Otranto, Gallipoli, Monopoli e Patire terre che i veneziani aveano avuto in pegno da Ferdinando II. Il re d’ Ungheria, se fosse entrato nell’alleanza, avrebbe ricuperato la Dalmazia; il duca di Savoia il regno di Cipro,ec. A conseguire pienamente lo scopo, e per ¡sciogliere Massi-indiano I dal recente giuramento della tregua, fu creduto sufficiente, che il Papa fulminasse a suo tempo un interdetto ed altre censure orribili contro i veneziani, se in termine di 4° giorni non restituivano tutte le terre della Chiesa; dopo il qual tempo richiedesse l’assistenza dell’ imperatore, come avvocato e difensore della Chiesa Romana. In tal modo si univano l’armi spirituali alle temporali de’principi confederati, i quali però doveano adoperarsi ciascuno per se ad acquistare le terre assegnategli, cominciando la Francia le sue ostilità col i.° d’aprile i5og. Per allora non si pubblicò che il i.° trattato della concordia col duca di Gheldria;il 2.° tenuto segreto fu ratificato da’ principali contraenti e dal Papa nel successivo marzo. Opportunamente osserva il prof. Romanin, col quale in gran parte ho proceduto,che da tutto il sin qui brevemente narrato, risulta che la lega di Cambray non fu I’ opera del momento,ma erasi preparata nel principio del secolo, e che il governo veneziano n’era stato istruito da’suoi ambasciatori , e dovea attendersela di giorno in giorno, e nel mese che fu stipulata il seppe da più parti. Alle quali notizie il senato scrisse tosto a’ suoi ambasciatori in Francia e Spagna a domandare a’re schiarimenti, ma con profonda dissimulazione essi si studiarono di coprire i loro pravi disegni, con procrastinare ecou pretesti. Fu a Vagliadolid che a’ i 7 febbraio ìooq svelò quasi tutto all’ambasciatore Francesco Corner, il gran capitano Goti-salvo deCordova, che malcontento del com’era stalo trattato,olfi iva il suo braccio e valore alla serenissima repubblica. La commedia spagnuola volgeva al (ine, con 279 bandirsi per Vagliadolid P8 marzo, chi volesse portar denari per la guerra contro i veneziani, e con licenziarsi a’20 l’oratore Francesco Corner. Alcuni attribuirono tutto il macchinamento all’ambizioso Cardinal d’Amboise per ottenere per se il papato e al re di Francia l’impero. Da per tutto si armava e si facevano fortificazioni. All’ansietà in che erano i veneziani d’una guerra tremenda, s’aggiunsero spaventevoli avvenimenti ad atterrire gli animi, come il disastroso incendio delPArsenale a’i4 marzo, di cui feci parola nel § XIV, ti. 4, e fu ventura che 4°oo barili di polvere nel dì innanzi eransi imbarcati per Cremona, altrimenti tutta la città avrebbe potuto correr pericolo d’esser daH’infernale espio-sionesovvertita. Giungendo daUoma dall’oratore Giorgio Pisani e da varie parli altre notizie della giurata lega offensiva, tuttavia la repubblica poneva in opera ogni mezzo per dissipare o almeno allontanare il sovrastante pericolo, e gradì l’offerte di mediazione del re d’ Inghilterra. Si rivolse anche al Papa, che pur mostrava quasi un pentimento de’ vincoli da lui incontrati co’principi della lega e un desiderio di stornare dall’ Italia i pericoli ond’era minacciata, offrendogli la restituzione di Faenza e Rimini, e di venire a componimento sopra ogni altra differenza, ma invano. Nè si lasciò di far tentati vi coll’imperatore, scuoprendogli le mire del Cardinal d’ Ainboise per occupare ili.0 grado spirituale, e quelle di Luigi XII pel temporale in pregiudizio suo e di Germania (è curioso il ricordare, quanto narrai nel voi. XV, p. 285, che alla morte di Giulio II l’imperatore brigò di cambiare il manto imperiale pel triregno; così egli aspirava a un tempo alla dignità che avea, ed a quella che vagheggiava), ma non trovarono ascolto. Il momeulo era supremo, e il doge Lo-redauo fino da’ 27 gennaio raccolto il gran cousiglio, smunto e addolorato disse: Esser questa terra fondata da’proge-