I ‘il si obbligò a restituire tutti i luoghi occupati nel Trevigiano, nel Cenedese e nel-l’Istria; promise di non ricevere ne’ suoi porti, nè lasciarvi uscire pirati. Si convenne pure allo scambio reciproco de’ prigioni, sicurezza e libertà di commercio a’veneziani, nelle terre e ne’porti del regno : insorgendo querele e violazione a questo trattato, sarebbe la decisione rimessa nel giudizio arbitrale del Papa. Questa umiliante pace fu assai mestamente intesa dal popolo di Venezia. Benché durasse l’esacerbazione de’veneti contro il Carrarese, si dovè segnare anco la pace con lui a’7 giugno, specialmente regolandosi I’affare de’sali. Ma poco tardarono a sorgere nuovi semi di discordia col Carrarese, e fortificandosi egli e la re pubblica, tutto volgeva alla guerra nel 136o. In quest’anno fu fatto di pietra il ponte della Paglia, eh’ era di legno. Vi fu ancora grande mortalità cominciata nel febbraio in Venezia, morendo in tre giorni i malati, e questi per 10 più giovani da 12 anni in giù; molti fuggirono dalla città. Anche nel Friuli e nel 1’Istria il male pestilenziale si propagò; come nel seguentei36i ne fu grandissimo quasi per tutto il mondo. Per queste e l’anteriori calamità, e per aver 11 castellano di Sench imprigionato due degli ambasciatori inviati a Carlo IV imperatore, passando per le terre d’ Alberto duca d Austria, secondo il Moschi-ni, morì il doge Delfino di afflizione I’ 1 1 o 11 luglio delio-stesso 1361, e venne interrato nella cappella maggiore de’ ss. Giovanni e Paolo, in un’arca situata in alto e con epitaffio a lettere dorate. — Lorenzo Celsi L P11I doge.Concorrevano o proponevansi al dogado 4 candidati, fra’ quali Pietro Gradenigo figlio del doge Bartolomeo, quando nella corte di palazzo si sparse voce che Lorenzo Celsi capitano del golfo avesse preso alcuni corsari genovesi, e ciò valse a far decidere gli elettori in suo favore. Benché la polizia si scoprisse poi falsa, come rimar- ca il prof. Romanin, l’elezione sua non dispiacque, seguita a’16 luglioi 36r. Narra il suo biografo Francesco Caffi. Lorenzo Celsi fu astuto, intraprendente , magnifico, di gran senno e di grande animo. In età ancor troppo fresca, avendo passati appena 5o anni, e non fornito di meriti distinti, nè suoi propri , nè della famiglia, non essendo stato nè egli, nè il padre procuratori di s. Marco, non avrebbe sicuramente potuto aspirare al principato alla morte del Delfino, meno ancora nella gara di 4 personaggi principalissimi fra’quali dividevansi i pubblici voti. Ma la sagacità di Lorenzo tutti deluse. Imperocché, essendo egli allora capi tano in golfo occupato in dar la caccia a’ corsari genovesi , che singolarmente la navigazione a Candia impedivano con gravissimo danno de’mercanti e dellosta-to, prese giustamente le sue misure, e d’irnprowiso mandò a Venezia una galera a spargervi pompose notizie di sue gesta felici e della presa di molti corsari. Sull’istante scoppiò la pubblica esultanza, e ferì l’orecchiode’congregati elettori , fattosene assai clamore principalmente nella corte del palazzo ducale; nè più ci volle in quel bollor d’entusiasmo, perchè posta giù ogn’altra idea foss’egli eletto doge. Trovandosi egli in Candia, fu nominata la solita reggenza composta de’ consiglieri ducali e de’capi della Qoaran -tia, coll’obbligo di dimorare in palazzo; la carica di vice-doge fu conferita a Marco Soranzo. Quindi fu statuito, che i figli o nipoti del doge non possano accettar nessuna commissaria o amministrazione d’alcuno. Si spedirono tosto 12 ambasciatori a prenderlo, secondo il costume, ed egli fece il suo ingresso in città a’a 1 agosto a modo di trionfo. Gli restò a vincere l’ostinazione del padre, il quale per non avere a sberrettarsi al doge figlio, che diceva a lui per natura inferiore, si diè a girare senza quel cappuccio in lesta che allora da’patrizi si usava, li questa pur vinse il doge, sovrappone!!-