7» me un allealo trionfante e il liberatore di Terra Sanla, e co’ suoi degnamente trattalo e onorato con moltissimi privilegi. Intanto essendo mancati i denari alla flotta, il doge fece tagliare molti pezzi di cuoio coll’ impronto di s. Marco, e li fece correre per moneta, promettendo che tornato a Venezia li avrebbe fatti cambiare con altrettanto argento, come eseguì. Per memoria, fin d’allora l’illustre famiglia Michiel caricò le fascie del suo stemma di alcuni circoletti che rappresentano le dette monete. Dopo ciò da’ crocesignati fu deciso d’andare all’impresa di Tiro, (entità inespugnabile. Prima però di partire vennero stabiliti trat tati,pe’quali i veneziani di molti compensi e di molti vantaggi avrebbero goduto nell’acquisto di Tiro e dell’altre città. Quindi s’imbarcarono per bloccare il porto di Tiro, e battevano lo città dalla parte di mare, mentre gli alleati la investivano per via di terra. Dopo parecchi inutili assalti, si mormorò de’veneti tacciandoli di neghittosi. Il doge sfornite le proprie navi ne portò i principali attrezzi al campo degli alleati, dicendo che senza questi non avrebbero potuto certamente fuggire il pericolo comune, e servirebbero quindi ad essi di guarentigia della costanza e della fedeltà veneziana. Fu continuato I’ assedio per altri due mesi, e Tiro fu presa nel 1125 (altri anticiparono di troppo l’espugnazione) e in questo modo. Avevano gli assediami osservato che entravano e uscivano dalla città varie colombe. Fermala una di queste trovarono che sotto l’ala avea un vigliet-to con cui il soldano di Damasco esortando gli assediati a resistere, prometteva di giungere tosto in loro soccorso. Gli alleati a questo viglietto sostituirono un altro in cui facevasi dire al soldano, che essendo attaccalo da un’ altra parte, era costretto ad abbandonare la piazza di firo a se stessa ; e poi lasciarono andare la colomba. Questa giunse come il solito al campo nemico ; e lo stratagemma eb- be felicissimo effetto, perchè Tiro capitolò e si rese. Aliti singolari particolari li dissi al suo articolo. Poscia fu assediata Ascalona, che cadde egualmente in potere de’ crocesignati. Ma frattanto I' imperatore di Costantinopoli Giovanni Comneno sdegnato che gli europei si stabilissero nella Palestina, e geloso de’ successi de’veneti, ordinò che si attaccassero i bastimenti mercantili de’veneziani nel mare di Grecia. Di che irritato il doge, rivolse la sua flotta all’isola di Piodi e la mise a soqquadro. Scorse l’Arcipe-lago, pose a ferro e fuoco Scio, Samo, Mitilene, Paros, Andro, Lesbo, e tutte le Cicladi, facendo molti schiavi per ricavarne buon riscatto. Indi sceso nella Morea, s'impadronì di Modone e vi pose presidio ; distrusse Belgrado, ed altri luoghi della Dalmazia eh’eransi mostrati infedeli al veneto sovrano, parteggiando pegli ungheri o pe’greci. Colmo di tante vittorie il doge gloriosamente tornò a Venezia, dove nel i i ag abdicò per amor della quiete. Ritiratosi nel monastero di s. Giorgio Maggiore, dopo pochi mesi nel ii3o vi morì, venendo seppellito nella stessa chiesa di s. Giorgio Maggiore, assai compianto da tutti. A lui, più che ad altri, sta bene queU’epitalIio che vi si legge ancora, e comi ncia: Terror Graecorum jacel liic et Ictus Venetorum. Al valore unì la religione e la prudenza, per cui fu amaramente compianto da tutti gli ordini dello stato. Ricondotte salve nell’ E-stuario tutte le riavi eh’erano partite, sì strepitose gesta acquistarono alla bandiera veneta il marittimo dominio, e le ricche merci dell’Asia rigurgitando a Venezia, questa le distribuiva al reslod’Eu-ropa. — Pietro Polani XXXFI doge. Genero del defunto doge, nel i i3o per acclamazione del popolo gli fu dato a successore, giovane di 3o anni e vecchio per virtù. Sedò le gravissime discordie che passavano Ira la sua famiglia Polaui e il patriarca di Grado Enrico Dandolo u nito a’ Badoari, i) cui partito erasi oppo-