristocrazia. Dopo tutta questa narrazione fatta col Romani», dolio patrio storico , non so forsequanta intera veridicità possanoave-re tulle quante l'anteriori formalità riferite dal sullodatoSforzosi. Imperocché descrivendo l’elezione di Vitale Michiel II, dice che gli araldi colle trombe, d’ordine de’lribuui, convocarono il popolo, che occupò la chiesa e la piazza di s. Marco, e le donne, escluse dall’alto dell’elezione medesima, si schierarono sulle gradinate eiette a bella posta nella piazza e sui palchi del campanile. Che si fecero preghiere nella basilica a’ss. Marco e Teodoro protettori,celebrandovi messa il patriarca di Grado, alla presenza de’vescovi, de’ sacerdoti, de’nobili e de’citladini, perché Dio illuminasse l’assemblea e gli elettori sulla scella del doge. Riporla il discorso del decano de’senatori, invitandogli e-letlori allo scrutinio, e di manifestare la loro opinione con pietre bianche o nere nell’urna, ad ognuno de'’seguenti candidati scritti per ordine di età: Ziani, Mes-ser Pietro, Vitale Michiel, Gradenigo e Morosini. Quindi proposto dal decano de’ senatori Ziani per doge, poco favorevole bisbiglio I’ accolse nella piazza; le pietre nere in maggioranza confermarono la sentenza pronunziata dal popolo , onde restò escluso. Nel farsi lo scrutinio per Messer Pietro, un grido di gioia fece sentire il partito assai considerabile che ne sosteneva la candidatura dentro e fuori del tempio, sperando così d’influire sulla risoluzione della maggioranza degli elet-