ducati, e per conto dell’ imperatore al re inglese altri 200,000 ; che Francesco I restituirebbe all’imperatore quanto possedeva nel ducato di Milano, Asti e Barletta, e quant’altro teneva nel re-goo di Napoli ; di più protesterebbe ai veneziani, cbe secondo i capitoli di Cognac restituissero le terre di Puglia, altrimenti sarebbe loro nemico con aiutare l’imperatore a ricuperarle, con 3o,ooo scudi il mese e una flottiglia pagata per 6 mesi; darebbe compenso delle galee prese; rinunzierebbe, secondo il conve^ liuto a Madrid, ulla superiorità sulla Fiandra e l’Artois, non che alle ragioni su Tournaj e Arras; annullerebbe il processo di Carlo Borbone, con reintegrazione del suo onore e beni a’di lui successori ; per ultimo s’obbligò il re, di non più travagliarsi delle cose d’Italia o di Germania, o di favorirvi alcun principe in pregiudizio dell’imperatore. Furono inclusi nel trattato il Papa e il duca di Savoia; anche i veneziani, i fiorentini, il duca di Ferrara, quando fra 4 mesi accomodassero le loro vertenze con Carlo V. Non è a dire quindi quale e quanta fu l’indegnazione e il risentimento dei collegati, contro il re di Francia, che avea giurato nulla concludere senza la loro adesione, mentre si riconobbe che il re temporeggiando e aspettando il favore degli avvenimenti, pe’ pericoli in cui trovavasi la Germania pe’pretesi riformati,e l’Ungheria minacciata dai turchi, avrebbe potuto profittare per migliorare le condizioni d’Italia, se a suo favore avesse ripreso le armi. — E quanto a’ turchi, dopo il conquisto di Belgrado, I’ Ungheria e la Croazia erano rimaste sempre aperte alle loro correrie, onde Solimano li nel 1526 v’ intraprese formidabile spedizione, opportunamente profittando delle narrate guerre e confusione d’Italia, nella quale Luigi II re d’Ungheria vi perde la vita, e la capitale Buda venne in ninno del vincitore, onde l’arciduca Ferdinando suo co- 333 gnato, e fratello di Carlo V, divenne re di Boemia e d’ Ungheria. Tanta potenza del turco spaventava Venezia, e nell’ impossibilità di tenerle fronte colle armi, se la conservava amica con umiliazioni, con inviare un’ambasciata al sultano di gratulazione, e pregarlo di astenersi da qualunque violenza contro i veneziani. Ad ¡ritirare nuovi mali snl-l’infelice Ungheria, sorgevano le discordie tra l'arciduca e allora re Ferdinando I e Giovanni Zapolsjsj vaivoda di Transil-vania pretendente a quel trono, da loro disputato sotto gli auspici) del turco, che per diritto di guerra riteneva suo il regno, e solo in riguardo del doge Grilli e del suo figlio (nato da una greca essendo ambasciatore a Costantinopoli, che riuscì insinuarsi nella grazia del sultu-uo), e per l’amicizia co’veneziani, non avea debellalo ambedue. Giovanni riconobbe per suo signore Solimano II, e ne ottenne da lui il regno e protezione contro Ferdinando I, il quale avendo domandato a’turchi i luoghi occupali uri suo regno, essi invece con alla testa il sultano fra i soliti incendi e devastazioui si presentarono avanti Vienna a’27 settembre i52g. Però il valore de’difensori, la stagione avanzata, la penuria de’ viveri obbligarono il sultano a ritirarsi a’i5 ottobre. Tornato a Costantinopoli, a dissipare il mal umore delle truppe, vSolimatio 11 celebrò grandi feste per 1« circoncisione di due figli, alle quali invitò il doge Grilli, che vi si fece rappresentare dall’ambascia loreTommaso Mo-cenigo. Dunque i veneziani riscuotevano più riguardi da’turchi, che da’eristiani e dal re cristianissimo! Il progresso de’ turchi era stato veduto con occhio di soddisfazione da’veneziani, abbandonali dopo tanti sagrifizi dagli alleati, perciò ridotti a qualunque più disperata risoluzione con favorire e incoraggiare gli ottomani, tenerli a giorno di tutti gli avvenimenti pulitici, iuvocarne i soccorsi e consigliale l’invasioni a loro utilità.