zia, vantata la giustizia del governo, detto del doge dux Laurentius vere Cel• sus vir,nisi me forsitati amor fallii j ammirato come in essa non sono discordie e guerre di partiti, a differenza dell’al-tre d'Italia, laonde la chiama unico nido presente di libertà, unico rifugio de'buoni t ricca, potentej dipinge a vivi colori l’ingresso magnifico della galea di Pietro Soranzo colla nolizia della sommissione di Candia, armata a festa, cogli alberi cinti di rami verdi, i galeotti con corone d’alloro in capo fi a il suono delle trombe ede’onisicali strumenti, veduta dalla finestra di delta sua abitazione; l’allolla-mento del popolo sulla spiaggia, le acclamazioni allo scorgere i segni della vittoria, la solenne messa celebrata in s.Marco, la processione. Passando quindi agli spettacoli, narra delle giostre e de’tornei che furono dati nella piazza di s. Marco, di cui non ha forse il mondo 1’ eguale, e celebra il valore de’veneziani anche in tal genere di spettacoli, tanto dalle loro abitudini disformi. Niun sesso, niuna età, niuna condizione mancava. Il doge con numerosissimo seguilo occupava la fronte del tempio sopra il vestibolo, ed ivi a-vente a destra il Petrarca, vedeva tutto agitarsi sotto a’suoi piedi. Acciocché poi l’estivo sole nel piegar a sera non offendesse col suo splendore la vista , erasi provveduto con tende di tappezzerie a vari colori. La gran piazza, la chiesa stessa, la torre, i tetti, i portici , le finestre tutto era zeppo, un murato di gente. In fianco alla chiesa erasi alzato magnifico palco per le matrone veneziane, scelte dal fiore della nobiltà, che in numero di ben 4oo rendevano più gaia la festa, non turbata da nessun tumulto, confusione o rancore. Descrivendo il Mulinelli le due solennissime giostre nella piazza di s. Marco, dice la i." presentare l’immagine di bellica fazione, con molta eleganza e niun pericolo. Questo nella 2/ dovea divenire eguale alla destrezza. Piegolò la t.‘ giostra Toracnaso Bainbusi da Ferrara, 155 a bella posta chiamato, ch’era allora quel che un tempo fu Pioscio in Roma. In essa 24 nobili adolescenti, cospicui per bellezza e per abiti , adorni di porpora e d’ oro, figuravano , co’ freni reggendo e cogli sproni incalzando altrettanti destrieri splendidamente bardali. A que’giova-ni, nell’equitazione e nel trattar le armi espertissimi, il solo onore per guiderdone veniva largito. Non così fu nella 2.’ giostra, che per bando guerrescamente scritto, pubblicata già nelle lontane e nelle vicine provincie,una corona di purooro dovea cinger le tempia del t.° vincitore, e un balteo con preclaro lavoro tessuto d'argento si doveva dare a colui che nell’aringo il 2.0 luogo meritasse. Molti non solo di diverse città d’Italia, ma di varie nazioni e lingue accorsero alla giostra,fra' (piali alcuni inglesi consanguinei del re. Durò 4giorni e con tanta celebrità,che dopo la fondazione ili Venezia nulla potevasi ricordare di somigliante, econ tanta marziale industria, che maggior potuto non avrebbesi trovare ue’ più valorosi guerrieri della terra, da far chiaro così quanto i veneziani di eccelso animo fregiati andassero, desiderosi di gloria fossero, e la magnificenza e la milizia, benché uomini di mare, come qualunque altra gente conoscessero. Finita la giostra, per concorde giudizio del doge, de’senatori e de’ capitani stranieri, venne aggiudicato il 1.° onore al veneziano Pasqualino Minotlo, il 2.0 ad un ferrarese. Il prof. Rouianin, che pure tutto storicamente narra, soggiunge, ma fu gioia intempestiva, poiché poco stette Candia a rialzare il capo, per nuova sollevazione proinoss»da Giovanni, Alessio, e Giorgio fratelli Calergi, che con altri felloni, dopo avere simulato ubbidienza, si resero signori dell’ isola. I ribelli furono più volte sconfitti, massime da Paolo Loredano, con guerra lunga e devastatrice per l’infelicissima isola; finché a’ 12 aprile 1366, espugnata la fortezza d’Anopoli,ultimo asilo degl’insorti, i fratelli Calergi con Tito Venier furono