658 mare vicende condotta da' francesi per mille raggiri a mutare il suo aristocratico governo nel suo primo democratico, il quale venuti essi colle armi a proteggere, pochi mesi appresso vide i suoi stati in più parti divisi flir parte di diversi potentati; da quel tempo destinata a seguir la sorte de’ combattenti. Lodovico Manin fu dunque il CXX e ultimo doge della veneziana repubblica, la cui caduta non potè impedire, per quella fatale vertigine che ottenebrò allora le menti. Ritiratosi, dopo la sua spontanea rinunzia della dignità, nel proprio palazzo, visse quietamente poco conversando. Ville-tard avrebbe desideralo di fare entrare nella nuova democratica municipalità il Manin, ma non lo polè indurre, e ricusò qualunque altra carica dallo stesso governo, occupandosi soltanto nello studio e negli esercizi di religione. Riferisce il Cicogna, che il doge Manin, dopo l’abdicazione del governo, a’ 16 maggio abbandonò il palazzo ducale e ridottosi in sua casa privata, visse ritiratissimo, stimato ed amato da’suoi concittadini, e morì a’ 23 oltobrei 802, avendo dato saggi mai sempre di quella esemplarissima religiosa pietà, che fu ed è uuo de’più bei pregi della famiglia sua. Nel 1748 avea sposato Elisabetta Grimani figlia d’Anlonio, dama di singolari virtù ornala e che defunta senza figli nel 1792, meritò latina laudazione dall’ab. Angelo Bellini 1’ 1 1 settembre, e fu l’ultima dogaressa. Il Manin fu sepolto nell’arca de’suoi maggiori nella chiesa di s. Maria in Nazarelh de’ carmelitani scalzi, a piedi del 2.0 altare a sinistra, quello della Sagra Famiglia, magnifico e straricco di marmi e colonne, che attesta la munifica religione della famiglia de’conli Manin. 11 testamento di lui fu pure un monumento del suo animo religioso, principesco e caritatevole, giacché descrivendo il benefico e fiorente istituto Manin nel § XII, n. 18, narrai com’egli provvide ai perenne mante-nimeulo de’figli e figlie abbandonati, co- me volle eretto un perpetuo asilo e ricovero a’mentecalti, forse il solo genere di pubblica provvidenza, pel povero, di cui mancava Venezia; laonde il nome ri-spettabile dell’ultimo de’dogi vi sarà in sempiterna benedizione ed, amore , poi-chè se non morì principe di sua illustre patria, di essa restò insigne benefattore. 44- Molti scrissero di quanto precedette, accompagnò e seguì la memorabile caduta della nobilissima repubblica di Venezia, alcuni de’quali registrai nel n. G del § XVII, nè sarà inutile il tener presente le nozioni riferite nel n. 5 di tal § ; e da ultimo il cav. Fabio Mulinelli, ,Memorie storiche degli ultimi ciiiijuan- i anni della repubblica veneta, Venezia pel Gìimaldo 1854. La Civiltà Cattolica quindi, nella serie 3.”, ci die’ nel t. 8, p.486,contezza d’altra relativa pubblicazione. » La caduta della repubblica di Venezia ed i suoi ultimi cinquan-C anni. Studi storici di Girolamo Dandolo, Venezia co’ tipi di P. Naratotich 1857. Quest’opera è scritta per dimostrare, che la caduta della repubblica di Venezia devesi arrecare alla inevitabile condizione degli stati di quel tempo,alla prepotenza francese, e ad alcuni madornali errori di chi governava Venezia, e non alla mancanza di fede, di educazione, di costumi, di armi, di tesoro, di consiglio, come scrisse il cav. Fabio Mulinelli. Essa dividesi in due parti. La i."parie contiene 3 libri : nell.“si compendia rapidamente la storia veneta dalla caduta di Costantinopoli fino all’abdi cazioue del 1 797 ; nel 2.° sono poste le considerazioni che più fanno allo scopi particolare dell’autore ; nel 3.° sono da te le biografie degli uomini illustri fiorili in Venezia nella 1.’ metà del secolo XVIII; patrizi, sacerdoti secolari, sacerdoti regolari ed altri veneziani (Abbiamo pure : Galleria de’letterati ed artisti illustri delle provincie veneziane nel secolo decimo ottavo, Venezia tipografia Alvisopoli, per cura di Bartolo-