620 mo inferocito ilei bey, die rifiutava orgoglioso ogni proposta di pace. Per tanta ostinata oltracotanza sdegnato l’Emo, avvedutosi della necessità di condursi a imprese maggiori coll’aiuto di nuove forze, veleggiò a svernare a Trapani, riparando le navi, meglio addestrando le ciurme con esercizi continui. Ricevuti i rinforzi da Venezia, uella primavera 1785 ricomparve sulla costa nemica, e tornò a bombardare Susa, e fece altrettanto con Biserta e Sfax, pochi anni prima dichiarata inattaccabile da’francesi, oltre la Goletta di Tunisi. Stiperò gl’ inaccessibili scogli di Sfax, ed i bassi fondi di Tunisi, covili de’pirati, mercè l’invenzione ingegnosa e semplice delle celebrate sue galleggianti, colle quali poi portò la distruzione e la morte , là dove i barbari ladroni meno avrebbero creduto di essere raggiunti. Gl’inglesi già forse più d’ogni altro così periti nelle cose marittime, benché sobrii nel magnificare l’altrui imprese, lo ricolmarono di lodi. Però la cou-tetnporanea Gazzetta di Leida, appunto quando l’Emo immortalava il suo nome pugnando contro Tunisi, censurò la flotta veneta e la condotta di quell’eroe che la capitanava, il che non ha valore, quando si consideri col conte Dandolo, gli sdegni che allora fervevano dell’ O-laiula contro Venezia , per la divulgata trufferia commessa da Zanovicli di Bu-dua, a danno della casa Chomel e Jour-dan. Dappoiché, egli dice, sono conosciute le smargiassale allora fatte dagli stali generali olandesi, e tutti sanno che la repubblica veneta contentavasi di protestare con promemoria de’27 novembre^S^ comunicata alle corti principali, d’interrompere ogui relazione diplomatica con quel paese, e di ordinare all’Emo di e-vitare studiosamente ogui provocazione, ma di non esser lento nè fiacco nel reprimere ogni anche menoma offesa. L’O-Janda tacque , e la Gazzetta di Leida, volle vendicarla cogli scherni contro la (lotta deH'Emo. Fu questo l’ultimo rug- gito mandato dal Leone di s. Marco sul mare; ma fu ruggito potente, e degno del-la sua più robusta virilità. La patria ri-conoscente rimunerava tanti eminenti servigi colla dignità di procuratore di s. Marco; e commetteva all’Emo di lasciare Tommaso Condulmer con 3 fregate sulle coste dell’Africa, a tener Tunisi in soggezione, e di condursi col grosso della flotta nell'Arci pelago, dove la guerra scoppiata fra la Russia e la Porta ottomana, per aver Caterina li fatta occupare la Crimea, richiamava la maggior attenzione della repubblica, e chiedeva a lui importanti servigi. La dura lezione data dall’Emo al bey di Tunisi e la continuala presenza di navi venete a vista de’suoi porti, avevano alla perfine domato la sua audacia; per cui nell’agosto 1787 si convenne a tregua colla reggenza; la repubblica rifiutò l’esorbitanti proposte fatte dal bey, preferendo all’interesse la dignità, e ben decisa di non offrire che un regalo di 4°,000 zecchini, s’ è vero l’asserto <\t\VArte di verificare le date. Non per questo si credette impedito il bey di costruire nuovi legni, per riabbandonarsi ben presto a nuovi eccessi a danno del commercio veneto. — A’7 set • tembre dello stesso 1787 il senato decretò la soppressione di 18 Feste (siccome in quell’articolo ho riferito : che Clemente XIV neh 772 con bolla ridusse le feste ne’ doininii della repubblica veneta ; forse saranno le soppresse dall’autorità pontificia). Verso quel tempo si lanciarono nell’acqua due sciabecchi e 3 fregate per raggiungere la squadra veneta comandata dall’Enioestazionata nell’acquedi Duraz-zo, per sorvegliare i movimenti della squadra lurca. Sul finir d’ottobre Caterina II imperatrice di Russia invitò il governo di Venezia a spiegarsi sul (nodo con cui verrebbero ricevuti ne’ porti veneti i bastimenti russi da guerra, e quali garanzie vi potessero trovare. E la repubblica dichiarò un’altra volta voler attenersi alla più stretta neutralità, inviando per eoa-