lf e (orse coi) qualche rivoltosa alterazio-ue al Morosi ni e allo siesso doge, e questi illoia, col parere di Pietro Donato, l'incaricarono di ritornare dal Villetard per procurare d’indurlo a manifestare le sue inteuzioni iu iscritto. Non mancò il pa-Iriotto agente di adempiere subito la commissione, ma l’incaricato francese si ricusò, dicendo a voce. » La decisione della cosa spettare a Bonaparte. In quanto a se doversi limitare ad invitare il governo a togliere i mali presenti coll’incoutrare le intenzioni dello stesso generale in capo. e ciò cambiando pacificamente e subito le forme aristocratiche. Se poi il governo gli avesse chiesto formalmente lumi in iscritto, sarebbe stato pronto a rispondergli”. Nondimeno l’invi taronoSpa-ila e Zorzi, a compiacersi indicare quali in tale caso sarebbero stati i lumi che a-irebbe comunicato, e quali sarebbero le condizioni, che potrebbero soddisfare Bo-caparle. Non mancò il Villetard di compiacerli, e col suo consenso essi esattamente scrissero tutto in un foglio. Subito presentarono quella carta alla consulta straordinaria,significantissima per le circostanze, che in sostanza conteneva.« Doversi immediatamente arrestare Antiai-gues agente di Luigi XVIII, prendere le sue carte, mandarle a Parigi,e poi lasciar- lo in libertà. 1 carcerati per qualunque delitto politico fossero messi in libertà e si lasciassero aperte alla vista del popolo le prigioni dette Piombi e Pozzi. Gli altri carcerali per qualsivoglia delitto avessero il permesso di rivedere i processi, a-bolendosi però la pena di morte. Si licenziassero definitivamente gli schiavoni, non per anco partiti, e la guardia della citta fosse consegnata temporaneamente a custodi dell’arsenale. Nel di seguente P°ii io maggio, si piantasse l’albero della libertà sulla piazza di s.Marco;e fosse stabilita una municipalità di 24 membri. 1 patrizi poveri fossero provveduti co’be-m nazionali; e si assicurasse il popolo mantenendo la solidità della zecca e del 653 banco a carico della nazione. Si annunziasse al pubblico la democrazia, e s’invitassero 4)000 francesi ad entrare in città per occupare i forti e l’arsenale (In tal guisa fu decisa la completa rivoluzione di Venezia e suo stato, da un semplice segretario di legazione, senza autorizzazione, per uno scritto supposto di lui, e det-tandoanche i nomi de’mcmbri della municipalità che avea intenzione di stabilire ; cooperatori essendo due patriotti, un gabelliere e un negoziante di liquori! E tnttociò bonariamente si accettava come oracoli, senza attendere i risultati delle conferenze che stavano in Milano tenendo con Bonaparte i tre deputati, i quali neppur per sogno potevano fantasticare quanto l’intrigo e la paura operavano di inaudito in una Venezia ! !)”. Lette queste proposizioni, scritte in foglio privo d’autenticità, alcuni giustissimamente osservarono doversi deprezzare, e frattanto persistendo nella difesa, attendere il ri-sultamento de’negoziati di Milano. Altri poi furono di diverso parere ( e qui slava il tarlo, a parer mio), e nel calore dell’altercazione, 7 consultori partirono, io rimasero e pieni di spavento tumultuariamente deliberarono che: « In conformità alle risoluzioni del maggior consiglio, relativo al cambiamento di costituzione, in conseguenza delle presenti ricerche di Villelard,e attesa l’angustia del tempo, la quale impediva di ottenere gli assensi sovrani, s’incaricassero Pietro Donato e Francesco Battaglia per intendere quali fossero veramente le disposizioni di Bonaparte su tal proposito, a fine di secondare i di lui desiderii, in modo che in quanto al tempo ed alle cose da convenirsi si salvassero possibilmente i riguardi di sicurezza, di tranquillità e di interesse della nazione”. Recatisi immediatamente i due conferenti Donato e Battaglia da Villetard, trovarono essere costante nel parere che si eseguisse quanto avea indicato, se si voleva che le cose procedessero tranquillamente. Ed infine al-