VJO insorsero differenze tra Massimiliano I e Luigi XII, intendendoquellodi dare l’investitura solo alla persona del re e non a’suoi successori per non unire per sempre Milano alla Francia, che d’altronde era stato assegnato indoteda Luigi XII alla figlia Claudia, fidanzata a Carlo figlio dell’arciduca Filippo. Chiamato da Massimiliano I l’oratore veneto Francesco Cappello , gli manifestò che non vi sarebbe guerra col turco, le mire del re di Francia per levargli la sovranità d’Italia. cacciarne gli spagnuoli, disfarsi del Papa, de’veneziani e ferraresi, e proclamarsi impera loie. E siccome eragli .stato detto che avea guadagnato la repubblica, voler sapere se essa stasse con lui e colla Spagna, coll’Inghilterra, il Portogallo, ed il suo figlio l’arciduca Filippo cpial conte di Fiandra (e marito dell’infanta d. Giovanna unica erede di Ferdinando Y e d’isabella I suoi genitori, per cui poi passò la vasta e formidabile monarchia diSpagna nella casa d’Austria) educa di Borgogna; e se voleva dare il passo alle sue genti in Italia per prendervi la corona , e difender le sue ragioni, dissimulando con Francia. La repubblica cercò sottraisi; e sollecitala egualmente da Luigi XII a nuova lega col Papa e il re d’Ungheria, rispose che poteva divenir pericolosa, irritarebbe gli altri principi, ed i turchi si gioverebbero della discorde cristianità; del resto, quanto a cosa farebbe se fossero venuti gl’imperiali e gli spagnuoli per passare in Puglia, la repubblica rispose, non doversi dubitare di sua fede a Francia, ma non potergli impedire il passo, essendo allora ancora involta nella guerra col turco.»Così scorgiamo, scrive il eh. Romanin, fin d’ora iniziarsi quella politica incerta, di aspettativa, studiosa di tenersi iu bilico, che fu in progresso quasi sempre seguita da’ve-neziani nel le complicazioni d’Europa. Venezia, veduti altri popoli mettere in mare grosso naviglio, fare lontani viaggi, dure altra direzione al commercio, ebbe prestola coscienza d’essere discesa a potenza di secondo grado, e ogni cura volse non più a dominare ma a conservarsi. Ciò attestano gli stessi suoi scrittori contemporanei(Priuli ne’Diarii,febbraio i5o2, e Sanudo) e ricordano con dolore come le galere tornate nel febbraio i5o2 dal viaggio di Baruti non portassero che 700 colli di specie, e tra questi soli 4 di pepe, lo che mostrava apertamente quale e quanto fosse il danno recato da’ portoghesi a’veneziani pel loro nuovo viaggio, e i mercatanti, che prima si provvedevano a Venezia, ora volgevansi a Lisbona trovandovi maggior vantaggio. Ne venivano quindi colla total rovina di quel commercio, perdite immense a’ particolari e allo stato. Il Monte era aggravalo d’un debito di ben due milioni 800,000 ducali, pe’quali ne pagava 15o,ooo di prò, che assorbivano quasi tutte l’entrate della città. Incaricalo il consiglio de’ Dieci di trovar modo a rialzar le cartelle dal discredito in che erano cadute, cominciò esso a comperare a prezzi più elevati pagando in denaro contante, dal che venne che in breve più non si trovava chi volesse vendere, ed anzi molti brigavano per fare nuove investite; onde la Banca tornò in grande reputazione in Venezia e all’esterno, nel maggio 15o3. Per incoraggiare la navigazione si accordarono premi e vantaggi a chi facesse costruire navigli, e tutti que’mezzi che suggerir poteva la scienza economica di que’ tempi furono messi in opera, ma la piaga era ormai insanabile e a peggiorarla sopravvennero lunghe guerre, prima contro i turchi , poi contro quasi tutta 1’ Europa congiurala a’danni della repubblica a Cambray”. La repubblica non . risparmiava intanto cure a tenersi benevolo il Papa, rispetto al quale erano insorte alcune nubi, perchè il senalo avea scritto al suo oratore in Roma nel gennaio 15o3, molto meravigliarsi e sentir indicibile affanno, che fosse intenzione d’ Alessandro VI di mandare truppe all'espugna-