534 scriverli. Il principe visitò in Venezia la basilica di «.Marco, le chiese ilei Redentore, di s. Giobbe, de’ss. Gio. e Paolo, de’ Gesuiti, della Madonna dell’Orto,de’Fra-ri, de’Servi ricevuto dal patriarca Francesco Morosini, ile’ Tolentini, ec. Vide l’Arsenale, ove tu trattato di magnifica colezione, la festa dell’Àscensione, la cac-lia de’tori. Si recò all’ isole di Murano, di s. Michele,della Certosa,di s. Giorgio Maggiore. Entrò in vari monasteri, particolarmente in quello delle monache di s. Lorenzo, fra le (piali essendo penetrata la peste del lusso.vivevano con eleganza e vestivano più da ninfe clic da inGnaclie,ed altri monasteri. Visitò il palazzo ducale, il doge, il Collegio, assistendo ad una pero-razione ; non che diversi altri palazzi, la principessa di Brunswick che vi dimo-rava col principe marito, ed il teatro Gri-mani. Fra’giardini da lui veduti, va limi dato ({nello di Sante Calanco alla Giu-dccca presso le Convertite, sopra tutti gli altri bellissimo. Il palazzetto a s. Lucia fu pur da lui visitato, siccome denominato Paradiso e tenuto il più singolare della città, pel complesso ili sue magnificenze : sorgeva sul Canal grande, ed e-la di Girolamo Gavazza. Nella dimora di Cosimo in Venezia fu accompagnato e assistito dal conte Camillo Marliuengo, dal baroli Tassi generale delle poste dell'imperatore a Venezia, da altri cavalieri e nazionali, precipuamente dal suo residente. Quindi il Mulinelli lepidamente passa a dire. » Partitosi Cosioioda Venezia, le barbe e le basette pur se ne andavano^ le parrucche giungevano. Erano già queste allora in Francia in tutto lo splendore della lorgloria: molto lunghe, molto gucrnite, pesavano fino a due libbre, costando le più pregiate, oberano le bionde, sino3,ooo (rauchi. E Luigi XIV una soleune ordinanza pubblicava con cui creava aoo cariche ili parrucchiere, clic seguir doveano la coi te, andando poi Bivoit, il quale acconciava il capo al gran ve, sì altero del bell’onore da dire ; Che avrebbe spoglialo se fosse sialo ri le teste rii tutti i sudditi per cuo¡,r,n <¡iiella del suo sovrano. Tanto accarn , te le parrucche in Francia, non lo foro no meno in Italia, ove ben presto mi^ia vano (anco in Francia, pare, poicln' biamo da Muratori all’anno 1666, d,t sul fine di esso il parlamento proibì l'u so delia parrucche; e ciò perchè eraiieal colato, che in comperar capelli, speii;.l mente fuori del regno, si spendevano | , di due milioni di scudi ogni anno. In ar gomento si può vedere il voi. LXXXIN p. 74, ed il cav. Cicogna, Inscrizioni Veneziane, 1.1, p. 97, della Scuola dell’artt de’ Barbieri fabbricata nel 1468 e loro confraternita), singolarmeute a Venezia, pronta già ad accogliere con entusiasmo qualunque moda che d’oltremonte fosse venuta. E perciò accommiatatesi li barbe e le basette, che mal si conficeta-no colle parrucche, e abbandonatesi di soiicstamente le berrette antiche nazionali, non si parlò più che di parrucche. Non ostante però dell’ostracismo pronuu ziato contro le barbe, I’aolo Foscari, 10 10 fra tutti, ebbe il coraggio di seriare ancor la sua; Scipione Vinciguerra Col latto l’animo invece di coprirsi pel pruno 11 capo colla parrucca. Candia intanto, acquistata e retta per secoli colle barbe, gi.ì sfuggiva a’veneziani di sotto alle pari uc che, onde chiamati essi in appresso, per l’eccessivo uso ed amore delle parrucche, per antonomasia Parrucconi".—Intani» per la vittoria riportata al fiume Ilab dal supremo generale imperialeMuutecuccu li, il sultano Maometto IV fece pace con Leopoldo! dopo G giorni a’10 agosto il><>4, con doppio pregiudizio de’veneziani, si“ perchè con quell’impegno di guerra speravano di ricuperare Candia e i luoghi perduti, sia perchè tulle le forze de lui -chi sarebbero piombate «’loro danni, l’o-co dopo giunsero a Venezia due amba sciatori dello czar dittussia Ale»»io JUhIh Iun> 11z, iuviati pure ad altri sovrani d Lo ropa per stringere relazioni, cominciali