fitto le armi, e sebbene sussistesse anco-j la pace del 154o, non poche volte era .tata violala, e navi di pirati turchi con approvazione o disapprovazione del go-»eroo non cessavano di molestare le terre e ¡navigli de’veneziani. Dopo tanti piccoli scontri, Venezia alfine volle itn-i legare le sue forze a combattere i pirati «tutela delle persone,delle robe,del commercio. Anticamente cominciò questo genere di guerra, che pur forma una delle glorie veneziane, col volgere le armi contro i narentani, poi contro i saraceni, ; il lardi contro i turchi e gli uscocchi; infine negli ultimi suoi tempi la sostenne contro i pirati tunisini. Una delle ultime gliene contro i pirati fu illustrata da un memorando fatto di eroismo militare e ili filiale tenerezza. Correva Mustafà capti,ino delle galee turche il Mediterraneo, e cogl’improvvisi sbarchi e colle prede inquietava tutta Italia , penetrava nell'Adriatico,spingeva il terrore nella Dal-nuzia neli56i. Già il capitano del golfo Antonio da Cimale e il sopra-comito Gio. Battista Bembo oveano preso due i ivle di quel corsaro c restituita la liberti ad oltre 100 cristiani che vi si trova-’•oo condannati al remo, quando altro •ifgnocapitano della medesima famiglia, * ristoforo da Canale, investendo a Capo 'laria nel mar Jonio, 5 lunghe galere '‘‘tlo il comando dello stesso Mustafà, I accese vivissimo combattimento. Nel bollore di questo, mentre il Canale so-'teneva con mirabile intrepidezza le parodi eccellente capitano e di valoroso sol-'l»lo e scorie va col suo arco, nel tirare del i'iale era valentissimo, la sua galera, a- II mando, eccitando, fu da due strali nemici colpito a I piede e alla coscia. Non-'■imeno con rara costanza, non istaccan- 041 dalla mischia , nè potendosi regge-e ptl dolore, assiso al posto più eniinen-della galera , da quello continuava a 'pronare i suoi alla vittoria. E la ripor-‘"'iio alfine, restando Mustafà stesso fe- l ,loi piese le galee nemiche, l’ouor delle 37i armi veneziane rivendicato. Ma mentre ancor si combatteva, era spettacolo commovente vedere intorno al provveditore il figlio Girolamo, ricevere sopra il suo scudo un nembo di Treccie, per riparare l’egro padre, il quale finito il combattimento, portalo in terra, fra 7 giorni morì, esortando ancora colla moribonda sua voce il figlio a tenersi sulla via della virtù, e occorrendo donare la vita stessa alla patria. Gli furono celebrate splendide esequie, ebbe l’omaggio delle lagrime sincere de’suoi soldati e concittadini, la gratitudine della repubblica. Questa con l’usata munificenza che la distinseeminen-teinente, decretò a’ figli di lui 4<>o annui zecchini,dotò di ducati 4ooo le due sue figlie; assegnò aGirolamo il comando d’una galera, quando avesse raggiunto l’anno 20.° e intanto il beneficio di ducati aooo, poiché alla perizia marinaresca univa la coltura della mente, la cognizione delle lingue greca e latina. Non lasciando la signoria per l’ottenuta vittoria di continuare nella solita vigilanza sui movimenti del turco, istituì neh564 UD collegio di 12 cittadini incaricati di tener sempre 100 galee equipaggiate di genti e di armi, pronte ad uscire in mare ad ogni minaccia ostile. L’opportunità di tali provvedimenti derivò dalla guerra che ardeva in quel tempo fra Solimano II e la Spagna, e le continue molestie recate a’navigli turchi da’cavnlieri gerosolimitani di Malia, indussero il sultano a muover la flotta contro quell’isola il 1.“aprile 1565, comandaladall’ammiraglioPialeli,dal fumoso Aluch Ali o Ulachiali, detto comunemente Occhiali, e da Torghud. Quest’ultimo restato morto, a’a3 giugno con ¡strage fu vendicato nell’espugnazione del caslel s. Elmo, dirigendosi poi gli assalti contro le fortezze di s. Angelo e di s. Michele. Ma inutili furono gli sforzi de’tur-chi pel disperato valore de’cavalieri difensori e pe’ soccorsi spagnuoli, fiorentini, savoiardi e di Pio IV, onde si ritirarono l’ti settembre. Più prospere furo-