fasciatore in Roma a Nicolò V): piccolo <li statura e segnatamente guercio, mancava di dignitosa preseuza, il perchè era mal veduto dal popolo, che tenevalo in conto d'ipocrita, vendicativo, doppio ed avaro, sebbene molle particolarità di sua vita lo palesino invece insigne benefattore, munificentissimo verso i claustrali, amico ed estimatore profondo di fr. Bernardino da Siena poi canonizzalo per santo, di cui è fama abbiagli predella la ducea, fin da quando predicava in Venezia,onde gli eresse magnifica cappella in s. Giobbe e lo fece annoverare Ira’proletlo-ri della città, come notai nel n. 4.7 del § X. Sotlo questo dogado e nel i463 si attribuisce I’ introduzione degli ebrei iu Venezia, de’quali parlai nel § XIV, n. 5, e dovrò riparlarne,perchè tenessero pegni. La guerra della repubblica col turco ardeva allora in Rio rea e durò i6 anni : un’enorme muraglia,lunga 6 miglia, che distendevasi su due mari con doppio fosso e munita dii36 alte torri, venne innalzata da’veneziani nel i463 a barricare l’istmo di Corinto tra’mari Jonio ed E-geo; ma i più generosi sforzi di fermezza e valore non ebbero favor di fortuna. 11 provveditore Jacopo Barbaiigo preso da’lurchi, fu crudelmente impalato. Negroponte cadde in potere del nemico, il quale vi commise quelle atroci crudeltà e barbarie che deplorai nell’articolo Turcuia, che ripelosi rannoda con questo nelle guerre co’lurchi, narrando nella perdita di Negroponte, che poi descriverò, la tragica morte del comandante Paolo Erizzo e dell'infelice sua figlia, ma il prof. Romanin diceche non ero ammogliato. Allora si conclusero trattati d’ alleanza , massime col re d’t Ungheria Mattia Corvino, per muovere contemporaneamente la guena a Maometto II, per distrarne le forze per mare e per terra. Indi si eccitò il Papa a nuovi proponimenti di lega per muovere i principi cristiani ad un armamento generale, e indurre i cavalieri geroàoliiniUui di Ro-
di ad unire i loro sforzi contro i turchi, anziché concludere la pace con essi; non che si presidiò la vicina Terraferma contro gli attentati dell’ orde ottomane. E per dare buon esempio alla cristianità, la repubblica prestando orecchio all’ e-sorlazioni di Pio II veune ad accordo co’ triestini, co’quali erano in grave rottura, anche per interposizione del re di Boemia, dell’arciduca d’Austria Alberto, che ne avea preso la protezione, edell’impe-ratore Federico III.Questi ripassando per Venezia fu nuovamente festeggiato. Girolamo Va la resso capitano de’fanti, con sordido maneggio tentòdi dare in mano .de’ turchi la città di Corinto: scoperta a tempo la sua fellonia, venne condotto in ferri a Venezia insieme a Bartolomeo Memmo ed a Lorenzo BaiTo, e per ordine de’Dieci a’a3 novembre 1463 fitto con quelli appiccare alle colonne rosse del nuovo palazzo ducale, le quali tuttora si vedono sopra 1’ esterna galleria. Sulle colonne rosse, per lo studio e pe’ confronti fatti dal Casoni sull’ opera ili accreditato cronista , egli ritiene fra le altre particolarità, che da’ rimoli tempi si volle contrassegnare con particolur distintivo di due colonne rosse un sito della galleria esterna del palazzo ducale, destinalo all’esecuzione delle sentenze capitali de’rei di non volgar grado o patrizi ; che le colonne rosse delle balconate del palazzo, alle quali nel i355 furono impiccati per congiura,con ¡spranghe alla bocca,Filippo Calendario e l’ammiraglio dell’ arsenale Bertucci Israele, probabilmente esistevano nell’antichissima ala del vecchio palazzo, lungo la Piazzetta, rifabbricata sotto il doge Foscari, cioè in non molta diversa situazione dell’attuali, piutlostochè nella loggia sotto la sala del maggior consiglio, edificata dallo stesso Calendario (meglio dal Baseggio, in unione del Calendario, come dimostrò il eli. Zanotlo cou documenti, nell’opera del Palazzo ducale);che in causa alle tante succedute demolizioni e