glio del doge, e sedette tra lui e il patriarca, ed arrivato alla piazza tutta piena gremita di gente, si diresse alla chiesa di s. Marco, sotto il portico della quale (altri, e con più ragione, dicono fuori della porta ove erasi eretto il trono pontificale. Così anche fu sempre espresso da’ pittori questo fatto, come si può veder tuttavia nella sala del maggior consiglio in palazzo ducale, e nella sala regia del Vaticano, come poi dirò) atten-devalo il Papa in pontificali ornamenti e sedente, circondato da’suoi cardinali ed altri principali del clero. L’imperatore si lasciò cadere in terra e baciogli i piedi, come se fossero quelli del Principe degli Apostoli, ma tosto Alessandro 111 alzandolo gli diè paternamente in fronte il bacio di pace (ciò avvenne, dice il Dizionario veneto, per errore però, ove nel pavimento del vestibolo è un breve comparto di marmi preziosi incastrato in un gran quadro di pietra rossa, in memoria della riconciliazione d’Alessandro III e Federico I, colla mediazione della veneziana repubblica, a’23 luglio 1177: quanto a questa data, non è esalta, lutti dicendo a’24 vigilia di s. Giacomo. Il suddetto Piomualdo arcivescovo di Salerno, presente all’atto, nel suo Chroni-con lutto racconta, e che il Papa mentre l’imperatore gli baciava i piedi, piangendo di tenerezza, benignamente lo rialzò, baciò e benedì, e nel dì seguente comunicò solennemente, e gli usò distintissime finezze in segno di sincera concordia). Indi con somma allegrezza di tutti, a gran voce fu cantato il Te Deum. L’imperatore avvicinatosi all’altare, vi depose ricchi donativi, e poi festeggiato ed applaudito si restituì al palazzo ducale suo alloggio, come de’ più distinti personaggi del suo corteggio. Scrisse poi il Papa un'enciclica a tulio l’Episcopato ed a lutto il Clero del mondo cattolico, nella quale tra le altre cose disse. » Colà, alla presenza d’infinita moltitudine d’uomini e di donne, reudendo 87 grazie a Dio ottimo massimo, Federico prestò a noi ubbidienza ed ossequio come a Sommo Pontefice, e ricevette da noi il bacio di pace, ci porse devotamente la destra e colla debita riverenza ci condusse alla chiesa fino all’altare (o ci accompagnò, perchè secondo il rito il sagro ministro conduce all’altare l’assolto, onde riconciliarlo colla Chiesa). Il domani poi, festa di s. Giacomo, a-dempiendo al desiderio dell’ imperatore, celebrammo la messa nella detta chiesa di s. Marco, innanzi alla quale egli si fece incontro, e mettendosi alla nostra destra, c’ introdusse nella basilica (forse alla sinistra incedevano il doge o il patriarca). Poi fluita la messa solenne, ci accompagnò fino alla porta, e mentre salivamo sul palafreno colà preparatoci, ei ci tenne la staffa, e ci rese tutti quegli onori che i predecessori suoi già ai nostri solevano tributare (anzi Federico 1 avea reso I’uffizio medesimo di Palafreniere ad Adriano IV, e poi tornò a renderlo più volte ad Alessandro III, oltre altri contrassegni di distinto ossequio, che narrai nel voi. LVI, p. 86, dicendo del pontificale celebrato dal Papa in s. Marco, a istanza dell’imperatore nella festa di s. Bartolomeo, e che il Papa salito sul pulpito sermoneggiò, traducendo le parole latine in tedesco a Federico 1 il patriarca d’Aquileia Vol-darico II summentovalo, già prigione de' veneziani e punito clamorosamente, tuttavia avendo contribuito a questa concordia, come notai nel voi. LXXXIf, p. 123. Nella festa di s. Giacomo il Papa si condusse alla basilica processional-niente co’patriarchi d’Aquileia e di Gra-do, gli arcivescovi, i cardinali e gli altri ministri secondo l’ordine, l’imperatore prendendo posto in coro: questi baciò i piedi al Papa, e offrì dell’oro all’altare. Finita la messa accompagnò Alessandro III sino al luogo ov’ era il cavallo bianco, perchè il cammino fino al mare pareva troppo luogo, tenendo fortemente