te sovrano. E fu allora che in prova ilei granile affetto, vollero i veneziani che si associasse nella ilucea il figlio Giovanni Orseolo, giovane religioso e saggio, liese più illustre ancora il nome di Pietro li il soccorso che di molte grosse navi mandò a’greci nel porto di Bari assediata da’ saraceni circa ihoo/j., imperocché venuti a giornata i veueti e i greci insieme,co’ maomettani, su questi riportarono compiuta vittoria. Spedi poi il figlio e doge Giovanni a Costantinopoli per ¡sposare Maria nipote di Basilio 11 imperatore, ed ivi e poi in Venezia si fecero magnifiche le pompe nuziali, narrate dal Mulinelli negli Annali Urbani di Venezia. Ivi portarono da Costantinopoli il corpo di s. Barbara di Nicomedia e lo diedero alla basilica di s. Marco, da dove fu trasportato nel 1009 nella chiesa di s. Gio. E-vangelista di Torcello per dono del doge Pietro li Orseolo ad istanza de’suoi figli Felicia badessa del monastero e Orso vescovo di Torcello e poi patriarca grádese, come diffusameute racconta l’ab. Cappelletti e notai altrove ( delle reliquie di altra s. Barbara, che si venerano in Venezia, ne parlai nel § Vili, n. 11, e nel n. 23 del § XV111). Ma nel colmo della felicità vennero il doge Pietro Il e la nazione sturbati nel 1007 dalla pestilenza, cagionata dalla carestia che allora regnava in tutta l’Europa , patita ancora da Venezia, che penetrata in Rialto, fra’molti, colpì di morte eziandio il figlio doge Giovanni d’anni 24, la sposa Maria, e Basilio figliuolino loro, tumulati in s. Zaccaria. In questo terribile infortunio eziandio, grande si mostrò Pietro II, studiando con provvidenze e cou soccorsi di possibilmente rimediare alla grave sciagura , la peste facendo orrenda strage. Lasciò scritto il Dandolo : Tanta fuit morlalitas in Venetia ... ut vacantes sepitlehris aun mor lis obrueren• tur. Volle il popolo, per consolare l'afflittissimo doge,eleggere a suo socio nel duca- lo l’altro figlioOllonc benché di soli i4au- 6 1 ni.Quallr’anni dopo circa, essendo Pietro Il aggravato da cronica malattia, mori nella fresca età dì 48 anni nel 1008, pianto da tulli i veneziani, non senza aver lasciato ricchi testimoni della molta sua pietà alle chiese ed a’poveri, ed ebbe tomba nella della chiesa di s.Zaccaria; colla gloria d’avere col grande e generoso suo ingegno innalzato la repubblica di Venezia ad allo gr.ido di prosperità, dopo a ver governato con dolcezza e sapienza 11011 comuni.— Ottone OrseoloXXVII doge. In età di 18 anni nello stesso 1 008 rimase solo al governo della repubblica. Era egli quanto prudente e savio, altrettanto bel- lo della persona, ed ebbe poco dopo a moglie Elena o Gisella figlia di Geysa re d’Ungheria e sorella del re s. Stefano I, principessa lodata per castità e virtù singolari. Pose Ottone regola alle decime che i cittadini pagavano, le quali erano state alterale da’ precedenti dogi e loro gastaldi. Bramoso il vescovo d’Adiia Pietro di estenderei propri dominii,nelio 17 avea già invaso i territori'! del castello di Loreoo LoreiloediFossone,da lui fatti ribellare alla repubblica; ma accorso il doge superiore di forze a’ nemici li debellò, pose a sacco le loro terre , e costrinse il vescovo a recarsi in Rialto, e chieder pace e perdono. Murcimiro o Crusimiro capo de’croati devastava il territorio di Zara e dell’altre dalmaline città, che voleva ricuperare. Questa gente, siccome a-mica de’veneti, come la chiama il cav. Cicogna , implorò il loro soccorso; e il doge , allestita un’ armata, andò in persona, vinse i barbari, rinnovò i patti già con quelle città stabiliti, e tornò glorioso in Rialto. Erano trascorsi 15anni dacché Ottone reggeva tranquillamente, quando a un tratto eccitato il popolo dalle famiglie invidiose della grande potenza degli Orseoli, si rivoltò contro di lui. Fu fatto credere che il doge volesse erigersi in assoluto sovrano di Venezia, e il tumulto fu tale che il doge e il suo fratello Orso Orseolo patriarca di Gradi^