, debolezza d'acconsentire, e la sua 3 i col principe di Con de, venendo accolto in Russia, il re si recò a fermare il suo soggiorno in Mittau nella Curlandia. Il conte Dandolo racconta con patria carità, che invitato Luigi XVIII a lasciare gli stali veneti, mosso da subita ira, cancellava di propria mano dal Libro d'oro il suo nome, e quello altresì d'ogni altro principe di casa Borbone. Molti dissero quell’atto magnanimo, e ne trassero argomento di biasimo per la repubblica. Luigi XVIII,cheaveva assai miglior senno de'suoi lodatori, più tardi lo ha certo riprovato egli stesso. Al re non mancavano altri luoghi di rifugio. La repubblica resistendo alla domanda del direttorio, andava incontro a quella guerra che Stu-diavasi di evitare. Le rapide e meravigliose vittorie di Napoleone costringevano il valoroso Beaulieu supremo comandante austriaco a riparare sulla sinistra sponda del Mincio, indi a ritirarsi nel Ti-rolo, onde i francesi restarono padroni della Lombardia, entrarono iu Milano, e poi ne’primordi del i 797 in Mantova, dopo eroica difesa. L’infaule Ferdinando Borbone duca di l'arma duramente taglieggiato, doveva solo all’ intercessione di Spagna di non perdere il trono. Ercole III duca di Modena, taglieggiato anch’egli non meno crudamente, ricoverava a Venezia co’suoi tesori, per veder tosto Modena e Iteggio insorgere per opera de’repubblicaui francesi e de’loroemissari, e darsi in preda alla democrazia.Pio VI spogliato delle legazioni di Bologna e Ferrara e della città di Faenza, ile’capolavori d’arte pel museo da formarsi a Parigi, venne pure obbligato ad enormi imposizioni, ad aprire i suoi porti «’francesi e chiuderli a'nemici di essi. Intanto i veneti domimi erano percorsi da' belligeranti, i francesi procedendo da conquistatori,con danno immenso dc'popoli.Già lo spirito d'insurrezione avea cominciato a manifestarsi ne’ popoli delle provincie; ma non sembrava che dovesse comincia-re ila quelle di Bergamo c Broscia, le qua