poco il lasciò godere d’onorato riposo fra’ suoi cari, e poco accogliere le modeste distinzioni ed onori in quel senato, i cui voleri con invitto animo e con forte braccio avea saputo sì lungamente far rispettare e ubbidire. Attendendo tosto a’bisogni della guerra, furono levati 5o,ooo ducati di sussidii dalle città soggette, e altro opportuno rinforzo si ricevè nel 1dal lascito ricchissimo di Bartolomeo Colleoni, in quel tempo morto, fatto alla repubblica di cui era stato capitano generale di terra, del cui monumento equestre ragionai nel §X, n. 13. Chiaro per valore, strategia e astuzia militare, che gli meritarono il primato nella tattica, fu però instabile ne’ consigli, pronto a cambiar di partito e d’insegne, secondo che se gliene offriva il destro.Consisteva il legato in più di 100,000 ducati d’oro, per continuar la guerra contro i turchi, tutto il credito che avea colla repubblica pe’ suoi stipen-dii, ed il 3.” di ducati 10,000 dovutigli dal duca di Ferrara. Tutto il patrimonio del defunto si trovò sommarea ben 5oo,ooo ducati. Ma già a’6 di detto anno trovandosi il doge nella sala grande del palazzo ad una festa che si dava a Federico d’Aragona figlio del re di Napoli, e poi re nel 1496, di passaggio per Venezia coi celebre Sannazaro (come ho già riferito nel principio ili questo articolo), giunse un messo della matrigna di Maometto 11 con proposizioni di pace, e un salvacondotto per un agente da mandarsi alla Porta Ottomana per trattale; e ciò mentre Paolo Morosini adopera vasi a Piotila con Sisto IV per una lega generale, e Milauo e Firenze erausi obbligati contribuire 100,000 ducati. Il turco si scosse dopo la difesa di Scutari e dell’ isola di Lemnos,per vedere le venete navi correre i mari colla rapidità del lauipo, e toccare i lidi preceduti dal terrore del nome e dalla fama del temuto loro vessillo. La cosa fu disputala, trovandosi intempestivo e danno«.» un accordo da alcuni ; altri poi, fra’quuh il doge, ch’era stato ca- *37 pilano generale e ben conosceva la forza formidabile de’turchi, considerando i 13 anni che durava la guerra (notai più sopra,chedi recenteecon documenti cavati dall’archivio de’Frari,il eh. EnricoCor-net, co’ tipi di Tendler nel 1855 pubblicò a Vienna: Guerre de' Veneti nell’ Asia 1470-1474)1 e Pei' l’erario esausto non esservi mezzi a mantener 4o galere, vinsero il partitoe mandarono ambasciato-re Girolamo Zorzi. Intanto che tra’prin-cipi cristiani, come al solito, molto si discuteva e nulla facevasi, la flotta turca uscita da Costantinopoli a’ 20 maggio prese Caffa o Teodosia, ponendo fine al dominio genovese inCrimea; perdita funesta all’Europa in generale,che di colà commerciava colla Persia e poteva concertare con que’popoli, egualmente nemici de’niusuhnani(siccome di setta diversa benché maomettani) la comune guerra contro di questi. Il senato non mancava vegliare attentamente sull’isola di Cipro, contro i movimenti della regina Carlotta ; ma le pratiche col turco non riuscirono per le pretensioni, come di Lemno, Maina e Croja, ed altri luoghi ricevuti in fede, e perciò non potersi cedere dalla repubblica, onde furono poi respinte definitivamente nell’oltobre. A’16 di questo il Papa convocò in [ionia gli ambasciatori di tutte le potenze cristiane, per combinare la guerra. Nè la gravità dell’ester-necose sola occupava la provvida mente del senato, che gl’interessi interni ebbero tutta la sua cura. La moneta o lira coniata dal dogeTron e detta trotta, venne dal doge Mocenigo riprodotta nel i475 col nome di lira moceniga, ma senza la sua immagi ne,poiché la repubblica mal solfri-va tal costume de’ re. Poco dopo la vita del doge terminò il suo corso. L’aria insalubre de’ contorni di Scutari, resa tale allora dall’espansioni e dagli impaludamenti del fiume Bojana, avea in lui introdotto il germe di letale malattia, fin da quando colà combatteva : morì a’23 febbraio 1476 dopo un anno e oltre due me