544 pubblica, nè a parte del volgo, clic la intese con aperta disapprovazione, anzi vuole Muratori, seguito <\a\\'Arte di verificare le date, clic annunziato dal balcone il nome di Giovanni Sagredo nuovo doge, ni folto popolo radunato nella piazza, cominciarono non pochi dell’infima plebe a gridar con alte voci: Noi vo lento ; e crebbe appresso n dismisura il tumulto. Allora i saggi del gran consiglio giudicarono meglio di non approvarne l’elezione, onde prevenirne le conseguenze, di riguardarsi come non fatta e di procedere ad altra, ricompensando poi il Sagredo con altri principali onori. Scrisse VVeiss nella biografìa, che Giovanni Sagredo fu scelto per sostituirsi al doge fra-tei lo, ma i potenti nemici che avea nell’ordine della nobiltà riuscirono a fare annullare la sua elezione, sotto pretesto ch’era pericoloso di vedere il trono ducale occupato successivamente da due fratelli (era proibito daU’antiche leggi, già riferite, ma non ostante il caso era avve nulo ne'fi atelli Barbarigo).GIi elettori già nnnunziavnno, dall’alto del balcone del pubblico palazzo,tale elezione, allorché il popolo, facendo uso ad un tratto d’uu diritto andato in disuso da lungo tempo,gi i-dòd’unanime voce che non lo voleva. La storia confessa che Giovanni Sagredo non era immune da ogni taccia, e che la sua condotta privata poteva in parte dar motivo ad un’esclusione fin allora senza e-sempio. l’reso Giovanni da risentimento per tanto alfronto, uscì di Venezia per non più tornarvi, eritirato in una campagna sulle sponde dell’Adriatico, si dedicò allo studio, e non lardò a pubblicare le summenlovate Memorie, li di cui voga dovette consolarlo della sua disgrazia. Lo rivedremo esaltatodalla rara gratitudine. Intanto patrizi e popolo divisi in partiti sulla scelta d’ un altro doge, già stava per essere turbata la pubblica tranquillità,le la saviezza del senato, moderatrice degl’interni eventi, non avesse posta in silenzio c come non avvenuta l’elezione del Sagredo ; il perchè riatto* ti gli scrutimi, a’ 26 agosto 1676 rei. eletto doge Luigi Contarini cavaliere c procuratore di s. Marco. Era morto CU mente X, onde ai 1 settembre gli fu ,ur rogato InnocenzoXl Odescalchi di Como che sebbene contrario al nepotismo, »ino a tentarne l’estinzione, pure permise che il nipote d. Livio fosse dalla repubblica ascritto colla sua famiglia al patriziato veneto. Dice il Novnes, che questo Pa|i.i facendo osservare la disciplina ecdeua-stica nella Lombardia, riformò i religiosi de’ss. Gio. e Paolo di Venezia, restituendo questi alla modestia del loro abito, che cominciavano ad alterare; poiché sebbene l’abito non faccia il monaco, co ni’ è ditterio aulico, certamente esso dil-l’abito si conosce. La nobilissima repnb blica, sempre intenta a onorare i suoi generali defunti,iu detto anno eresse un ino nuraento ad Orazio Farnese nella chiesa di s. Maria Assunta de’gesuiti, la cui statua pedestre ergesi su ricca urna, presso l'altare maggiore. Essendo i turchi sempre turchi, in onta della pace fatta nella durissima cessione di Candia, mai in seguito cessarono, con sempre nuove av v nie, di portare gravi molestie al commercio de’veneziani, e di turbare la buona intelligenza de’ baili in Costantinopoli. Pensò quindi la repubblica di valersi ili prudente misura, e ordinava che i propri legni da guerra non oltrepassassero Io stretto de’Dardanelli. Nel i683 il hai lo Gio. Battista Donalo cercò di comporre le vertenze, ma il tentò a pregiudizio del decoro nazionale, per cui da Costantinopoli fu richiamato a V cucii», ove dovette rendere stretto conto di sua condotta davanti gl’inesorabili avoga-dori del comune. Tuttavolto la sua missione presso la Porta non fu d’altra parte infruttuosa, poiché ritornalo in patria pubblicò 1’ operetta, Della letteratura de’ turchi, e per cura d’altri del suo seguilo comparve, distribuito in •> volumi, Piaggio a Costantinopoli del