strati. Nello stesso i ■ i r e nel seguente anno, i padovani colto il momento che la veneta flotta era occupata in Soria, uniti a’ trevigiani e a’ ravennati tentarono d’estendere i loro confini nelle venete Lagune, ponendo piede ne’loro litorali. Furono però sul momento compiutamente battuti dà’veneziani, e vi volle la mediazione d’Enrico V imperatore, che trovavasi a Verona, perchè si componessero le cose e si stabilissero gli antichi confini;confermando purea’veneziani l’antica convenzione relativa mente a’vicini. I veneziani grati alla sovrana media-zione,regalaroiioEnrico V d’un manto di drappo d’oro simile a quello che già davano altra volta a'suoi predecessori, e che poscia non fu più tributato. Frattanto Colomano re d’Ungheria inimicatosi co’ veneziani, perchè troppo vicini alle sue terre, si fece vedere armato sotto Zara nel i i 12, e cacciatone Giovanni Moro sini governatore se ne impadronì. Ma il doge nel i i i3 vi accorse, e dopo segnalata vittoria e il ricupero di Zara, Sebe-uico, Traù e parte della Croazia marittima, trionfante ritornò in patria carico delle spoglie nemiche; e «’titoli suoi e di duca di Dalmazia, quello aggiunse di duca della Croazia; titoli che si leggono in tutti i documenti posteriori; per cui propriamente da detto anno devesi riconoscere lo stabile titolo di duca di Croazia. Nel i i 16 tornato in Italia Enrico V, volle visitare Venezia, alloggialo nel palazzo ducale. Visitò divotaineute il corpo di s. Marco nella sua basilica, ed altre chiese e santuari della città, e tenuto un consiglio de’ suoi principi, concesse privilegi a parecchi monasteri pe’ loro possedimenti nel regno Italico; i diplomi portando la data del iv idi di marzo 1116 dal palazzo ducale del Regno delle Vinezie. La guerra intanto cogli un-gheri e il nuovo re Stefano II, pel riacquisto della Dalmazia, fu ripresa. Uscì un’altra volta la flotta veneziana, e nel-l’avviarsi alla difesa di Zara, il doge Fa- 7l lier ottenue la sommissione dell’isola di Àrbe ( vescovato unito a Veglia, nel quale articolo ne parlai). Venuto a vivissima battaglia cogli ungheri sotto Zara, la resistenza del nemico fu tale, che il doge pieno d’animo e di coraggio, pugnando da forte e non risparmiando se stesso, dovette nella mischia cader senza vita da eroe nello stesso 1116. La sua morte fu il segnale della sconfitta de’ve-neziani, che avviliti e disordinati, più non pensarono che a ritirarsi.Grande ne fu la strage, pochi soltanto si salvarono entrando precipitosamente a Zara: costretti a domandar la pace, non poterono ottenere che una tregua di 5 anni. Il cadavere del valoroso Faliero portato a Venezia fra il generale compianto, fu sepolto nel portico della ducale basilica. Ebbe egli il merito fin dal i io5 di recare da Costantinopoli, della cui corte era protospatario, la preziosa Pala d’oro, ricoperta posteriormente di gemme al modo narrato nel descriverla nel § V, n. 3. Altro suo splendido monumento è I’ Arsenale sotto di lui cominciato, e de scritto nel § XIV, n. 4-— Domenico Michiel XXXV doge. Nel 11 17 fu sostituito al defunto. Baldovino II re di Gerusalemme inviò legati a Venezia onde aver soccorso contro gl’infedeli, promettendo maggiori vantaggi al veneto commercio ; ma durante le trattative il re fu fatto prigioniero. Papa Calisto II nel ( 123, celebrando il concilio generale di Laterano I, eccitò i principi cristiani alla sagra guerra di Palestina, e la lettera inviata al doge da questi fu letta al popolo, e tali parole vi aggiunse per eccitarlo all’ impresa, che in pochi dì fu allestita e fece vela per Jaffa una flotta di 200 navi, alla quale lo stesso doge Michiel volle presiedere. Il i.° combattimento fu co’saraceni d’Egitto, e vennero compiutamente distrutti, con lode immortale e gloria de’veneti. Entrati i veneti nel porto di JalFa o Joppe, il doge recossi a Gerusalemme, e fu accolto co-