leone divenutoi."console diceva aperto: che que-l carcame di vecchia era ormai senz'anima e. senza fiato, ingannavasi a partito. Vinegia è caduta improvviso, seni’ avvedersene, con ¡stupore del senato e del doge ; con ¡stordimento de’ patrizi, e quando meno attendeaselo il popolo, che coricossi libero la sera, e il mattino svegliossi schiavo, e vide spenti nella notte i gloriosi gonfaloni di s. Marco; calati i Leoni dal palazzo dogale; tolti gli orifiamma dalle autenne della Piazzetta (dall’istante della caduta della repubblica di Venezia, cessò per sempre da ogni attualità di politica applicazione il famoso anagramma : Divus Marcus Evangelista - Sitm vigilad Fenetas furai. Sin d’allora s. Marco voltava carta, per cos'i dire; pur seguitò a far parte dello stemma di governo e municipale inquartato com’era in quello del re-gnoLombardo-Veneto.in compagnia del Colubro Visconteo. Ora il Leone non appartiene che al municipio,ed alle memorie archeologiche); fuggito il doge; nascosti i senatori;sbalorditiicittadinia veder sventolare all’aria le bandiere tricolori, e posti sulle picche i bonetti rossi. Cosa inaudita I In meno di 24 ore la repubblica millenaria fu spenta e spari dalle nazioni, come chi dormendo muore d’asfisia senza risentirsi. E ciò perchè?...” Lo dice 10 stesso p. Bresciani,ap. i 83, nella continuazione del racconto, Vbaldo ed Irene ; L'abbate TentorieilsiorZanetto. lonon posso seguii lo, mi limiterò a estrai ne poche parole. Entrati i francesi in Vinegia, 11 meravigliosissimo palazzo ducale spalancato alla ruba d’un popolaccio disfrenato, fra tanto saccheggiamento ebbevi un uomo savio e scorto delle cose (credo che alluda all’ab. Cristoforo Tentori dotto e destro ex-gesuita spagnuolo, vero amante della nuova sua patria, Venezia, cappellano di corte del conte Ottoliu benemerito rappresentante la repubblica in Bergamo, e primo ad affrontare l’insano impeto francese senza riguardo a persona- 671 leincomodoe spese; il qualecompilòe pubblicò la Raccolta cronologica ragionata ec., A ugusta 1799), che inosservato penetra toin PregadijUnode’grandi archi vi della repubblica,dagli ultimi scaffali,dati di inano n’ fasci più recenti degli Alti del consiglio de' Savi, fece caricare 12 cestoni di quelli degli ultimi 4 lustri della repubblica, cioè da poco prima il 1780 a tutto il mese di aprile e i primi di maggio del 1797, in cui fu morta la repubblica per l’invasione francese, e da 12 portatori di acqua li fece trasportare a casa, per rovistare fra quelle carte le vere cagioni della caduta della repubblica di Venezia (a ciò autorizzato il Tentori, ne copiò i documenti, e quindi in due volumi stampò nel 1798, come di già ho avvertito nel fine del n. 12,0 dogado 49 ° del § XIX), onde poi pervenne a chiarirsi più che immaginato non avea (già egli avea compilato il Saggio sulla storia civile politica, ed ecclesiastica della repubblica di Venezia, ed ivi pubblicato nell’anno 1785). Dopo lo scoppio della rivoluzione, il cervello astuto e il sottile ingegno dell’ab. Tentori vedeva o pareagli vedere nel reggimento della sapiente repubblica di Venezia certe anomalie, ch’egli non sapeva costruire e congiungersi in capo. Laonde entrato in mille ovvolgimenli, e soipi-zioni, e pronostici, dicea fra se : Qui gatta ci cova. Ma non arbitrava mai in pensare che in vece ci covasse un serpentac-cio astuto e crudele, pien di bava e di veleno, il quale del fiato attossicava le più savie risoluzioni del doge e del senato ; e questo era appunto quel tarlo in-ternoe segreto,che rodeva il midollodel-le ossa della repubblica. Il Tentori, eoa altri suoi gravi e discreti amici, ragionava dell’inerzia del senato contro la burrasca che si addensava alle contrade d’Italia, ma ne parlava sottovoce, non potendosi arrischiare in palese pel timore di quel grande assioma veneto : Della Serenissima non se ne discorra nè inben nè in mal.