464 Cardinal di Gioiosa in nome del Papa diede l’assoluzione dalle censure al doge cd ni senato; di cui aggiunge Mezerei che se ne formò un atlo autentico. Il p. d’Avigny pretende al contrario ( Mem. Chron., t. i,an. i6oo), che il senato non volle ricevere nemmeno la benedizione del cardinale, per non dar motivo di pensare che fosse questa un’assoluzione, e che quelli i quali scrissero diversamente non hanno letto gli autori contemporanei; locchè non è esatto, almeno nella sua generalità. Sponde (Annal. Eccl., an. 1607), autor grave e contemporaneo, dice formalmente che il Cardinal di Gioiosa, accompagnato dall’ambasciatore di Francia a Venezia, alla presenza del doge e di venticinque de’principali senatori, diede a porte chiuse l’assoluzione ai senato, e a tutti gli ordini e sudditi della repubblica ch’erano incorsi nelle censure. Ciò si fece, aggiunge lo storico, in presenza di lestirnonii j e il cardinale ne formo un atto, che incontanente spedì al Papa (e ciò in conseguenza del ricordato breve apostolico facoltativo di Pao- lo V al cardinale in cui leggo: Piane oh rem, Nos morem Ecclesiae, quae nettimi ad se post errata humiliter re.dentili claudtt gremium, cum misericordia servare, farli, excmplo Apostoli, infirmi, ut infirmos lucrifaciamus, ac praedictorum Regutn praemissis, necnon aliorum cliristianorum Principimi, qui prò iisdem Leonardo duce, et Senatu praedictis pariler insta/iter supplicando apud Nos intercesserunt, seu intercedi fecerunt, precibus honorem liabere, ac praedictorum Leonardi ducis, et Se-nalus, et aliorum praedictorum saluti consulere paterna charitate volentes, Fraternilati lune, de cujus fide, integri-tate, et prudentia plurimuni in Domino confidimus. Venetias proficiscenti, tenore praesentium committimus, et man-damus, quatenus si, et quando iidem Leonardus dux,elSenatus,aliiqueprac-dirli in iis, quae libi significavimiis, sa- thfaclionem praestiterint, eaque reti et cum effectu adimpleverint, et lias, ipsum Leonarditm ducetti, ac V timi Venetorum, Statutario!,’a r.r'n Consultores, fautores, et adhaertn ■ praedictos, ab excommunicatiomi lentia a Nobis indictis, etaliis (¡mbuth bel literis nostris, conira eos lata, etpr mitigata, in utroque foro penitus, ti trinino, auctoritale Apostolica aiuoli : et liberes: Nec non ccclesiasticum initr dietimi praedictum remitlat, lolla!, t: relaxes, ac Sanctis Ecclesiae Sacra-mentis eosdem re sii Mas, ir/ipositaeit / -nilentia, quae libi videbitur, salutari Nos enìm,stantibus praemissis, prò prue dictis omnibus, et in singulis faatndi-. et exequendis, eidem Fraternilati lune tenore praesentium, eadem anctoriim Apostolica facilitatali tribuimus,ttim pertimur). Ma quello eh’è manifesto, e che indicò in Paolo V una rettitudine e grandezza d’animo eguali alla fierezza ed al calore che avea da principia mostrato, fu il riconoscere che avea man cato, di ritrarre il piede con saggetn, piultostochè arrischiare, ad esempio di tanti altri grandi, di perder lutto per un falso puntodi onore”.Fin qui illìercattel nella sua Storia delCristianesimo.Qa*# colle stesse parole il connazionale barone Ilenrion descri ve queste vertenze. Se non che quanto alla prima risposta che i ve neziani fecero all’esortazioni ili Paolo \ Che non tenevano che da Dio il potere della legislazione, come pure il diritto di sovranità, fa osservare. « Il Pontefice non lo contestava ; giacché limita vasi a sol’ nere che conveniva distinguere la ®*'< ria o l’oggello di legge per conformar« alle regole ed alle consuetudini seg» 1 invece di violarle,siccome facevano 1 « neziani sotto l’influenza di Paolo S >'P*i più noto sotto il nomedi fra Paolo,teologo del senato e frale apostata, il | ' celava sotto la cocolla d un servii'1,!0 1 rito di Lutero e di Calvino . Il ma t ino tieni ion nella Storia de I op'1