184 «ubilo però vieppiù si rammaricarono, perchè in luogo d’un solo che si voleva, tre insieme rimasero, franandosi ciascuno da vero Papa. A’ 5 settembre Gregorio XII nel concilio di Cividale promise formalmente di rinunziare la dignità pontificia, se i sedicenti Alessandro V e Benedetto XIII facessero altrettanto, affinchè creandosi un nuovo Papa si terminasse lo scisma, e deputò l’imperatore Roberto, Sigismondo re d'Ungheria e Ladislao re di Sicilia perchè eleggessero «»’principi della parte contraria il luogo per celebrare ad hoc un concilio , pel quale inviò diversi legati per tutta la cristianità. Aveva Gregorio XII ad istanza de’ ci vietatesi e di altre comunità del Friuli e signori del paese, che inutilmente aveano ricorso al predecessore Innocenzo VII, privato del patriarcato d’A-quileia a’i3 giugno 1408 (e non i4o5 come dissi nel voi. LXXXII, p. i 3o, col-l’ab. Cappelletti, forse per menda tipografica che fa anacronismo, non essendo ancora Papa, come ora ini avvedo) Anto-nioPanciera.al quale i cardinali ribelli a GregorioXII,ad istanza degli udinesigli aveano scritto non doverlo ubbidire, nè riconoscere per Papa (per cui il Panciera mandò in suo luogo al sinodo Pisano Giovanni vescovo d’Ostuni, suo fratello Francesco Panciera e Andrea Mon-ticoli suo vicario, ottenendo d'esser confermato nella chiesa Aquileiese, ad onta che Gregorio XII nel i4°9 l’avea conferita ad Antonio da Ponte), e quindi saputo che il deposto gli tendeva insidie con gente armata in tutti i passi del Friuli. Il perchè cautamente Gregorio XII, nel partire da Cividale, depose gli abiti pontificali, anco per vedersi abbandonato dalla principal parte de’ suoi veneziani, e li cambiò con un altro. Questi poi fu arrestato, come creduto il Papa (cioè Paolo suo cameriere vestito pomposamente in abito rosso con equipaggio, e siccome fu pesto e bastonato, per evitare peggio confessò chi era e che teneva 5oo fiorini cuciti nella sua camicia. Nel di seguente un insolente e bestiale mascalzone vestitosi degli abiti pontificali cavalcò per tutta la città dando la papale benedizione. Lodovico Agnello Anastasio non dice il nome della città), e Gregorio XII raggiunte le galeedi Ladislao, approdò a Gaeta. Frattanto Alessandro V, a cagione della peste abbandonata Pisa, passò successivamente a Prato, Pistoia e Bologna, dove non vedendosi sicuro inviò un nunzio alla repubblica di Venezia nel febbraio i4<°> colla domanda di poter dimorare a Padova o Treviso, non essendo ancora ben quieta Roma dopo l’espulsione delle genti di Ladislao, ma gli fu negato per buoni rispetti, come dice la Cronaca di Sanudo. Alessandro V a’4 maggio morì in Bologna per un cristiere attossicato, forse per commissione del cardinal Coscia e del suo medico padovano Daniele di s. Sofia (il Marini negli Archiatripontificii difende Daniele, dicendocaluunia l'imputazione, per essere stato poi preso per medico da Giovanni XXIII, il che a me non pare sarebbe buona prova), pel riferito da s. Antonino, e secondo i sospetti del concilio diCostanza(nel6.°arlicolodelle accuse datea Giovanni XXIII, presso l’Hardt, Jìist. Concil. Constant., t. 4) P- 197 e 247, oltre altri), e lo stesso cardinale a’ 17 di detto mese gli successe col nome di Giovanni XXIII, restando così rinvigorito lo scisma, ed i fedeli sempre divisi in 3 ubbidienze. Considerando Giovanni XXIIi che nè con minacce, nè con preghiere era riuscito al proprio predecessore di ammollire 1’ ostinazione durissima degli avversari del Panciera nel patriarcato Aquileiese, e bramoso di ridurre il Friuli in perfetta pace, pensò d’indurre il Panciera alla rinunzia di tale chiesa, scrivendogli a tale effetto alcune lettere, dandogli insieme speranza d’altro provvedimento. Non si arrese il prelato, onde Giovauni XXIII stabilì di crearlo cardinale e lo pubblicò a' 6 giugno 14 1 1 >