l’anno 63o, ed alle pontificie parole Chrislianissìmae Reipublicae, aggiunge quanto notò Severino Binio. Hoc ùlulo Fenetam Rempublicarn merito exor-nat : quia ipsa, reliclis schismaticis, Romanae Ecclesiae adliaercbat, et a Romana Ecclesia Episcopum patere solebai, ne schismaticorum laqiicis-4m-plìcaretur. Notò pure il Rinaldi, all’anno 637, n. 1, che gli arabi e saraceni maomettani avendo preso Antiochia, metropoli di tutto (’Oriente, colla Siria e Gerusalemme, oltre Alessandria, emigrando molti de'loro abitanti in Occidente, e trafficando i mercanti cristiani in quelle parti, o per opera d’ altri cristiani, onde preservarli dalla profanazione, moltissimi Corpi de’ss. Martiri e Confessori furono portati a Roma, a Vi-negia e altrove. Leggo poi nel Mulinelli che se la lontananza e la barbarie de’tem-pi ci tolgono il conoscere qual fosse propriamente l’amministrazione e la giurisdizione de’ tribuni nell’isole, quale ed a qual punto I’ autorità loro si estendesse, si sa però come per ambizione, per vaghezza di dominio,e divisi da gelosie per desiderio di miglioral e i loro particolari interessi, abusando i tribuni d’ autorità, finalmente commosse l’indignazione e le mormorazioni di non pochi apertamente. Divisa in fazioni diverse la nazione, minacciata da’confinanti longobardi, che spiavano I’ isolane scissure per trarne vantaggio e ridurla a servitù ; molestata dagli schiavoni o slavi pirati arditamentesino nelle Lagune; fortunatamente nella violenza dell’ insorte passioni la nazione de’ veneti rientrò in se,e siccome la cagione del male stava nella forma del governo, in principio saggio e valoroso, così vide la necessità di cambiarlo e modificarlo. Osserva il Dizionario veneto, come suole nel crescere delle nazioni, die vanno più frequenti succedendosi i casi, e più gravi si rendono e più bisognosi di adattati rimedi, venne il tempo in cui dissidii interni. esterne minacce e danni, richiedevano prontezza ne’ provvedimenti ed energia nell’esecuzione, quali attendere non si potevano dal tribuno del luogo, da se solo troppo debole, nè dalla lenta tribunizia adunanza,e molto meno dalla generale concione o comizi generali che dir si vo glia. Perciò fu bandita una generale convocazione da tenersi in Eraclea, come luogo più sicuro, e dove sorgeva trovasi tra’ recinti della diocesi di Treviso. Circondata da fiumi e paludi e piuttosto mediterranea che isola, era Eraclea, che fabbricata nel declinare del V secolo col nome di Meliilissa, prese poi quello d’E-raclea, o perchè ampliata ad onore del-l’imperatore Eraclio ( regnò dal 610 al 641), da’ fuggitivi di Asolo, Oderzo, Fel-tre e altri luoghi della Venezia alpina, per campare dal furore di Rotali re de’ longobardi del 636, ed ebbevi rifugio s. Magno vescovo d’Oderzo nel secolo VII cogli esuli suoi diocesani. Avea suolo asciutto e sano, territorio fertile, la rigogliosa selva Eracleana abbondantissima di selvaggina; e nella città molte e nobili chiese, ricche di marmi e musaici; fiorendo tra le principali famiglie i Donusdei, i Dongiorgi,i Barbolani, i Sa-uadori, i Tradonici, gli Erizzo, originari dagli ottimati e da'decurioni d’ Oderzo e di Concordia. Adunata dunque in E-raclea la dieta del popolo, si propose di concentrare la pubblica autorità in uno solo, col potere d’unire la nazione quando il bisogno richiesto lo avesse, col diritto di decidere in ultima istanza, e cui dovessero essere sottoposti i tribunizi propose pure,chenonil titolo di re,bensì quel- lo di duce o di condottiero della nazione dovesse assumere,Accolla unanimemente la proposizione si elesse nel 697 a Duca o Doge (F,), Paolo Lucio Anafesto cittadino d’ Eraclea, per saggezza e per o-nestà universalmente stimato, il quale stabilì la residenza in Eraclea stessa. Fin qui il Mulinelli. A tanto avvenimento è bene riparlare il riferito pure dal Roma-