M nelo Bartolomeo II Quirini, pure primicerio di s. Marco,e giuròfedeltà e ubbidienza a Lorenzo III patriarca di Grado, il cui successore Egidio celebrando nella festa de’ss. Ermagora e Fortunato del 1297 il concilio provinciale, v’ inter-vennecon altri vescovi. Poi a’20 febbraio 13o3 fu traslocalo alla sede di Novara, d’onde passò a quella di Trento.— Nello stesso giorno di tal traslazione venne e-letto 37.°vescovofr. Romperlo Polo domenicano bolognese,chiamato pureLiW»-berlo ed Alberto de’ Primadisi, premurosissimo del buon ordine e della osservanza dell’ ecclesiastica disciplina, e zelante conservatore de’ diritti del suo vescovato, formò un catalogo di tutte le sue rendile,e delle costumanze vigenti, perchè si avessero a mantenere nell’av-veuire ; ed è la raccolta chiamata: Calcistico del vescovo Romperlo. Egli è lodato dagli annalisti domenicani qual valente scrittore, e sono riputate opere di lui un Apologe tic um ed uno Speculimi. S’ignora l’epoca precisa della morte del prelato.AJcuui scrittori, non antichi, raccontano,che un vescovo Castellano,di cui tacciono il nome , donò alcune decime mortuarie alla parrocchia di s. l’autaleo-ne (se ciò è vero, potrebbe essere stato il vescovo Moro), di cui era stalo pievano; che il vescovo Iiamperto non volle riconoscere la concessione, perchè ollendeva le ragioni de’successori, e portatosi in occasione d’uu funerale ad esigere le decime a lui dovute, nel furore popolare vi rimase ucciso,cioè perì miseramente oppresso dalla furia del popolo tumultuante, nel sito detto Malcanton,dal funesto caso. Altri anche soggiungono, che molti abitanti di Castello siano furiosamente corsi a s.Pantaleone per vendicare l’ucciso prelato, e che il popolo della parrocchia, assistito da quello dis. Nicolò de’Mendi-coli, abbia loro opposto valida resistenza; che gli uni e gli altri azzulTaronsi rabbiosamente, entrambi ingrossati da’ popoli delle circostanti parrocchie, e che da que- sto abbiano avuto origine i due notissimi 1 partiti de' Castellani e de’ Nicolotti (altra origine di tali fazioni, e più probabi le, la narrai nel § XVI, n. 3 e altrove), ne’quali poi si divisela popolazione bassa di Venezia. Il Corner ancora reputa favola tal volgar tradizione, ta ciuta da’più sinceri e accreditati scrittori delle cose veuete, tanto più che da alcu no di poco credito viene lo stesso riferito dell’8.° vescovo Lorenzo dell’880, come già dissi. Pare morto fr. Rampol lo nel l3o8, poiché si ha documento che la sede era già vacante a’ 14 febbraio 1809, per esserne vicario capitolare Francesco da Barberino; mentre nel seguente 1310 lo era Jacopo pievano di s. Fantino, il quale condannò all’ esilio ad placitum futuri episcopi Castellani, alcuni cano ilici, pievani e chierici, per avere preso parte alla famosa congiura di Baiamonle Tiepolo, che narrai nel § XIX, n. lì. — Nel 3i maggio 1311 venne eletto 38." vescovo Galasso de’ conti Alberlini da Prato, ni pote del famoso cardinale Nicolò di Prato, da Clemente V di cui era suddiacono, grato allo zio da cui principalmente dovea riconoscere il papato, e dicesi apertamente, beuchè italiano, colla deplorabile condizione di stabilire in Francia la residenza pontificia; per cui Filippo IV il Bello, già scomunicato da Bonifacio Vili e da Benedetto XI, immediati predecessori di Clemente V, per vincere il partito a di lui favore profuse molto oro. Quanto a Galasso, trovandosi in Avignone presso il Papa, ivi mori nel seguente giugno, senz’essere stato consagrato. Laonde Clemente V, nello stesso mese gli sostituì per 39.” vescovo di Castello, il fratello Jacopo Alberiini da Piato, parroco del borgo di s. Lorenzo, cospi cua terra della diocesi fiorentina, la cui ordinazione si protrasse al rnatzo i3i6 o nel principio del 1317, e finalmente si recò alla sua chiesa nell’ottobre 13 itf,a’ vendóla fatta governare da’ suoi vicari uella sua assenza,iucoutrato sino a Me-