venzioui. La repubblica »cneta mandò ambasciatori à Carlo V, e all’arciduca Ferdinando per avergli il fratello ceduto le provincie austriache; e si giustificò a’ 3o luglio con Francesco I della necessità in cui si trovò di venire a questa pace, perla tardanza de’soccorsifrancesi, e per le ammonizioni fatte da Adriano VI, che desiderava una pace generale;e vedendo finalmente con apprensione le mmaccie del turco farsi sempre maggiori, eognor crescere i suoi progressi. La pace dunque de’veneziani fu agevolata dagli avvenimenti di Levante, ed anche dalle confusioni in cui era in preda la Germania per opera del novatore Lutero, la cui a-berrazione giunse a proclamare doversi fare la guerra al Papa e al turco, come rilevai nel voi. LXXXI, p. 320. Dopo il trattato con Bajazet II e maneggi fatti per aver sussidii durante la lega di Cam-bray, altro di notevole non olirono le relazioni fra la repubblica e l’impero ottomano pel resto del regno di quel sultano. Morto nel 1512, il figlio e successore Se-lim 1 diè tosto partecipazione del suo innalzamento al doge Loredano con lettera recala a Venezia da un suo ministro con numeroso seguito, tutti riccamente vestiti ; ma per la peste e la guerra solo nel seguente 1 513 partì per Costantinopoli Antonio Giustiniani, pe’ ringraziamenti e congratulazioni, e con trattato de’17 ottobre si rinnovarono le precedenti stipulazioni, senza però ottenere qualche nuova concessione, come per la testimonianza de’ cristiani contro i turchi, pe’ testamenti de’ veneti, e di prolungare a un quadriennio la durala del bailo in luogo di 3. Già fino dal i5ia avea la repubblica mandato al soldano d’ Egitto l’ambasciatore Domenico Trevisan, il cui figlio scrisse dal Cairo un interessante ragguaglio delle cereinonie e della pompa di quella corte, e dell’ onore fatto al padre, uel consegnare la lettera della signoria scritta in lettere d’ oro, e sigillata pur d’oro, e nelle udienze ricevu- 313 le perla trattazione degli affari. Ma poi il soldano vedendo farsi sempre più vicina e minacciosa la potenza ottomana, osò affrontarla e fu la sua rovina, poiché l'Egitto sotto il suo successorediven-ne nel i5i6 provincia dell’impero di Turchia, e la dinastia de’ mamelucchi restò spenta. Alla fama di tal vittoria riportala da Selim l, mandarono i veneziani al Cairo nel 017 Bartolomeo Coniarmi e Alvise Mocenigo a congratularsene, e notificandogli di avere ordinato a Cipro il pagamento a lui del tributo fino allora corrisposto al soldano d’Egitto, e domandarono fosse loro, come prima,assicuralo il commercio in quelle parli ; e l’ottennero con trattato degli 8 settembre. Dipoi moi lo nel iSio Selim I, gli successe il figlio Solimano II, il più celebre degl’imperatori ottomani, e la repubblica a’ ¡4 maggio i5ai spedì Marco Minio a congratularsi della sua assunzione all’impero, ad appianare le insorte differente, ad ottenere compenso di alcuni danni, ma specialmente a rinnovare i trattali del 1 51 3 e del 151 7 col suo predecessore stipulati. Piena la mente di guerre e conquiste, Solimano II cominciò dal volger le armi contro I’ Ungheria, che la repubblica assicurava fare il possibile per sostenerla, e di sue vittorie e della presa di Belgrado mandò l’annunzio a Venezia. Indi si propose d’impadronirsi di Rodi, onde por fine alle corse de’cavalieri gerosolimitani, liberare tanti schiavi turchi, tener aperta la comunicazione coll’Egitto, e sicuro a’iuao-mettani il viaggio religioso de’pellegrini alla Mecca; lavar infine la macchia che alla gloria di Maometto II era venula dall’infelice tentativo contro quell’isola, e poter dire di aver soggiogalo Belgrado e Rodi, creduti fino allora baluardi inespugnabili della cristianità. Al 1.“annunzio di questo movimento, il senato diè sue istruzioni al capitano generale di mare Domenico Trevisan per evitare ogni scontro, e solo attendere alla custodia del«