366 gerimenti della nazionale circospezione, la quale per massima sistematica vietava di troppo esaltare e favorire la grandezza delle famiglie, lo elessero doge il i.° settembre i55g. Dice il suo biografo Casoni: Pace ancor stendeva il verde suo manto a felicitare questa eletta terra, in cui ogni giorno novelli oggetti sorgevano ad elevar la mente agli alti concepimenti, ed a disporre il cuore de’ cittadini al tocco e all’impressioni del grande. Tanto era il prosperar delle scienze, il lussureggiare delle arti, in quella privilegiata stagione, tanto l’ingigantir degl'ingegni, che le produzioni delle une ed i portenti degli altri tuttora servono di e-semplari e modelli in ogni classe dell’u-mano sapere.Ovunquein Venezia aveano il loro compimento le beneavanzate fabbriche; anche la scala maggiore del ducale palazzo, rara opera condotta al finire del secolo XV, acquistò nome di Scala de’Giganti pe’ due marmorei colossi rappresentanti Marte e Nettuno, in questo dogado ivi collocati. La Sede apostolica vacante terminò a 7 ore di notte de’ 26 dicembre i55q coll'elezione di Pio IV, che subito volle punire gli oltraggi fatti alla statua di Paolo IV (V.) con riparazione municipale e pubblica tuttora in vigore; ed insieme i di lui nipoti che ne aveano abusato, prima che fossero da lui cacciati, venendo strangolato il Cardinal Carlo Carafa e decapitato il fratello Giovanni duca di Paliano, oltre altri; ma poi s. Pio V avendo fatto rivedere il processo, riconosciutasi ingiusta tal sentenza, fece mozzare la testa al Governatore di Roma(V.) Pallantieri per avere ingannato Pio IV. A questo Papa il dogeGirolamo Priuli inviòsubitoa Roma per ambasciatore il patrizio veneto Mar-c’Antonio Amulio, Amulius o Da Mula. Dissi poche parole alla sua biografìa per qui narrare i gravi casi a lui avvenuti,« l’acerbo dissapore insorto nel principio del pontificato di Pio IV colla repubblica. Il Cardella nelle Memorie storiche de' Cardinali, t. 5, p. 33, narra dell’Anju- lio. Già ainbasciatorea Carlo V e Filip^ li, tosto si acquistò tale concetto nell’ a. nimo di Pio IV per la sua virtù,dottrina e sperienza ne’ pubblici affari, che nulla sapeva egli pensare o risolvere senza |’0. racolo dell’ Amulio; onde volendo ino-gni maniera il di lui raro e distinto merito compensare, essendo vacato il vescovato di Verona a’16 luglio del precedente i55g, per morte d’Agostino Lip-pomano, destinò di promuoverlo a tale chiesa ; però l’Amulio ricusò accettare, perchè vietatogli dalle leggi della repubblica. Nondimeno il Papa per mezzodei suo nunzio pontificio residente in Venezia, con sue lettere 1’ incaricò di significarlo alla repubblica, aggiungendo tuttavia, che nulla avrebbe operato in ciò senza l’assenso della signoria. Invece questa sempre gelosa del mantenimento di sue leggi, talmente si offese, che incontanente richiamò l’Amulio e nel i56o gli sostituì Girolamo Soranzo. Offeso il Papa di questo modo di procedere della repubblica,scrisse di proprio pugno una lettera alla signoria,dove giurava,che l’Amulio era affatto ignaro della da lui presa risoluzione, onde non avea in verun modo contravvenuto alle leggi della patria; che però faceva intendere alla repubblica, che si guardasse di punire un innocente, e lo restituisse quanto prima al suo ministero. Ottenne il Papa quanto richiese dal senato, il quale non solo restituì 1 A-mulio all’iutralasciato ufficio, ma oltre3 ciò di 500 scudi d’oro gli fece grazioso dono. Stimo opportuno di riportare la lettera di scusa scritta dalla repubblica al Papa sul richiamo da Roma dell aw sciatore, che ricavo dal Parini, Istruzioni per la Segreteria, t. 1, p. 3o2.» E così grande il desiderio, che abbiamo di soddisfare in ogni nostra azione la Beatitudine Vostra, che se per qualche ac cidente alcuna volta avviene il conti011" ne sentiamo quel dolore, che maggi01 non potremmo sentire per qualsivog'1'