774 sei-vare), tua le loro domande vennero respinte ed essi medesimi carcerali (a’18 gennaio 1848). Ma io qui debbo di ciò dare un cenno. G. B. Nazzari membro della congregazione centrale Lombarda per la provincia di Bergamo, nel di 8 dicembre 1847 parlò in quel consesso del malcontento e dell'inquietudine della popolazione,quindi propose di nominareuna commissione di deputati delle provincie lombarde, perinvestigarne le cause e farne rapporto. Questo il conte di Spaurgo-vernatol e dellaLombardia partecipato all’arciduca Ranieri viceré, d’ ordine suo signifìcòalladetta congregazione, che appunto stavasi occupando de’già noti desideri! delle provincielombarde,onde presentarli al trono. Dipoi le congregazioni provinciali di Milano,di Pavia e di Como inviarono alla centrale di Milano le loro particolari petizioni riguardanti ¡dicasteri, l’abbreviazione del servizio militare, le misure di polizia, la dignità effettiva del regno Lombardo-Veneto, le imposte, i tribunali, l’abolizione del giuoco del lotto. Nella metà di dicembre l’avv. Manin ebbe una copia della proposizione del Nazzari alla congregazione centi ale Lombarda, e immediatamente ne fece trascrivere e spargere molli esemplari, quindi procurò d’indurre qualche membro della congregazione centrale Veneta ad imitarne l'esempio.Non essendogli riuscito,compilò egli stesso una domanda a quel consesso, della stessa natura. Quindi a mezzo dell’amico Francesco degli Antoni ne sparse molte copie per la città di Venezia, e ne mandò altre a Milano ed a Brescia. i progressisti veneti corsero iu folla a congratularsi col concittadino, pel coraggio mostrato; ed i milanesi spedirono Serbelloni per rallegrarsi. Ad esempio del Manin, a’ 28 dicembre Gio. Battista Morosini deputato della congregazione provinciale di Venezia, ad essa propose di presentare un rapporto alla congregazione centrale Veneta,simile a quel- lo della Lombarda, affinchè nominasse una commissione per ¡studiare i bisogni del paese e ne suggerisse i rimedi. Nel dì seguente 5 consiglieri comunali pro posero al municipio di Venezia, di pie gare la congregazione centrale delle provincie venetej di porsi in relazione colla Lombarda, per convenire sulle domande da rassegnarsi all’imperatore a vantaggio del regno. Alle rappresentanze legali si unirono le dimostrazioni popolari. Nella sera precedente de’26, già al teatro erano state accolte con fragorosissimi applausi le parole del coro del Macbetli, colle quali s’invitavano i fratelli a sorgere ed a salvare la patria tradita; parole che cantarono gli spettatori, e ripeterono per varie sere seguenti, siccome alludenti alle circostanze di Venezia. A’ 3o dicembre Nicolò Tommaseo lesse nell’A-teneo Veneto un discorso sullo stalo al tuale della letteratura in Italia, e vi trattò della censura preventiva negli stati austriaci; rilevando non essere osservata la legge, e doversi ricorrere al sovrano, proponendo una petizione, che subito fu coperta di fírme, anche de’semplici uditori. Poscia la spedì nelle provincie per altre sottoscrizioni, e indi il Tommaseo la consegnò al governo perchè fosse inviata a Vienna. Per tali motivi Manin e Tommaseo furono imprigionati. Intanto l’Austria,mentre partecipava alle altre grandi potenze quali fossero le sue idee relati-vamenteall’Italia,ad istanza del feld-ma-resciallo Radetzky avea rafforzato il suo esercito in Lombardia, a’36,ooo che ne comandava, con altri 25,000 uomini,e stabilì aumentarli sino a 80,000. Ma lo spirito italiano erasi comunicato a’tede-schi, e nella stessa Vienna nacquero imponenti dimostrazioni, con ¡spargimento di sangue. — Caduto il ministero di Vienna pe’fatti avvenuti in quella città, e giunla in Venezia a’17 marzo la notizia della soppressione della censura (della stampa) e della convocazione degli «tati delle provincie tedesche e slave, nonché delle congregazioni centrali del re-