fini .li Dalmazia, ili molle de'mussuhna-e «lire cose ; e perciò riuscire inutili iiitlii suoi ragionamenti col sultano, bra-nioio dilla cessione,presso il quale i diritti li fondavano sulla »cimitarra e sui cannoni. Ilsnltano mandòquindiChubatsuo traído,ochiaus o messo o nunzio, il quale »’18 marzo 1570 espose al collegio le ine pretese lagnanze, e come Cipro era dipendenza dell’Egitto e della Mecca, perciò farne formale domanda, e coll’alter-uilita di gneira , ove la repubblica ne-jiwr di cederla. Allora, dopo le risposte ilt-l collegio, di sorpresa come il sultano ma giusti motivi dimenticava i suoi giuramenti, e che si sarebbero difesi ga-.'indamente confidando in Dio, prese la parola il venerando doge, con ferma e polente voce dicendo: Cubai Cliiaus, la giuiiiiia ne darà la so spada per difender i nostri diriti, e Dio el so santo a-gi 'lo per resister co la rason a la fona, 11" la forza a la vostra ingiusta violi --■■■ Chiamato poi il nunzio apostolico ili «. l’io V,Gio. Antonio Facchinetti ve-K'i»o di Nicastro e poi Innocenzo IX, e ujinunicatagli la risposta, egli con fermo diKorso incoraggi il doge, colle debite pin««iiioiii,a intraprenderedi buono e irremovibile animocontroi turchi spergiuri la guerra da loro voluta, sebbene non *»etU egli mai desiderata, certo dell’aiuto di Dio e de’principi cristiani, essendo 'olerei* comune della cristianità,ioipre-'■* 1» quale apporterà grandissima glo-"a; e che da’turchi non doveansi attendete che inganni, mai osservando ciò che I"''mettono e giurano. E siccome Giro-•mo Grimani rispose con generose pa-''1 »ive ed affettuose verso Sua Santi-Ij> mediante la quale la repubblica sa-''•'l>e aiutata dagli altri principi crislia-Dl' Pronta di speudere tutte le sue lacol- 11 c ‘pargere il sangue de'figli per con-1- «»ni »olio il vessillo del Salvatore; e-foici* eco gli fece Zuane Mocenigo. A que-’■ituoii sentimenti, il nunzio pontili- 11 dichiarò consolato di sì pronta e u- 375 nifurme volontà, perciò sicuro e glorioso sarebbe il successo della guerra, e di volerne far sempre relazione al Papa nel modo il più vantaggioso; che se in altri tempi i turchi ebbero vittorie, ora avea a farsi con un Sardauapalo e la discordia non sarebbe mancata tra loro. Diceva il vero, poiché nella biografia di Selim II, nell’articoloTuRciiiA,che in questo va tenuto sempre presente,colla storia lo dissi perduto per le donne e pel vino, egli stessi turchi, rispettosissimi pe’loro sovrani, lo chiamarono V Ubbriaco; anzi iiou mancò chi accusò il famoso Nassi,che si guadagnò il di lui favore col vino di Cipro che gli donava, da’suoi difensori qualificata favola, ludi si sospettarono pratiche del Nassi a Venezia, e perciò il consiglio de’Dieci ordinò l’arresto d’un emissario portante sue lettere, e s’imprigionarono turchi, ebrei, levantini e altri sudditi ottomani che si trovavano a Venezia, colla confisca di loro robe. Gli armamenti continuavano con tutta alacrità, si scrisse a’ principi cristiani per soccorsi, uè muncò il governo di que’provvedimenti che poteva maggiori per saivaie l’isola. Al governo di Cipro erasi in tulio il tempo del veneziano dominio, 1489-1570, mandato un nobile veneto col titolo di luogotenente, eletto dal senato, restando in carica per due anni, il quale con due altri nobili consiglieri, pure mandali dalla dominante, univa in se i poteri del re e dell’alta corte, eccettuata la parte legislativa e le appellazioni a Venezia. Al luogo-tenente e a’ consiglieri andava unito il capitano, incaricato specialmente delle cose militari, aia ne’tempidi guerra rnau-ilavasi un provveditore generale con autorità superiore a quella del capitano, pel buon ordine e difesa dell'isola. Alle reu-dile e alle spese presiedeva il camerlengo; il pagamento delle truppe era affidato al collaterale. Delle precedenti magistrature furono conservati i visconti di Nicosia capitale e Famagosla altra città principale, presidenti della corte inferio-